Il ringraziamento dell’assessore Bertolaso a chi ha lavorato contro il Covid
L'assessore ha incontrato i sanitari di Ats e delle Asst oltre agli operatori della Protezione civile che hanno gestito l'emergenza negli ultimi due anni
C’era l’infermiera Gaia dell’Asst Sette Laghi che racconta come, in “tempo zero, si è fatto squadra” tra ruoli diversi, aziende differenti, per raggiungere l’obiettivo e allestire il centro dei test sierologici per le persone con disabilità: « Sapevamo l’importanza di dare a queste persone la possibilità di rientrare nei centri e ritrovare la propria vita. Avevamo l’obiettivo ed è stata un’esperienza intensa e molto bella. Appagante sotto ogni punto di vista. Indimenticabile»
E poi c’era Alessandra infermiera dell’Asst Valle Olona che il 16 agosto 2020, mentre rientrava dalle ferie, ricevette la telefonata con cui le si affidava l’organizzazione del centro tamponi a Malpensa: « Dal nulla ci siamo inventati una macchina capace di effettuare oltre 2000 esami al giorno, gestire i flussi degli aerei in arrivo, sopportare il caldo torrido dell’estate e gli acquazzoni dell’autunno. Abbiamo fatto squadra, tutti insieme e abbiamo scoperto che potevamo riuscire».
E poi c’era Alberto Barcaro, consigliere provinciale con delega alla Protezione civile che si commuove quando ricorda quanto fatto nei momenti più difficili della pandemia dai tanti volontari di protezione civile, e poi l’impegno a Fontanelle nel grande centro tamponi drive trough, con le file interminabili di auto in attesa , il supporto dell’Esercito e il rancio preparato dagli alpini.
E c’era Francesca infermiera di Ats Insubria che ricorda la campagna di screening a tappeto dedicato al mondo della scuola, i test sierologici che potevano garantire il rientro in sicurezza del corpo docente: « Era un servizio essenziale per poter consentire a tutti gli insegnanti di rientrare in classe e accogliere di nuovo i ragazzi dopo tanti mesi a distanza. Noi di Ats veniamo a volte accusati di essere dietro a delle scrivanie, ma vi assicuro che in questi anni abbiamo tirato fuori tutta la nostra competenza e professionalità rimettendoci in gioco senza risparmiarci».
E c’era il dottor Guido Garzena che, a bordo del camper, ha girato le province di Varese e di Como per portare i vaccini alla gente più fragile, a chi non poteva, a chi era diffidente, fino a Monteviasco, il piccolo borgo isolato da anni dove il personale è salito in elicottero: « E voglio ricordare quello che viene definito “l’ospedale da campo” anche se io preferisco chiamarlo centro territoriale dove abbiamo ricevuto 500 pazienti in condizioni difficili per capire se fosse il caso di ricoverarle o si poteva affrontare la terapia a domicilio. Abbiamo inviato in ospedale solo 21 persone, evitando così una bella fetta di lavoro ai PS in sofferenza».
Testimonianze raccontate questa sera all’assessore al Welfare Guido Bertolaso, venuto al centro congressi Ville Ponti di Varese proprio con il fine di dire grazie.
Dopo i saluti istituzionali del direttore generale di Ats Insubria Lucas Maria Gutierrez e del Presidente della commissione sanità Emanuele Monti, è toccato a Marco Magrini, responsabile dell’unità di crisi di Ats Insubria, ripercorrere le fasi della pandemia. Un lavoro che ha avuto numeri pazzeschi: quasi mezzo milioni di casi su una popolazione totale ( tra Varese e Como) di 1,5 milioni di abitanti; 751.750 persone raggiunte con il “contact tracing” perchè positive o contatti di positivi; picchi di quasi 20.000 telefonate al giorno al call center istituito da Ats, e poi la campagna vaccinale prima a Viggiù quindi nei centri massivi, soluzione che lo stesso Magrini aveva adottato quando era passato a lavorare a livello regionale proprio con Bertolaso: 80.000 dosi all’ex Cavalca di Arcisate,, 155.000 all’ospedale di Varese, 225.000 al centro di Rancio Valcuvia, 329.000 alla Schiranna di Varese fino ad arrivare ai 753.000 di Malpensafiere uno dei tre hub con numeri più elevati in Lombardia.
Una macchina poderosa che si è mossa in due anni cercando di “correre più veloce del virus” e arginare la pandemia. Un risultato aggiunto finalmente quest’anno quando i dati su casi e ospedalizzazioni mostrano che il traguardo è stato raggiunto, gli ospedali non sono più in affanno e che quel lavoro potrà essere messo a sistema per il futuro.
Il racconto di ciò che è stato per tutti i sanitari del territorio varesino non poteva tralasciare il sacrificio di chi, all’interno degli ospedali, hanno lavorato senza sosta, in condizioni al limite della sopportazione, per dare a tutti una possibilità di guarigione.
«Avete fatto l’impossibile – ha commentato alla fine Guido Bertolaso – ed è proprio nelle emergenze che emerge con forza il cuore degli italiani, la loro capacità, la voglia di remare tutti dalla stessa parte. È la normalità che ci divide in campanilismi, individualismi, corporativismi. Ma davanti all’emergenza ritroviamo la parte migliore di noi. E questa sera lo dimostra. Quando il presidente Fontana mi ha chiamato, per la terza volta, ho chiesto una sola cosa: poter andare in ogni territorio a dire grazie a chi ha lavorato per sconfiggere la pandemia in questi due anni. Mi era rimasta l’esigenza di dirvi grazie di persona».
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