Un figlio autistico e una bimba in cura all’istituto tumori, coppia cerca una casa e non la trova
La brutta storia di due genitori di origine marocchina in Italia con regolare permesso e con un lavoro: non trovano un appartamento, ma hanno bisogno di restare a Gerenzano
Una famiglia che cerca casa ma che si è vista “sbattere la porta in faccia” per più di quindici volte. È una brutta storia quella che racconta Luca Pellizzer, coordinatore del Comitato Genitori Pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ospedale che ha in cura la figlia più piccola della famiglia in questione, Sara, che sta combattendo contro un tumore al cervello.
«Un altro figlio della coppia che ha chiesto il nostro supporto è autistico ed è seguito da una scuola di Gerenzano dove i suoi genitori vivono da anni e dove vorrebbero rimanere – spiega Pellizzer, originario di Lonate Ceppino -. Il proprietario della casa dove vivono ha comunicato loro lo scorso dicembre l’intenzione di procedere con alcuni lavori, invitandoli a cercare un’altra soluzione. Loro hanno subito cominciato a guardarsi intorno, convinti di trovare una soluzione in tempi brevi, ma così non è stato».
La famiglia in questione è di origine marocchina, ma sia il padre che la madre che i figli sono cittadini italiani da diverso tempo e vivono nel nostro Paese da più di 20 anni. Il genitore, Abdelali Ouaid (nella foto), lavora in un’azienda di Cerro Maggiore come elettricista da 17 anni, ha un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio che gli garantisce la possibilità di cercare una soluzione adeguata per la sua famiglia, ma la ricerca finora ha dato pessimi frutti, tanto che la coppia e i loro bambini sono ospitati dalla sorella della donna: potranno starci per un mese, ma ad agosto lei tornerà e la famiglia di Abdelali sarà senza un tetto sopra la testa.
«È una famiglia con una dignità enorme, oltre che avere tutte le carte in regola per poter pagare un affitto, con tanto di referenze firmate dal datore di lavoro del papà e dall’ex proprietario di casa con il quale sono rimasti ottimi rapporti – spiega ancora Pellizzer -. La cosa triste è che tutti gli appuntamenti con le agenzie che hanno contattato sono finiti in nulla una volta fatto il primo appuntamento, con scuse varie i padroni di casa non chiudono il contratto, è successo ben 15 volte. Loro non vogliono la casa gratis, io stesso ho chiamato e fatto chiamare un nostro genitore che si chiama Bianchi di cognome un’agenzia che aveva detto che un appartamento era già occupato: se ti chiami Bianchi va tutto bene e il posto c’è, se ti chiami con un cognome marocchino no. Questo non va bene per niente. Noi come Comitato abbiamo aiutato 32 famiglie venute dall’Ucraina nel pieno dell’emergenza trovando loro alloggi e sistemazioni, n questo caso cosa c’è di diverso? Nessuno ha mai detto “non affittiamo perchè sono marocchini”, ma è evidente che il problema è quello».
Pellizzer si occupa del Comitato Genitori Pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, un’organizzazione che aiuta 154 famiglie che arrivano da tutta Italia che hanno un figlio in cura o hanno perso un figlio. Il gruppo esiste dal 2017 ed è formato da 150 volontari che si occupano del triage, tutti i giorni danno supporto e aiutano il reparto con raccolte fondi per acquistare attrezzature e macchinari, giochi e tutto quello che serve: «La famiglia di Sara ci ha chiesto una mano e stiamo facendo di tutto per aiutarli – spiega Pellizzer -. Abbiamo contatto i servizi sociali del Comune di Gerenzano, ma non c’è stato un grande ascolto, anzi: sarebbe bastato un segnale di vicinanza, una dimostrazione di interesse che non ci sono stati. Mi aspettavo decisamente di più. Adesso c’è un’agenzia di Saronno che ci sta dando una mano, speriamo si sblocchi qualcosa».
«Quando ho saputo della cosa ho convocato i proprietari della casa dove stavano, ci hanno detto che hanno sempre pagato, avevano un accordo per uscire al 26 giugno, senza possibilità di mediazione da inizio luglio – spiega Dario Borghi, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Gerenzano e coordinatore del servizio di inserimento lavorativo del distretto di Saronno -. Ho convocato anche la famiglia, è venuta la signora: noi abbiamo i bandi per le case agevolate, ho suggerito loro di partecipare e provare almeno ad avere quella possibilità o di guardare nei dintorni mettendoci a disposizione per facilitare il trasporto del figlio. Anche le agenzie mi hanno detto che ci sono problematiche, chiedono tante garanzie, ci sono difficoltà grosse per affittare e non c’è grande disponibilità a Gerenzano. Un nostro consigliere comunale che lavora in un’agenzia immobiliare si sta muovendo, anche la famiglia deve farci avere i documenti necessari, le buste paga a garanzia e i documenti. Come Comune ci stiamo muovendo nei limiti delle possibilità che ha il Comune, non possiamo dare appartamenti in deroga perchè le leggi ce lo impediscono – prosegue Borghi che ha seguito la vicenda dall’ospedale, dove è stato ricoverato per un intervento programmato -. Il nostro Comune è da sempre attento alle vicende come questa e al tema dei servizi sociali, ma più di tanto non possiamo fare: potessimo risolvere il problema noi lo faremmo».
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