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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: il dibattito in Consiglio regionale

Il presidente del Consiglio regionale Romani: “Contrastare la violenza contro le donne è, prima di tutto, una battaglia culturale”

Generico 18 Nov 2024

«Contrastare la violenza contro le donne è, prima di tutto, una battaglia culturale da vincere e che ha bisogno della capacità di coinvolgere tutti i livelli della società. La vera sfida che dobbiamo affrontare è favorire l’emersione di ogni forma di violenza contro le donne esercitata in ambito familiare, sul luogo di lavoro o nei differenti contesti sociali. Ma, soprattutto, prevenire. È un percorso, prima di tutto, educativo che deve coinvolgere soprattutto le giovani generazioni e deve portare a un cambio di prospettiva. Ci sono uomini spinti da un’idea della donna del tutto inaccettabile, quella di essere ‘proprietà’ di qualcuno. È questa concezione che dobbiamo scardinare. Perché è un nostro preciso dovere morale combattere ogni forma di violenza e non lasciare mai sola nessuna donna».

Così il presidente del Consiglio regionale Federico Romani ha voluto sottolineare l’importanza della prevenzione e del cambio culturale nel contrasto alla violenza sulle donne, cui l’assemblea regionale ha dedicato un momento istituzionale all’inizio della seduta di oggi in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il prossimo 25 novembre.

Sostegno economico e abitativo alle donne vittime di violenza, interventi educativi nelle scuole e formazione del personale sanitario e delle Forze dell’Ordine sono stati gli elementi ricordati nella sua comunicazione dall’assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, Elena Lucchini.

«Non dobbiamo mai abbassare la guardia su un problema la cui gravità non deve essere sottovalutata. La battaglia non è chiusa e la strada è ancora lunga», ha sottolineato Lucchini, che ha ricordato gli interventi concreti messi in campo da Regione Lombardia, in continuità con la programmazione dell’anno precedente: 27 reti interistituzionali territoriali antiviolenza, 57 Centri anti violenza e 157 strutture di ospitalità, per complessivi 16 milioni e 502mila euro, +69% rispetto al programma 2022-2023).

Tra le novità l’istituzione dell’Albo dei Centri antiviolenza, il Protocollo con l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, la sperimentazione dell’autonomia abitativa (lo stanziamento totale è pari a 3 milioni di euro), gli 11 progetti per l’inserimento lavorativo e la formazione professionale, la sperimentazione con le ATS per la presa in carico (12 progetti finanziati per un finanziamento di 1 milione e 500mila euro). Nel 2023 sono state, infatti, 5810 le donne prese in carico (il 28.8% di età tra i 35-44 anni; 24,2% tra i 45-54 anni); il 44,2% ha un’istruzione di scuola secondaria di II° grado e il 45,3% un’occupazione stabile, il 42% è separata/divorziata, il 56% non ha figli.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Paola Bocci (PD) che ha insistito sulla necessità di fare di più anche per le vittime secondarie, sollecitando il governo a stanziare 4 milioni extra, non ancora assegnati per gli orfani di femminicidio; Paola Pizzighini (M5S) ha sottolineato che «pur essendo i dati in controtendenza, occorre puntare su sussidi di libertà per sconfiggere la cultura patriarcale». Per il consigliere del Patto civico Luca Paladini «non si può parlare di emergenza ma di un dato strutturale della nostra società. Un dato inaccettabile e che dobbiamo sforzarci di affrontare in maniera adeguata», mentre secondo Claudia Carzeri (FI) «occorre considerare il problema a 360° a partire dalla famiglia, intervenendo su scuola, educazione e uso responsabile dei social media».

Unità di intenti tra tutte le istituzioni è stata richiesta da Martina Sassoli (Lombardia migliore) che ha ricordato l’approvazione all’unanimità, un anno fa, di una mozione per inserire nei percorsi scolastici l’educazione all’affettività, cui ha fatto eco l’intervento di Silvia Scurati (Lega) sulla necessità di «essere tutti i giorni portatori sani dei valori di rispetto ed unità, contro l’ipocrisia di posizioni ideologiche». «La prima forma di violenza è quella economica, un modello di controllo sulla donna che è il primo campanello d’allarme verso la violenza fisica», ha ricordato Paola Bulbarelli (FdI), mentre Onorio Rosati (AVS) ha ricordato gli esiti della valutazione, redatta dal Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione, sulla legge su prevenzione, contrasto e sostegno a favore delle donne vittime di violenza, da cui si evidenzia come «l’accesso ai servizi sia più facile per donne istruite e di ceto medio, mentre ancora una fetta di popolazione, di bassa istruzione, di basso reddito rimane esclusa. Da qui occorre intervenire», mentre di «responsabilità collettiva e civile» ha parlato infine Marisa Cesana (Lombardia ideale).

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 19 Novembre 2024
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