S.O.S. in mare: dal naufragio del Bayesian agli attacchi delle orche
Nel 2023 - secondo il rapporto "Safety & Shipping Review" - sono state 26 le grandi navi perse per incidenti di vario tipo. Mai così poche, ma sul futuro pesano numerose situazioni di rischio. Ecco quali
Mentre l’industria marittima celebra un record di basse perdite, il recente naufragio della grande nave privata “Bayesian” in Sicilia mette in luce i pericoli sempre presenti in mare. Il disastro, che ha visto tra le vittime figure influenti come l’imprenditore Mike Lynch e altri membri del suo entourage, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle grandi imbarcazioni.
Nel 2023, secondo il nuovo Safety & Shipping Review 2024 pubblicato da Allianz Commercial, sono state registrate solo 26 perdite totali di grandi navi, il numero più basso mai riportato nella storia recente. Questa cifra rappresenta un calo significativo del 70% negli ultimi dieci anni, un traguardo che sembrava promettente per un futuro più sicuro nei mari globali. Tuttavia, lo scenario non è esente da ombre. «La velocità e l’entità del cambiamento nel profilo di rischio dell’industria sono senza precedenti nei tempi moderni», afferma Captain Rahul Khanna, a capo del Marine Risk Consulting di Allianz Commercial. Eventi geopolitici, cambiamenti climatici e la crescente dimensione delle navi impongono sfide rilevanti per mantenere questo livello di sicurezza in futuro.
CONFLITTI GEOPOLITICI E PIRATERIA IN AUMENTO
Nonostante il calo delle perdite, le navi restano vulnerabili a nuovi rischi. Il conflitto in Ucraina e la guerra a Gaza hanno esposto le navi a nuovi pericoli, come gli attacchi con droni e altre minacce tecnologiche. I rapporti indicano che oltre 100 navi sono state colpite da militanti Houthi nel Mar Rosso solo negli ultimi mesi. La ripresa della pirateria al largo della Somalia, che aveva visto un calo negli anni precedenti, ha destato preoccupazione dopo un recente successo dei pirati, il primo dal 2017.
La crescente instabilità politica non solo mette a rischio le navi, ma complica anche le rotte commerciali vitali, con impatti devastanti sulle supply chain globali. Come sottolineato da Khanna, «gli attacchi tecnologicamente avanzati contro la navigazione e i porti sono una minaccia in crescita, così come il crescente uso di tecnologie di disturbo come l’interferenza GPS».
EMERGENZA CLIMATICA: PANAMA E SUEZ IN CRISI
Il cambiamento climatico sta imponendo sfide senza precedenti. La siccità prolungata ha ridotto notevolmente il traffico nel Canale di Panama, una delle arterie vitali del commercio mondiale.
Simili problemi si riscontrano nel Canale di Suez, con il traffico in calo del 40% nel 2024 a causa degli attacchi nelle acque mediorientali. Questi problemi costringono le navi a deviare attraverso rotte più lunghe e pericolose, come quella del Capo di Buona Speranza, aumentando i tempi di viaggio e i costi.
RIPERCUSSIONI AMBIENTALI ED ECONOMICHE
Con l’allungamento delle rotte, il consumo di carburante aumenta, con conseguenze sia economiche che ambientali. La deviazione delle navi verso rotte più lunghe ha portato a un aumento del 14% delle emissioni di CO2 nel settore della navigazione dell’Unione Europea. L’impegno dell’industria marittima per la decarbonizzazione, benché encomiabile, si scontra con la necessità di affrontare una crescente domanda di nuove navi ecologiche e di infrastrutture adeguate per supportarle.
IL DRAMMA DEL “BAYESIAN”: UN RICHIAMO ALLA REALTÀ
Il recente naufragio del “Bayesian” al largo delle coste siciliane è un tragico monito che, nonostante i progressi nella sicurezza marittima, i rischi restano alti. Il lussuoso yacht, travolto da una tromba d’aria, è affondato rapidamente, lasciando dietro di sé sette vittime, tra cui l’influente imprenditore britannico Mike Lynch. L’incidente ha richiamato l’attenzione sui pericoli delle condizioni meteorologiche estreme, un fattore che, secondo il rapporto Allianz, ha contribuito ad almeno 8 delle perdite totali registrate nel 2023. La Procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità, mentre la guardia costiera continua a indagare sugli ultimi momenti dello yacht prima del disastro. I sopravvissuti, ancora scossi, hanno raccontato il terrore vissuto nei minuti precedenti l’affondamento. Questo tragico evento sottolinea quanto le condizioni in mare possano rapidamente degenerare, mettendo a rischio anche le imbarcazioni più moderne e tecnologicamente avanzate.
NUOVI INCIDENTI NEL MEDITERRANEO: UNA TRAGEDIA UMANITARIA CONTINUA
Oltre ai rischi affrontati dalle grandi navi e yacht di lusso, il Mediterraneo centrale continua a rappresentare uno dei teatri più pericolosi per chi tenta di attraversarlo in cerca di una vita migliore.
Secondo i dati dell’Agenzia per i Rifugiati dell’ONU e l’UNICEF, il numero di morti e dispersi nel Mediterraneo centrale è salito a oltre 800 dall’inizio del 2024, con una media agghiacciante di quasi 5 decessi al giorno. Solo di recente, due nuovi naufragi hanno portato a decine di vittime, evidenziando una realtà crudele: ogni naufragio rappresenta un fallimento collettivo nella protezione delle persone più vulnerabili. Questa situazione sottolinea l’urgenza di potenziare le operazioni di salvataggio e di garantire percorsi sicuri per migranti e rifugiati, affinché non siano costretti a rischiare la vita in mare.
LE ORCHE DELLO STRETTO DI GIBILTERRA: UN’ALTRA MINACCIA INSOLITA
Le insidie del mare non riguardano solo il clima e le condizioni umane. Anche la fauna marina può rappresentare una minaccia imprevedibile. Da quando, nel 2020, sono aumentati gli attacchi delle orche alle imbarcazioni al largo dello Stretto di Gibilterra, il numero di incidenti è salito a 350 episodi in quattro anni. Recentemente, la barca a vela Alboran Cognac è affondata dopo essere stata ripetutamente colpita da un’orca, creando squarci nella chiglia e costringendo l’equipaggio a richiedere soccorso. Questo incidente non è isolato: altre 5 barche a vela e 2 pescherecci sono stati affondati dalle orche, suscitando preoccupazioni tra i marinai di piccole imbarcazioni. Sebbene gli esperti non siano ancora riusciti a spiegare il motivo di questi attacchi, l’ipotesi più diffusa è che le orche possano vedere le imbarcazioni come rivali nella pesca del tonno o che abbiano semplicemente sviluppato un comportamento giocoso, ma pericoloso. A complicare la questione è il fatto che, nonostante il loro soprannome di “assassine”, le orche non hanno mai attaccato intenzionalmente gli esseri umani, eppure la loro interazione con le barche sta creando seri problemi per la navigazione nelle aree colpite.
La strada verso una sicurezza marittima completa è ancora lunga e irta di ostacoli. I rischi legati ai cambiamenti climatici e ai conflitti geopolitici, così come l’incapacità di proteggere le vite umane durante le traversate migratorie, rendono il mare un ambiente sempre più imprevedibile e da affrontare con vigilanza.
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«Il mare è come la musica: contiene e suscita tutti i sogni dell’anima», Carl Gustav Jung.
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