Colf a processo per circonvenzione di incapace di Tradate: parlano i testimoni rumeni
Testi in video conferenza con traduttore in aula a Varese. Obiettivo: ricostruire i rapporti fra imputata e parte offesa (nel frattempo deceduta). Discussione a dicembre
«Dormivano in camere separate». «Lui la trattava da dipendente». «Io lo accompagnavo a caccia, e per questo venivo pagato».
Frasi sentite pronunciare martedì mattina in aula bunker a Varese dove è in corso dinanzi al giudice monocratico Andrea Crema il processo che vede imputata per circonvenzione di incapace una donna di servizio (colf, badante, tuttofare in famiglia) di un facoltoso imprenditore di Tradate a cui la signora di mezza età di origini rumene avrebbe spillato nel corso degli anni solidi e liquidi per due milioni.
Per la difesa, avvocato Luca Carignola, si tratta di un abbaglio (la donna in una precedente udienza, sentita in aula, aveva ammesso che aveva avuto una relazione sentimentale con l’anziano. Per la serie: se elargizioni ci sono state, lo sono state a titolo di liberalità).
Le altre parti, quella civile, avvocato Paolo Bossi, e naturalmente l’accusa patrocinata dalla dottoressa Arianna Cremona, sostengono invece che il reato ci sia, che la donna si fosse approfittata del suo assistito che verso il finire dei suoi giorni era convinto che un piatto di pasta potesse costare migliaia e migliaia di euro, tanto per valutare i livelli di comprensione e cogenza del mondo.
Ebbene, le frasi ascoltate in aula erano sì voci che riempivano la sala di giustizia, ma che giungevano da migliaia di chilometri di distanza, vale a dire dalla terra d’origine dell’imputata: erano e testimonianze del fratello della donna, del nipote, di un impresario edile tuttofare e dell’avvocato a cui la signora si rivolgeva per questioni legali afferenti compravendite. Chiamati dalla difesa, i testi sono stati contro interrogati dalle altre parti che hanno cercato di approfondire i rapporti fra l’imputata e il suo ex datore di lavoro (nel frattempo deceduto), quel ricco imprenditore che “bonificava” all’Italia cifre a parecchi zeri verso i parenti dell’imputata e suoi conoscenti.
Cifre anche importanti che servivano a pagare vizi e passioni in terra carpatica: proprietà immobiliari e fondiarie, viaggi; la caccia, praticata dalla parte offesa anche con esborsi importanti per le guide e i trasferimenti a volte anche in elicottero, dopo essere atterrato in aereo, per raggiungere territori utili alla pratica venatoria. Tutto raccontato in video conferenza di fronte alle autorità giudiziarie rumene, sotto giuramento dei testimoni, previa traduzione con interprete in aula a Varese. Ora la prossima udienza, che porterà verso la conclusione del processo, è in calendario per dicembre.
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