Più che raddoppiati nel 2021 i bambini che non vanno all’asilo
Rispetto allo scorso anno scolastico le scuole dell'infanzia di Varese e provincia hanno perso quasi 1500 alunni e il tasso di frequenza è passato dal 98,2% al 95,3%
Il calo demografico da solo non basta a spiegare i dati che vedono le scuole dell’infanzia di Varese e provincia perdere in un solo anno scolastico 1471 iscritti.
Al calo delle nascite è imputabile solo una riduzione di 864 iscritti. Per tutti gli altri (circa 600 bambini) l’assenza dagli asili statali o paritari della terra dei laghi, è frutto di una precisa scelta delle famiglie.
Che le scuole siano in difficoltà per effetto del calo delle nascite non è certo una novità: la crescita demografica in provincia di Varese ha avuto il suo apice nel 2010 (con 8643 nuovi nati secondo i dati Demo-Istat) per poi iniziare la discesa a partire dal 2011, tanto che nel 2020 i nuovi nati sono stati 6265 (-27,5% in 10 anni).
La curva delle iscrizioni a scuola ha cominciato a scendere di conseguenza, ma tra lo scorso anno scolastico e quello appena cominciato per le scuole dell’infanzia si è innescato un meccanismo in più: sono più che raddoppiati, sia in termini assoluti che percentuali, i bambini i genitori preferiscono non mandare all’asilo.
Andamento demografico dei nuovi nati in provincia di Varese negli anni 2000
Anni scolastici a confronto
Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale, l’anno scorso frequentavano le scuole dell’infanzia di Varese e provincia 21.433 bambini (di cui 6.804 iscritti nelle 86 scuole statali e 14.629 iscritti alle 193 paritarie tra Fism e comunali).
Ma il numero degli iscritti risulta drasticamente ridotto per l’anno scolastico 2021-2022 appena cominciato: sempre secondo l’Usr quest’anno gli iscritti alle materne del Varesotto non arrivano a 20 mila (19.962 per la precisione). A perdere alunni sono stati sia gli asili statali con 6.502 iscritti (300 bambini in meno rispetto all’anno scorso), sia gli asili paritari che contano 13.460 bambini frequentanti, vale a dire 1.169 meno dello scorso anno: in totale -1.471 iscritti alle materne a settembre 2021 rispetto al 2020. Tanti per un corso di scuola di tre anni: –6,8%.
Ma seguendo il calo demografico (dati Demo-Istat come da tabella) ci si sarebbe potuti aspettare una riduzione minore degli iscritti se si considera che hanno iniziato la prima elementare i bambini della coorte 2015 per fare posto ai nuovi iscritti del 2018 che compiranno i tre anni entro la fine di dicembre, con una differenza (sempre per coorte di età) di -864 bambini. Un calo di iscrizioni che avrebbe potuto anche essere mitigato dal buon riscontro delle sezioni primavera. E invece, mancano all’appello altri 600 bambini.
L’anno scorso, sui 21.828 bambini in età compresa tra 3 e 5 anni, frequentavano le scuole dell’infanzia statali o paritarie della provincia di Varese 21.433 bambini, vale a dire il 98,2% (risultavano non iscritti 395 bambini).
Questo anno scolastico 2021-2022 inizia invece con il 95,2% dei bambini iscritti alle materne: 19.962 sui 20.964 bambini nati tra il 2016 e il 2018. Significa che almeno mille bambini (il 4,8%) tra i 3 e i 5 anni non frequentano la scuola dell’infanzia.
Bambini che restano a casa o frequentano asili alternativi
«Ci siamo accorti di questa emorragia di studenti – afferma Maria Chiara Moneta, presidente provinciale di Fism cui fanno riferimento circa 160 materne – Il calo di alunni è superiore al 5% sia per le statali che per le paritarie, che hanno retto riducendo il numero di sezioni e, soprattutto il numero di alunni per classe, evitando il più possibile di ridurre i servizi come pre e dopo scuola. Ma così mantenere in equilibrio i bilanci ed estesi i tempi del servizio è sempre più difficile».
Da un lato ci sono i problemi annosi che riguardano la necessità di creare situazione socio economiche più favorevoli, con precise politiche di conciliazione dei tempi scuola-lavoro per i genitori e adeguati sostegni economici alle famiglie, dall’altro ci sono gli effetti tutti nuovi della pandemia.
«La sensazione è che ci siano molte famiglie spaventate dal Covid, sia perché ci sono particolari fragilità in casa o perché per i bambini così piccoli non è possibile l’uso di mascherina – spiega Moneta – Altri sono scoraggiati dal rischio che le classi rimangano chiuse per settimane per quarantena».
Infine, da non sottovalutare, la crescente fortuna degli asili nel bosco, o delle scuole di metodo alternative più in generale, che, spesso, contano su numeri (o bolle) più piccoli e che non si configurano come scuole vere e proprie ai fini delle rilevazioni.
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