“Salvataggio difficile e faticoso”, Andrea Gigliuto di Saronno nel team che dirige l’operazione di soccorso della speleologa Ottavia Piana
I varesini Andrea Gigliuto e Gregorio Mondini nel team che sta dirigendo le operazioni di soccorso nell'Abisso Bueno Fonteno, la cavità carsica dove sabato la speleologa è rimasta intrappolata mentre mappava una zona a 400m di profondità
Da sabato notte centinaia di persone si stanno alternando nell’abisso di Bueno Fonteno, in provincia di Bergamo, per soccorrere la speleologa del Cai Ottavia Piana rimasta ferita e intrappolata a 400 metri di profondità dopo una caduta da un’altezza di 5 metri mentre stava mappando la grotta.
Tra i volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas) c’è anche Andrea Gigliuto di Saronno, direttore delle operazioni di soccorso nel team che coordina e dirige l’intervento. L’abbiamo raggiunto al telefono per capire come sta procedendo il complesso intervento di salvataggio.
«Sta andando tutto bene, compatibilmente con la distanza da percorrere per portare fuori la donna, una distanza importante, circa 4 chilometri, in un ambiente complesso. Occorre procedere con grande cautela e con calma, per permettere a Ottavia Piana, che è in barella, di avere anche i necessari tempi di riposo. Inoltre è un intervento reso particolarmente complesso dalla morfologia del complesso di grotte in cui si sta operando: il trasporto è tutto fatto manualmente, con sistemi di corde e di attrezzi per il sollevamento della barella. Soprattutto nella parte iniziale è stato davvero difficile perché era una parte ancora poco esplorata e dunque poco conosciuta, con molte verticali, pozzi anche parecchio profondi e tanti meandri».
Oggi, martedì, è il terzo giorno dell’operazione si soccorso, in cui sono impegnati a turno in squadre da 14-20 persone ben 126 volontari del Soccorso alpino, tutti altamente specializzati ed addestrati. Andrea Gigliuto sta garantendo la regia dell’intera operazione ma anche per lui è difficile prevedere con esattezza quando si riuscirà a riportare in superficie la speleologa: «In questo momento siamo a oltre metà strada, sono stati percorsi più di due chilometri e ne mancano quasi altrettanti. La parte più difficile, quella iniziale, è stata superata. Se non succederanno imprevisti dovrebbero uscire per domani, ma è più facile che sarà per giovedì».
Ad assistere la speleologa ferita e ad affiancare i volontari che si alternano nella grotta c’è anche un’équipe di medici e infermieri del Soccorso alpino: «Ottavia Piana è ferita ma stabile, ovviamente affaticata, ma con lei ci sono medici e infermieri altamente specializzati ed addestrati per operare in ambiente impervio e ipogeo. Sono una delle risorse importanti del Soccorso alpino italiano – dice Andrea – Rari e preziosi, sono la grande forza dell’organizzazione di soccorso».
Con Andrea Gigliuto, che ha 47 anni e fa parte dei volontari del Soccorso alpino da quando ne aveva 18, un altro varesino, Gregorio Mondini vicedelegato della IX zona speleologica del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Insieme agli altri volontari della zona di Varese sono stati tra i primi ad accorrere a Bueno Fonteno quando sabato notte è stato lanciato l’allarme. Li hanno poi raggiunti soccorritori da diverse zone e ora al campo base si alternano più squadre, per un totale di 126 persone.
Un’onda di generosità arrivata da mezza Italia, a testimoniare quanto sia solida la storia del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico nel nostro Paese. Una storia iniziata nel 1954 che quest’anno celebra 70 anni di impegno, solidarietà e passione.
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