Processo per le mazzette all’obitorio di Saronno: “Così feci restituire 50 euro alla dipendente”
La direttrice medica che fece partire l'indagine racconta davanti ai giudici come venne scoperchiato il malaffare tra impresari funebri, dipendenti dell'ospedale e medici
«Venni a sapere che nell’obitorio dell’ospedale di Saronno giravano mazzette da una mail. Una dipendente venne colta sul fatto e noi facemmo restituire i 50 euro che aveva appena preso all’impresario delle pompe funebri che gliele aveva date».
Così Roberta Tagliasacchi, direttore medico dell’ospedale di Saronno racconta davanti ai giudici come iniziò la vicenda per la quale sono oggi a processo ancora 10 persone (tre medici hanno patteggiato pene al di sotto dei 2 anni, cinque operatori delle pompe funebri sono stati condannati a pene tra i 2 anni e 4 mesi e i 2 anni e 5 mesi).
A dibattimento sono andati solo gli infermieri coinvolti nell’inchiesta condotta dalla Procura di Busto Arsizio tra il 2020 e il 2022 quando scattarono le manette per alcune delle persone coinvolte. Emerse un sistema consolidato di corruzione di incaricato di pubblico servizio, peculato, furto, truffa e falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale che coinvolgeva medici, infermieri e operatori delle pompe funebri.
L’indagine scattò proprio grazie alla segnalazione in procura da parte della dottoressa che oggi è stata ascoltata come teste dell’accusa (pm Susanna Molteni e Massimo De Filippo): «Quando lessi la mail che mi venne inoltrata dal responsabile del Sitra Michele Guarisco, chiesi a chi l’aveva inviata di raccontarmi cosa sapeva della vicenda. A scrivere la mail in cui si parlava di queste dazioni di danaro era stata la coordinatrice dell’obitorio Alessandra Navassa».
La dottoressa Tagliasacchi ha proseguito nel racconto aggiungendo che, una volta scoperto chi aveva intascato i 50 euro lo aveva convocato per verificare le parole della coordinatrice: «Effettivamente mi disse di aver ricevuto i soldi “per il caffè” da parte di un impresario funebre in cambio di una collaborazione nella gestione della salma. Glieli faci restituire».
La vicenda delle mazzette all’obitorio mise in luce un diffuso malcostume che andava oltre le operazioni che si effettuano in obitorio in quanto emerse anche un giro di falsi certificati medici, furti di materiale sanitario e prestazioni lavorative in ambito privato da parte di dipendenti in malattia. Il tutto, tra l’altro, mentre imperversava l’emergenza sanitaria legata al Covid.
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