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Si celebra la giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento: ogni anno in Italia 350 vittime

Secondo l'Osservatorio pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità sono i bambini le principali vittime. Elencati i pericoli più frequenti nei mari, nei laghi e nei fiumi e le raccomandazioni

L'Italia, un mare da bollino blu

Si celebra oggi, 25 luglio, nel mondo la Giornata per la prevenzione dell’annegamento istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2021. Secondo l’Oms, nell’ultimo decennio, sono stati circa 2 milioni e mezzo i morti per annegamento. Le vittime più frequenti sono stati i bambini tra 1 e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni.

DATI IN ITALIA 350 MORTI OGNI ANNO

In Italia si contano ogni anno circa 350 decessi per annegamento, con 800 ospedalizzazioni e 60.000 salvataggi. Numeri che si possono ridurre individuando le cause degli annegamenti (negli ambienti naturali sono soprattutto malori, correnti, fondali irregolari, sport acquatici e cadute), i luoghi dove avvengono, le condizioni che li determinano.

I dati, insieme ad alcuni consigli utili per la prevenzione, sono stati raccolti dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito dal Ministero della Salute nel 2019, e sono contenuti nel primo rapporto sui lavori dell’Osservatorio pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (Rapporti ISTISAN 23/15).

Alcuni dati

In cinque anni, dal 2017 al 2021, i dati Istat relativi alla mortalità per annegamento riportano:

  • 206 decessi nella fascia di età 0-19 anni, circa 41 l’anno
  • più dell’80% sono maschi e il 47% ha meno di 15 anni.

Il 20% circa degli annegamenti è avvenuto in mare e il 34% in acque interne (fiumi e laghi), dove gli adolescenti immigrati rappresentano il gruppo principale.

Le principali cause

I comportamenti incauti (come tuffarsi senza conoscere il fondale, saper nuotare, giochi con gli amici in acque non sicure) rappresentano la causa più importante di questi incidenti (ISS, 2019-2023).

Gli annegamenti in aree di balneazione possono essere classificati in cinque tipi diversi:

1. annegamento di non-nuotatori: la vittima non sa nuotare e si trova improvvisamente in acqua fonda;

2. annegamento improvviso: un malore provoca la perdita di coscienza, la sommersione della vittima, l’occlusione delle vie respiratorie;

3. annegamento di nuotatori (o ritorno impedito): quando, pur sapendo nuotare e in buona salute, un ostacolo impedisce ad una vittima di tornare a riva;

4. annegamento per caduta: la vittima non si trova originariamente in acqua, ma vi cade dentro o vi è trascinata da un’ondata;

5. annegamento durante l’attività di uno sport acquatico praticato con una attrezzatura specifica (surf, kite surf, canottaggio, ecc.).

I pericoli legati alle correnti lungo il litorale

Alcune Regioni presentano tratti di litorale infestati dalle correnti sui quali si concentrano gli incidenti di annegamento.
In particolare:
− Liguria, da Savona a Ventimiglia;
− Toscana, in più tratti da Bocca di Magra a Piombino (la Versilia in particolare);
− Lazio, pressoché tutti i tratti sabbiosi;
− Campania, Cilento;
− Sicilia, costa di sud-est;
− Sardegna, costa occidentale;
− Puglia, Salento;
− Adriatico centro settentrionale: da Pescara a Trieste.

IN LOMBARDIA

Quanto alle vittime di annegamento il Po fa la sua parte ma, tutto sommato, ha un ruolo modesto rispetto a quello di altri fiumi che, alimentati d’estate dall’acqua fredda dei ghiacciai, scendono dalle Alpi con una discreta velocità anche in questo periodo colmando un forte dislivello.

Anche gli affluenti di destra del Po che scendono dagli Appennini (il Trebbia, Il Secchia, il Panaro) e il Reno, che sfocia a sud delle Valli di Comacchio, hanno una voce in capitolo, seppure minore, forse per la pendenza meno accentuata e la ridotta portata, alimentata d’estate da scarse piogge, ma in grado comunque di aggiungere l’Emilia-Romagna al novero delle Regioni più colpite.

Se a questo si aggiunge che i quattro laghi prealpini che più contribuiscono al fenomeno (Lago Maggiore, d’Iseo, il Lario e il Garda) si trovano qui, in Lombardia.
Fiumi e laghi si equiparano per il numero di vittime: ciascuno contribuisce al 44% dei casi (con 201 e 200 vittime rispettivamente nei sei anni presi in considerazione), mentre i canali danno un contributo inferiore, ma comunque consistente: il 12% (56 vittime).

Annegamenti nei fiumi e torrenti

I pericoli più tipici dei fiumi e dei torrenti, “acqua mossa” o “viva”, per definizione sono i: mulinelli, rulli, colini, nicchie o sifoni, provocati dalla forza della corrente e dalla morfologia del fiume (cause morfologiche di annegamento). Questi pericoli ad alta letalità – che solo raramente offrono una via di scampo ad una vittima – costituiscono di fatto un rischio assai più limitato rispetto all’acqua mossa in se stessa. La causa del più grande numero di annegamenti in un fiume, un torrente o un canale di scorrimento è l’acqua viva. Anche nel caso del fiume i pericoli sono occasionati da grandi masse d’acqua in movimento, azionate in mare dalle onde, qui dal declivio lungo il quale scende il fiume. 

La media annua degli annegamenti nei diversi corpi idrici è: – 33 (laghi); – 33 (fiumi); – 9 (canali).

I pericoli sui laghi

Il dato più eclatante riguarda l’annegamento degli immigrati, che sono il 57% complessivo delle vittime dei tre corpi idrici. Per “immigrati” intendiamo qui gli immigrati appena giunti nel nostro Paese, ma anche quelli di prima o seconda generazione, alcuni dei quali potrebbero essere anche naturalizzati italiani.

I laghi non sono apparentemente così difformi dal mare, eppure non sono affatto la stessa cosa. Si tratta di acqua dolce, più leggera, che quindi rende più pesante la nuotata (e più difficile galleggiare), e assai fredda, con una accentuata stratificazione termica dell’acqua: già due metri sotto, l’acqua può essere gelida. Tuffarsi verso il fondo può essere in se stesso pericoloso. In molti casi di annegamento la vittima, che pure sa nuotare, si è tuffata senza più riemergere (probabilmente a causa di una sincope da sbalzo termico).

La grande profondità dei laghi prealpini e la densità dell’acqua rende talora difficile la risalita di un corpo inerte, incosciente, che può affondare anche per decine di metri. 

Consigli utili

Durante la stagione estiva è perciò fondamentale, per chi va al mare, al lago, al fiume o in piscina seguire alcuni consigli per prevenire gli annegamenti:

  1. Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza.
  2. Evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno. È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi.
  3. Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti. Questo può aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare.
  4. Educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli. Insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti.
  5. Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.
  6. Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 25 Luglio 2024
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