Arrestato a Carate Brianza membro di un sodalizio criminale che agiva in provincia di Ragusa
L'uomo era parte di un sodalizio criminale che operava ai danni di un ristoratore del ragusano, al quale erano riusciti ad estorcere nel corso del tempo la somma di 4.000 euro
È con l’accusa di estorsione continuata in concorso, aggravata anche dal metodo e dalla finalità di agevolazione mafiose, che un uomo di 68 anni, originario del ragusano, è stato arrestato nella mattinata di martedì 10 gennaio a Carate Brianza, mentre si trovava a casa del figlio.
L’uomo è stato tratto in arresto insieme ad altre quattro persone, in seguito ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa in lo scorso 27 dicembre dal G.I.P. del Tribunale di Catania. I cinque facevano parte di un sodalizio criminale operante in Sicilia, a Vittoria, in provincia di Ragusa. Operavano ai danni del titolare di un’attività di ristorazione della frazione di Scoglitti, alla quale nel corso del tempo erano riusciti ad estorcere, chiedendo il pizzo, la somma di 4.000 euro.
La complessa attività investigativa, svolta avvalendosi sia di metodi tradizionali che di supporti tecnici, ha consentito di documentare come i cinque indagati, tutti pregiudicati, tre dei quali appartenenti alla famiglia “Ventura” inserita nel clan mafioso “Dominante-Carbonaro” della Stidda vittoriese, avrebbero richiesto, in più occasioni, ai titolari del ristorante il pagamento di alcune somme di denaro minacciando, in caso di diniego, di arrecare danni all’esercizio commerciale sino a paventarne l’incendio.
Le indagini, coordinate dalla DDA etnea e condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa, sono state avviate nel mese di agosto del 2020 a seguito di una denuncia effettuata da due coniugi proprietari dell’attività di ristorazione, e hanno permesso di accertare, in attesa degli ulteriori sviluppi processuali, come gli indagati, a decorrere dal 2014 e fino al 2020 in più occasioni avrebbero minacciato i due commercianti sfruttando la capacità di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al clan mafioso “Ventura”, circostanza ben nota alle vittime, inducendole a versare ripetutamente somme di denaro, di importo variabile, prospettandone la destinazione al sostentamento degli appartenenti al clan mafioso.
L’ipotesi accusatoria, allo stato condivise dal GIP in sede, dovranno trovare conferma in esito al procedimento penale che verrà instaurato nel contradditorio fra le parti, come previsto dalla legge.
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