Sui social spopola la “leggenda dell’ebreo che sparava alle nuvole” di Ceriano Laghetto
In questi giorni di precipitazioni e devastazioni, in molti si sono ricordati di questa leggenda, legata al Frutteto di Ceriano Laghetto, un tempo di proprietà della famiglia Wischkin, dal 2008 rilevato da un gruppo di imprenditori trentini
Che fine ha fatto l’ebreo che spara alle nuvole? Sembra una domanda da romanzo, invece è un quesito posto su uno dei gruppi Facebook che animano la vita social del territorio saronnese. L’ha posto una partecipante a “Sei di Saronno Se…”, scatenando una serie di commenti, foto e ricordi di un’epoca non lontanissima, ma ammantata di leggenda. (foto di Claude Zulian)
Leggenda che parte dal nome dell’autore degli “spari” contro le nuvole: l’ebreo. Così era chiamato nel territorio saronnese il proprietario del Frutteto di Ceriano Laghetto, di proprietà della famiglia Wischkin, poi nel 2008 l’area è stata rilevata da un gruppo di imprenditori trentini che si sono messi all’opera per il rinnovo e il potenziamento degli impianti frutticoli (vengono coltivate diverse varietà di mele e pere). Il Frutteto di Ceriano Laghetto oggi si estende per circa 80 ettari all’interno del Parco delle Groane e al suo interno, oltre alla vendita e alla produzione di frutta, vengono organizzati eventi aperti alla popolazione per la raccolta delle mele, visite guidate e tanto altro.
Ma torniamo alla “leggenda”: su chi fosse l’”ebreo” non ci sono certezze, forse uno dei Wischkin, forse uno dei gestori del frutteto, incaricati dalla famiglia proprietaria di curare le loro piante di frutta. Qualcuno sostiene fosse un uomo di religione ebraica sfuggito alla cattura dei fascisti che si era nascosto in un primo tempo a Cogliate poi a Ceriano Laghetto. L’appellativo, usato non in termini sprezzanti e senza nessun intento razzista, era diffuso in tutto il territorio per identificare chi, quando il cielo si rabbuiava, sparava verso le nuvole, utilizzando una tecnica diffusa in diverse zone del Paese per evitare che la grandine rovinasse i raccolti: da Saronno a Rovellasca si sentiva il suono sordo dei “cannoni” e tutti subito lo identificavano: “ecco l’ebreo che spara”.
In questi giorni di grande devastazione, con chicchi di ghiaccio grandi come palle da tennis che sono caduti in quantità impressionante, con una violenza mai vista prima, in molti hanno ripensato a quei boati. Chiariamo subito un punto: scientificamente non ha fondamento la tecnica dello sparo usato per “spaccare” le nuvole ed evitare la caduta della grandine. Questi cannoni sono visibili ancora al Frutteto i Ceriano Laghetto (erano tre quelli attivi) e alla Polveriera di Solaro, conservati per mostrare questo retaggio del passato agricolo della zona. I colpi di artiglieria, sparati da un cannone a cono rovesciato rivolto verso il cielo, venivano sparati a salve durante i temporali, provocando un’onda d’urto verso l’alto per spaccare le nuvole e impedire la formazione di celle. Come detto, non ci sono evidenze scientifiche sulla reale efficacia di questa pratica (come ad esempio il suono continuato delle campane, utilizzato per lo stesso motivo), ormai in disuso, ma il post sui colpi sparati da Ceriano Laghetto ha risvegliato i ricordi di tantissimi.
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