Strage di Ustica del 1980. Una spiegazione è nelle vecchie tensioni franco-libiche
Per l’abbattimento del DC9 Itavia la sera del 27 giugno, la giustizia italiana ha assegnato dei risarcimenti, anche ad una famiglia di Varese, ma una verità inconfutabile non emerge
La storia nordafricana tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta non può dirci perché
un aereo civile fu abbattuto da un missile la sera del 27 giugno 1980, può però darci importanti informazioni su quanto fossero insicuri i cieli del Tirreno meridionale in quel periodo storico.
Se infatti rimane ovvio che l’abbattimento debba essere stato un tragico errore, non è ovvio comprendere perché nel 1980 il traffico di jet militari fosse così intenso in quel tratto di mare.
Muammar Gheddafi, dittatore libico dal 1969 al 2011, sostenne sempre che quella notte l’obiettivo del missile che colpì il DC9 fosse la sua persona, ma in Italia, almeno pubblicamente, non si è mai dato molto peso alle parole del Colonnello, perché lo si considerava un dittatore eccentrico ed un po’ un ‘mattacchione’ il cui pensiero andava preso con le molle. A livello istituzionale l’Italia lo prendeva invece sul serio: egli era il leader di un paese militarizzato e conosceva bene sia il mondo arabo che quello nordafricano; per questo era trattato con tutti i riguardi, possedendo tra l’altro ben il 10% delle azioni della Fiat.
L’aspetto più opaco dei rapporti tra Italia e Libia risiedeva forse nella tolleranza che il SISMI (il servizio segreto militare) accordava a Gheddafi in merito all’eliminazione (leggasi assassinio) dei suoi oppositori politici rifugiati in territorio italiano. I jet militari libici inoltre, come il MIG 23 precipitato sulla Sila nei giorni attorno al 27 giugno, utilizzavano spesso lo spazio aereo italiano perché sapevano come eludere i controlli e nascondersi, ad esempio mettendosi nella scia di un aereo civile, proprio come risulta dai tracciati radar del DC9 Itavia la sera della tragedia. Il SISMI quella sera avrebbe anche suggerito a Gheddafi di non volare (su un MIG) ed anche se il fatto in sé potrebbe non essere vero, esso è tuttavia verosimile.
Resta infatti da spiegare perché alcuni paesi NATO, ed in particolare la Francia, avessero interesse in quegli anni a far fuori Gheddafi attraverso operazioni militari non dichiarate, da giustificarsi poi con verità di comodo. Gli USA sotto la presidenza Reagan giunsero in seguito a bombardare Tripoli nel 1986 con lo scopo esplicito di uccidere Gheddafi (che fu salvato da una telefonata di Bettino Craxi) ma nel 1980 quelli che vedevano il leader libico con il fumo negli occhi erano i francesi, minacciati nei propri interessi postcoloniali in Tunisia ed in Ciad.
Un fatto poco noto, ma molto interessante, è che a quel tempo Francia e Libia avevano interrotto i rapporti diplomatici. Il 26 gennaio 1980 infatti la città mineraria di Gafsa, in Tunisia, aveva subìto un grave attacco da parte di un commando terrorista, al quale il governo tunisino aveva subito attribuito una matrice libica. Questo provocò una reazione protettiva della Francia verso Tunisi ed il posizionamento di unità navali francesi nel Golfo di Gabès.
Il 4 maggio era anche morto Tito, l’uomo forte jugoslavo che per decenni era stato una garanzia di stabilità nel Mediterraneo e che lasciava ora un pericoloso vuoto di potere, percepito con grande apprensione dalla NATO. Forse per blindare l’intera situazione, nel maggio 1980 era dunque arrivata nella rada di Tunisi (a 15 min da Palermo) anche la portaerei USA Saratoga.
Non meno incandescente era il confine tra Libia meridionale e Ciad, dove fin dal 1973 Gheddafi aveva occupato la Striscia di Aouzou, una regione mineraria ricca di uranio che un tempo era appartenuta all’Italia. Il leader libico coltivava infatti il sogno di unificare la Libia col Ciad ed il 25 maggio 1980 aveva alzato ancora la tensione con aspre critiche rivolte al summit franco-africano tenutosi a Nizza poche settimane prima.
Per non farsi mancare nulla, siccome l’Egitto del presidente Sadat (assassinato poi nel 1981) si era negli ultimi anni riavvicinato agli USA attraverso il riconoscimento dello Stato di Israele (1979) ecco che a partire dal marzo 1980 Gheddafi aveva fortificato il confine orientale, inducendo Il Cairo a proclamare lo stato di emergenza alla frontiera libico-egiziana.
Queste le ragioni per le quali non è affatto incredibile ipotizzare che nei giorni di Ustica ci fosse un interesse francese ad eliminare Gheddafi, o comunque a tenere sotto pressione qualunque jet militare libico, sia nel proprio spazio aereo sia in quello di paesi amici come l’Italia. Naturalmente tutto ciò non spiega la strage di Ustica, ma le dà un contesto storico molto credibile, dimostrando che quel cielo, non solo il 27 giugno, ma anche quel giorno, aveva ottime ragioni per essere considerato estremamente pericoloso.
Scheda libro e fonte web:
Cora Ranci – “Ustica, una ricostruzione storica” – Laterza – 2020
Ustica, la conferenza stampa di Giuliano Amato [DIRETTA] – YouTube
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