I tre consigli di uno startupper che ce l’ha fatta
Andrea Carcano da Varese è approdato in Silicon Valley. Oggi ha un'impresa che dà lavoro a 350 persone e fattura 400 milioni di dollari. Ha raccontato la sua esperienza all'assemblea generale di Confindustria Varese
Andrea Carcano è un giovane startupper di Varese che si è formato all’università dell’Insubria e ha realizzato la sua impresa nella terra promessa di ogni nerd, la Silicon Valley, patria indiscussa dell’innovazione tecnologica.
Carcano è intervenuto all’assemblea generale di Confindustria Varese per portare la sua testimonianza ai tanti imprenditori presenti. La sua azienda tecnologica, specializzata nel settore della cyber security, dà lavoro a 350 persone di cui una buona parte ingegneri, fattura circa 400 milioni di dollari e ha sedi sparse in tutto il mondo.
Tra i presenti in platea ad ascoltarlo c’è anche il suo mentore, Marco Astuti, il professore che lo ha sostenuto fin dall’università nella sua idea imprenditoriale.
«Dalla Silicon Valley ho portato a a casa tre riflessioni – ha raccontato Carcano -. La prima riguarda la propensione al rischio. Quando ho incontrato i finanziatori americani la prima cosa che mi hanno chiesto è se avevo già fallito qualche volta. Non era una domanda che aveva un risvolto negativo, ma positivo. Era un invito ad abbracciare il fallimento».
Una concezione molto diversa da quella italiana. Se per un business angel della Silicon valley fallire significa seminare e indica un certo coraggio e una propensione al rischio, per noi europei, e in particolare per gli italiani, il fallimento è una sorta di macchia che segna negativamente la vita di un imprenditore. Quindi ben altro che un simbolo di coraggio .
Per il giovane startupper la seconda riflessione riguarda il mindset, ovvero la mentalità che informa l’azienda e che permea e condiziona tutta l’organizzazione. «Uno degli ingredienti per continuare a innovare è proprio la mentalità – ha continuato Carcano -. Provare, innovare e fallire deve essere la regola di tutti perché l’innovazione non è una business unit dell’azienda, ma è l’azienda stessa». Secondo lo startupper sarebbe dunque un errore relegare l’innovazione a un comparto o a un settore aziendale, ma deve essere l’elemento che segna ogni passo dell’impresa.
La terza riflessione che Carcano ha lanciato dal palco dell’assemblea generale di Confindustria Varese è quella dell’importanza di avere collaborazioni con grandi aziende, sia pe runa questione di capacità di investimento sia per il mindset che spesso le caratterizza. «Una delle cose che è stata chiara fin da subito – ha detto l’imprenditore – è l’imporftanza di avere collaborazioni con la grande industria. Abbiamo bussato alle porte di cinquanta grandi aziende e una di queste, Enel, ci ha dato una possibilità. Quando Enel ha visto che la cosa funzionava ci ha fatto un contratto di tre anni. Non è facile collaborare e ci si può appoggiare a degli incubatori. In Silicon Valley questo sistema funziona».
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