L’eurodeputata che ha scatenato la polemica sul pool party per donne islamiche: “È autosegregazione”
La parlamentare europea Isabella Tovaglieri rivendica la sua posizione sulla vicenda della festa privata in piscina: "Temo che sia un raduno delle frange più estreme. Mi batto per quelle costrette a coprirsi"
La polemica scatenata dall’eurodeputata bustocca della Lega, Isabella Tovaglieri, ha fatto il giro d’Italia scatenando reazioni a favore e contro l’ormai famoso party in piscina esclusivo per donne musulmane. L’onda mediatica che ne è conseguita ha portato i gestori dell’acquapark di Limbiate ad annullare l’evento che, comunque, si terrà da un’altra parte – come hanno sottolineato gli organizzatori. Abbiamo posto alcune domande all’europarlamentare con l’intento di capire qualcosa di più sulla sua presa di posizione.
Isabella Tovaglieri non crede che ad un evento privato le persone siano libere di fare quello che vogliono?
Credo che questo non possa essere considerato un evento privato perchè si svolge in un esercizio pubblico, dove si paga un biglietto per entrare. Se io faccio una festa a casa mia è un conto, se io apro un esercizio pubblico e vendo biglietti non ci si può trincerare dietro all’evento privato. La vendita del biglietto è dirimente, a differenza di una festa di compleanno dove invito chi mi pare. Se io apro un bar e decido di vendere il caffè solo ai cattolici non posso farlo. Ci tengo a precisare che è stato annullato l’evento dagli stessi gestori perchè non erano d’accordo con le limitazioni dettate dagli organizzatori.
Cosa l’ha turbata di più di questo evento?
Te lo vendono come una cosa bellissima ma non puoi portare telefoni, non ci sono palazzi nelle vicinanze, assicurano che le telecamere siano disattivate. O stanno facendo qualcosa di illegale o c’è un problema più profondo, di autosegregazione. Raccoglievano adesioni anche dal nord-est. Il timore è che si tratti di frange estreme dell’islamismo.
Come garantire il diritto al divertimento di persone che hanno tradizioni diverse e vivono nel nostro Paese?
Intanto fatto 100 le donne che indossano il burkini per scelta, che nessuno vieta, il mio ruolo è quello di garantire quelle donne che non vogliono farlo ma si ritrovano costrette e che se vogliono passare un giorno in piscina devono andare a quel tipo di party. La grande sfida è questa. Se una donna vuole tenersi il burkini non credo sia un problema fare il bagno con donne in bikini o con uomini in costume. La scelta deve essere sempre libera e consapevole.
In Francia si è pensato, nel recente passato, di vietare anche il velo. Lei non crede che questo tipo di politiche possano fomentare la radicalizzazione da parte di queste comunità?
Io sono contraria alle imposizioni. Non sono favorevole a chi lo impone come a chi lo proibisce, salvo quando ci sono questioni di sicurezza, ad esempio quando ci si copre integralmente il volto. Non baratterei la sicurezza di tutti per qualcuno che non vuole retrocedere di un millimetro dalle proprie tradizioni. Proibire il velo è un palliativo tardivo e i risultati li vediamo oggi, in Francia. Credo sia innegabile che in Europa oggi ci siano delle comunità straniere a cui è stato concesso di vivere secondo le loro modalità e tradizioni senza integrazione. Vi ricordo quello che è accaduto nel quartiere Molenbeek a Bruxelles. Il party di Limbiate è l’anticamera.
Ha scoperto dove si terrà la festa annullata a Limbiate?
No, ma ci sto lavorando.
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