Stop a nuovi centri commerciali e sostegno ai negozianti. Le proposte di Ascom Saronno per il nuovo Pgt
Confcommercio Ascom Saronno ha presentato all'amministrazione comunale della città le proprie proposte per la variazione del Piano di Governo del Territorio, di cui è iniziato il procedimento lo scorso febbraio
Sono state presentate lo scorso 18 maggio da Confcommercio Ascom Saronno all’amministrazione comunale della città le proposte per la variazione del Piano di Governo del Territorio (PGT). La revisione dell’importante strumento urbanistico è stata infatti avviata dall’amministrazione Airoldi lo scorso febbraio, con l’approvazione in Giunta delle linee guida per l’avvio del lungo procedimento. L’associazione di categoria ha risposto alla chiamata del Comune e presentato i propri suggerimenti, che era possibile protocollare fino allo scorso 22 maggio.
Per la redazione del documento di dodici pagine, il presidente di Confcommercio Ascom Saronno Andrea Busnelli si è avvalso del supporto di Antonio Besacchi, vicepresidente della commissione provinciale di tutela sindacale di Confcommercio Uniascom Varese, Giorgio De Wolf, Architetto dell’ordine di Varese e Antonio Chierichetti, avvocato del Foro di Busto Arsizio.
«Con la pandemia abbiamo potuto sperimentare il ruolo dei negozi di vicinato, che svolgono per i cittadini un vero e proprio servizio – ha dichiarato Busnelli -. Una città senza commercio è una città morta, tutelare il commercio di vicinato significa tutelare la città. Da un punto di vista geografico Saronno è in una posizione strategica: è vicina a Milano, a Malpensa, alla Svizzera; in 30 minuti Saronno è collegata con il mondo. Anche questo è un aspetto che in un analisi di piano di governo del territorio va tenuto in considerazione».
STOP A GRANDI E MEDIE STRUTTURE DI VENDITA
Sette le proposte portate avanti dall’associazione di categoria e presentate nella mattinata di martedì 27 giugno.
I primi due punti riguardano l’esclusione dell’apertura in città di nuove grandi e medie strutture di vendita. Viene proposto inoltre l’introduzione di una normativa che disciplini il fenomeno delle aggregazioni di medie strutture di vendita, che si evidenziano in forma di aggregazione commerciale nell’ambito dello stesso comparto, risultando nei fatti poi un nuovo centro commerciale qualificabile come grande struttura di vendita.
Il documento accompagna queste proposte con un’analisi della realtà sociale ed economica di Saronno e dell’area territoriale attorno alla città, che inevitabilmente la influenza.
Al 31 giugno 2022 l’Osservatorio del commercio di Regione Lombardia ha evidenziato a Saronno la presenza di 1 grande struttura di vendita, ben 34 medie strutture di vendita e 762 negozi di vicinato, di cui 125 alimentari, 577 non alimentari e 60 miste. Comparando quindi questi dati con la popolazione residente dal 1 gennaio 2022, cioè 38.582 abitanti, è stato evidenziato che la superficie totale complessiva ad uso commerciale corrisponde a 1,87 mq per residente; non si tratta della media peggiore a livello provinciale, in quanto Gallarate ha un rapporto di 3,20 mq/abitanti, Varese 2,65 mq/abitanti e Busto Arsizio poco meno di Saronno, 1,65 mq/abitanti.
I cambiamenti e le trasformazioni di Saronno visti da Google Street View
Per quanto riguarda la dotazione di grandi strutture di vendita, a Saronno come detto è 1 sola, quindi corrisponde a 0.10 mq/abitante. Ma, come sottolinea Confcommercio Ascom, nel valutare la presenza e l’incidenza delle grandi strutture di vendita su Saronno, si devono considerare anche quelle strutture attigue alla città, presenti nei comuni confinanti: tra queste le strutture di vendita a Rescaldina, Arese, Uboldo e Gerenzano.
«Non siamo contro la grande distribuzione, è che sembra che ogni intervento di riqualificazione si debba concludere con l’apertura di una struttura di vendita – ha dichiarato l’architetto De Wolf -. È però un canto delle sirene, perché a fronte delle assunzioni di nuove persone in queste nuove attività, chiediamoci, quanti negozi chiuderanno? Serve un equilibrio quindi tra le diverse tipologie di strutture di vendita».
Altro aspetto portato sul piatto è che il gran numero di strutture commerciali concentrate in un’unica area geografica, comporta l’insostenibilità economica sul medio-lungo periodo di tutte queste attività. «Negli Stati Uniti le nuove aree dismesse sono proprio i centri commerciali» ha aggiunto De Wolf.
SOSTENERE IL COMMERCIO LOCALE
Uno dei negozi sfitti presenti in Corso ItaliaAltra richiesta dell’associazione di categoria è quella di sostenere e favorire la permanenza degli esercizi di vicinato, indicando all’interno del territorio urbanizzato, gli ambiti nei quali il Pgt possa definire concreti vantaggi finalizzati al mantenimento e all’insediamento di attività commerciali di vicinato: ciò anche al fine di promuovere progetti di rigenerazione del tessuto urbano e commerciale, mediante il riuso di aree o edifici dismessi o degradati in ambito urbano.
L’associazione di categoria chiede anche all’amministrazione Airoldi di individuare dei criteri qualitativi per l’insediamento delle nuove attività commerciali, comprese quelle che somministrano alimenti e bevande.
Infine una richiesta sull’assetto viabilistico esistente, rivedendo e ridisegnando le zone a traffico limitato, da non ampliare, le aree di sosta e i parcheggi.
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