Alberi, torri e formazione: il progetto del nuovo quartiere a Saronno sull’area Isotta-Fraschini
L'enorme area industriale è dismessa dal 1990: la società Saronno Città dei Beni Comuni, nata dall'idea di Angelo Proserpio, ha presentato il nuovo progetto. Illustrato anche in un incontro pubblico
Un quartiere con un “mix funzionale”, con residenze, la sede della più grande squadra di ciclismo del mondo, negozi di vicinato e molto verde d’uso pubblico, con mille alberi: è la proposta per l’area ex Isotta-Fraschini, l’enorme ex fabbrica dismessa da decenni, al centro del grande progetto di Saronno Città dei Beni Comuni, la società proprietaria dell’area ex-Isotta Fraschini.
L’8 luglio 2024 la società proprietaria ha protocollato al Comune di Saronno un Piano Integrato d’Intervento (PII) per il recupero. e nella serata dell’11 luglio ha presentato la proposta alla città, con un incontro molto partecipato, alla presenza dell’architetto Cino Zucchi., che ha illustrato il progetto.
È una nuova proposta, che ridisegna l’area su nuove basi, dopo che era stata abbandonata la precedente idea progettuale, quella che integrava anche il nuovo polo di Brera (la nuova proposta prevede invece un nuovo polo di istruzione IFTS e ITS).
Il Piano presentato in Comune è un documento consistente, articolato in circa 60 tavole e dieci relazioni tecniche, che dovrà essere sottoposto a un’istruttoria da parte dell’Ufficio Tecnico del Comune di Saronno e a una valutazione politica da parte dell’Amministrazione saronnese. Superata questa fase, che potrà prevedere richieste per la parte pubblica e modifiche, si potrà procedere con l’avvio dei lavori.
“Il PII è anche la mappa del viaggio di questo progetto” dicono i promotori.
I promotori citano tre pilastri:
Il primo è che quello che si sta proponendo è un nuovo brano di città, articolato attorno a un grande parco centrale, che ha lo scopo di ricucire il territorio e di renderlo vivo, popolato e rigenerante: un obiettivo che un parco da solo non potrebbe raggiungere. Ecco quindi che attorno allo spazio verde si articolano la cittadella universitaria, la nuova sede di un player importante come UAE Team Emirates, il residenziale con esercizi pubblici aperti fino a tarda sera, ecc.
Queste funzioni – ed è il secondo spunto – sono ciò che rende il progetto “attrattivo”, ovvero ciò che inviterà le persone a raggiungere l’area e a viverla. I viali di accesso al parco su via Varese, per esempio, con la possibilità di passeggiare nel verde e di godere delle attività al piede, accompagneranno le persone all’interno del parco stesso, andando a ricostruire la città laddove la scomparsa dell’industria l’ha cancellata.
Saranno proprio queste attività al piede degli edifici residenziali, così come la cittadella universitaria o gli spazi pubblici dell’hub UAE, a garantire uno degli aspetti che più ci stanno a cuore per quest’area, ovvero la sicurezza. Avere attività aperte nelle ore serali, affacciate sui viali e sul parco, illuminate, garantiranno ai visitatori quel presidio naturale che rende la città, quando è viva, un luogo in cui stare senza paura. Un luogo dove abitare, che chiamiamo casa. E che è l’obiettivo di questa nuova genesi, di questa Rinascita, che abbiamo immaginato per l’area ex-Isotta Fraschini.
Il progetto riguarda 120mila dei 150mila metri quadri di aree dismesse: metà – 60mila metri quadri – sarà destinata a verde pubblico, l’edificazione sarà invece concentrata in quattro torri residenziali, due edifici e una torre di edilizia in cooperativa (per un totale di 1300 abitanti), una torre per uffici, cui si aggiungono la nuova sede per Fondazione Daimon nella Bernardino Luini, la sede della Uae Emirates. I posti auto per residenti saranno tutti sotterranei, lasciando la superficie al verde.
Da notare un passaggio particolare: il parco del quartiere sarà realizzato non con cessione al Comune ma come asservimento dell’uso pubblico, così che sia la società a occuparsi di mantenere l’intera area.
È previsto che siano messe in opera 5021 piante, di cui 991 sono alberi. Un equilibrio tra investimenti privati, in cooperativa e con spazi pubblici: «Non è un progetto immobiliare ma un progetto culturale» ha sostenuto Giuseppe Gorla. «Così l’abbiamo sempre pensato con Angelo Proserpio e così sarà».
L’intervento insiste su un’area enorme, un vero e proprio quartiere, al posto di quello che oggi è un “buco nero” che separa il centro della città dalla periferia del quartiere Matteotti.
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