Dal gioco alla musica al cammino. Ciao Bobo
Sono passati trent’anni da una serata al circolino di Bosto. Roberto Maroni aveva accettato di partecipare a una nostra iniziativa ludica. Era da poco uscito Quorum, un gioco realizzato dalla Gut, la società della Smemoranda. C’erano Gino e Michele insieme a Nico Colonna e Luca Chiarei delle Acli. Era la prima occasione in cui incontrai Roberto Maroni, per tutti Bobo. Allora ancora non esisteva Varesenews.
Da quella serata d’inverno ne sono seguite tante. Alcune musicali con lui e il Distretto 51, anche alla nostra festa del giornale alla Schiranna, altre per dibattiti. Di lui mi colpì subito la simpatia, lo sguardo furbo, il sorriso aperto.
L’ho incontrato centinaia di volte ed era sempre disponibile al confronto. Siamo in tanti a poterne scrivere a lungo, ma mi piace ricordare due momenti profondamente diversi tra loro.
Alcuni mesi prima della famosa sera delle scope di Bergamo, quando ancora era ministro dell’Interno, mi telefonò per sapere da me alcune cose iperlocali che riguardavano il clima nella Lega. Era una telefonata che capiì poco salvo l’ultima mia domanda che aprì uno squarcio chiaro su cosa sarebbe successo da lì a poco. Gli chiesi se era tempo di rivedere la posizione di Bossi e rispose sornione: “in greco ci sono due parole, kronos che indica il tempo che scorre, kairos che indica il tempo giusto”. Come andò è storia. Maroni è stato tanto potere oltre alla simpatia. E un potere spesso enigmatico. Ho sempre pensato che lui fosse uno pieno di conoscenza di segreti e storie che non potevano essere raccontati. Del resto fu il primo ministro dell’Interno non democristiano e una ragione ci sarà se la DC teneva stretto per se il ministero più potente d’Italia.
Il secondo ricordo è più intimo ed è legato alla foto pubblicata qui. Maroni accettò di venire a camminare sulla tappa della Via Francigena che entra in Lombardia. Percorremmo insieme il tratto da Vercelli a Palestro nel settembre del 2015. Per lui fu un doppio battesimo. Era la prima volta che faceva un tratto così lungo su una via storica, ed era il primo presidente di Regione che andava in quel paese. Tanto che avemmo un vero ricevimento istituzionale con la sindaca e tutta la giunta. Da quel giorno anche per lui cambiarono tante cose e si innamorò del cammino andando con il figlio a fare anche quello di Santiago.
È stato un bel rapporto e ripenso a lui come un amico, come una persona aperta, piena di energia e di vita. Le ultime telefonate furono molto lunghe e velate di fatica, ma poi è arrivato il romanzo e la promessa di rivederci per presentarlo insieme a Varese, nella sua Varese.
Non abbiamo fatto in tempo, ma ti prometto che lo leggerò per tornare un po’ a camminare insieme grazie alle tue parole.
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