Violenza sessuale e maltrattamenti, la pm chiede 13 anni. La difesa: “Colpa del cognome che porta”
Richiesta di condanna pesante per un 50enne di origini campane la cui famiglia era stata legata a Raffaele Cutolo. Secondo l'accusa avrebbe violentato e picchiato la convivente
La sentenza per Salvatore Aria, accusato di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e “revenge porn” è rinviata al 18 gennaio ma oggi hanno potuto concludere sia l’accusa, insieme alla parte civile, che la difesa. In tutto sei ore di udienza per il collegio presieduto dal giudice Giuseppe Fazio ad ascoltare la requisitoria del pm Martina Melita, che ha chiesto 13 anni di reclusione, l’avvocato di parte civile Elisabetta Brusa che ha chiesto un risarcimento danni di 50 mila euro, e la difesa coi legali Fabrizio Busignani e Raffaella Servidio che hanno chiesto l’assoluzione per tutti i capi di imputazione.
La vicenda
La vicenda si svolge tra Fagnano Olona, dove i due avrebbero condiviso una casa, Lonate Ceppino e Tradate. Il periodo è tra 2020 e il 2021. Aria, che ha moglie e figli a Teano, proviene da una famiglia con una certa caratura criminale (vicini alla Nuova Camorra Organizzata con un fratello battezzato da Raffaele Cutolo in persona, ndr) che è anche piuttosto conosciuta nel Tradatese per i legami con Roberto Cutolo (primogenito del boss poi ucciso proprio a Tradate in un agguato). Intesse una relazione con una donna di Tradate che poi finirà in una casa rifugio per donne vittime di violenza dove mette nero su bianco le vessazioni fisiche e psicologiche subite.
Richiesta di condanna senza alcun tipo di sconto
Il pm Martina Melita ha chiesto una condanna a 13 anni senza attenuanti generiche. Lo ritiene colpevole di tutti i reati elencando uno ad uno gli episodi di cui si sarebbe macchiato sostenendone la solidità corroborata da numerose testimonianze. (qui il racconto della vittima) . Alla requisitoria si accoda anche la parte civile che l’ha definita “esemplare”. Elisabetta Brusa ha sostenuto che la parte offesa abbia detto la verità su tutto e ha definito Aria un simulatore. Parlando della violenza sessuale, che i difensori avevano definito “impossibile” per via di una recente operazione al pene che avrebbe subito l’imputato, ha sottolineato che nessuno ha mai detto che il reato fosse stato commesso con la penetrazione pene. Ha ricordato il lungo periodo di 86 giorni in casa rifugio senza poter vedere la figlia definendolo un «grande dolore che ha dovuto sopportare per arrivare alla verità. Non lo ha fatto prima perché ha avuto paura di quell’uomo e di tutto quello che rappresentava»
Processato per il cognome che porta
La difesa ha parlato per tutto il pomeriggio smontando con precisione chirurgica tutta la vicenda e cercando di mettere in dubbio la credibilità della vittima e dei suoi famigliari più stretti. Secondo l’avvocatessa Servidio i due non avevano mai convissuto quindi non ci sarebbe il reato di maltrattamenti in famiglia. Per questo capo d’iputazione la richiesta è stata dell’assoluzione perchè il fatto non sussiste o la riqualificazione del reato in minaccia. Sia Busignani che Servidio non negano i due episodi in cui Aria avrebbe picchiato la vittima ma hanno anche sottolineato che lo stesso imputato ha chiesto scusa e ha proposto un risarcimento di 5 mila euro nei suoi confronti (rifiutati dalla parte civile). Sul reato di “revenge porn”, e cioè la diffusione di video o immagini che ritraggono la vittima senza veli e durante atti sessuali, hanno ribadito che il telefono che avrebbe filmato la scena non è mai stato trovato «semplicemente perchè non esisteva quel telefono e non esisteva quel video. Immagini che lo stesso consulente dell’accusa ha detto di non aver trovato in alcun dispositivo sequestrato ad Aria». Busignani e Servidio non hanno mancato di sottolineare, tabulati telefonici alla mano, alcune incongruenze temporali nel racconto di determinati fatti da parte della vittima che avrebbero visto Aria a centinaia di km di distanza e cioè a Teano o in altri luoghi lungo il percorso dell’A1. In sostanza, sostengono i legali, se Salvatore Aria non avesse avuto quel tipo di parentela non sarebbe nemmeno finito a processo, dal loro punto di vista.
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