A Saronno la Comunità Mamma Bambino Casa Ubuntu compie un anno
Nata per l’accoglienza di un nucleo famigliare composto da 5 persone, il 18 maggio la comunità del Villaggio SOS di Saronno compie un anno di attività e tira le somme
Il 18 maggio la comunità Mamma Bambino Casa Ubuntu compie un anno. E la prima candelina porta inevitabilmente a fare un bilancio di questo servizio nato per rispondere ai bisogni del territorio saronnese e dei comuni limitrofi.
Sembra ieri che tutti gli operatori del Villaggio SOS, lavorando alacremente, sono riusciti ad aprire un servizionuovo in tempi record: una nuova comunità mamma bambino che aveva bisogno uno spazio adeguato oltre a una equipe prearata che già esisteva. Appena aperta la casa si è adoperata per l’accoglienza di un nucleo numeroso (5 componenti di cui 3 minorenni), che ancora vive nella struttura a distanza di un anno.
Tra poche settimane per questa famiglia inizierà un percorso di autonomia fuori dalla comunità, ma con strumenti e consapevolezza diversi da quando è arrivata,carica di paura e rabbia, al Villaggio SOS. Sembra, quindi,che la scommessa di aprire un nuovo servizio sia stata vincente.
La scelta del nome è stata azzeccata. Infatti Ubuntu nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo”. Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio.
Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “Ubuntu: come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?”.
La famiglia ospitata ci racconta di come questo anno sia paragonabile a una prigione dorata. Prigione perché non ha scelto di lasciare parenti e gli amici, un lavoro, la scuola e trasferirsi lontano da quella che grandi e piccoli consideravano casa. Dorata perché in questo anno sono cresciute tanto. La madre e la figlia maggiorenne hanno concluso un percorso di studi che le ha portate a un inserimento formale nel mondo del lavoro. I piccoli perché, in una nuova scuola e in un nuovo asilo,hanno potuto riconquistare la serenità e la spensieratezza tipica dei bambini.
Marta, una educatrice della comunità ha descritto così la sua esperienza “Dalle mura di questa casa fin ora ho imparato che dietro ad ogni porta ci sono delle persone, ognuna con delle personalissime storie, e come operatore ho cercato di destreggiarmi sul confine sottile che certe volte è possibile e giusto superare e altre volte invece è meglio non varcare. Le ospiti che hanno abitato la casa in questo anno mi hanno insegnato che a volte basta un po’ di musica (di quella giusta) per accantonare, anche solo per un attimo, i momenti difficili. Le colleghe invece mi hanno trasmesso che insieme si risolvono tanti problemi che sembrano insormontabili, basta chiedere e condividere i pensieri!”
La coordinatrice, Monica Rocca, sostiene che “l’annotrascorso è stato sfidante: una sfida intensa, di costruzione, di relazioni, di discese e salite sia per noi sia per la famiglia ospitata. Mi piace pensare che questo servizio sia “figlio” di tutto i lVillaggio SOS, iniziato, appunto, con la collaborazione di tutta la cooperativa che si è operata per rendere la casa bella e accogliente in tempo record. La comunità UBUNTU è questo: un senso di appartenenza! La sua anima è fatta prima di tutto di persone. Un luogo dove si cresce. Insieme.”
Il direttore della Cooperativa Raffaele Moffa è orgoglioso:“abbiamo provato a rispondere a questo bisogno sociale, e dopo un anno, se le famiglie scelgono di darci la loro fiducia e continuano il percorso con il Villaggio SOS, forse siamo riusciti a dare loro qualcosa. Qualcosa come la serenità e un luogo famigliare dove vivere. Non facciamo grandi cose ma cerchiamo di risolvere i problemi e le sfide quotidiane che sono innumerevoli e questo le famiglie lo percepiscono.Il lavoro da fare è ancora tanto ma la voglia di esserci e rispondere ai bisogni del territorio è ancora più forte e vogliamo andare avanti in questo cammino ancora a lungo.”
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