Il Centro sportivo di Gerenzano intitolato a Enzo Bearzot
Presente alla cerimonia Cinzia Bearzot, figlia del noto allenatore. È stata inoltre posata una targa in memoria di Mario Pagani, storico volto dell'Asd Gerenzanese
È stato intitolato ad Enzo Bearzot il centro sportivo comunale di Gerenzano. Conosciuto anche come “Vecio”, Bearzot guidò in qualità di commissario tecnico la nazionale italiana durante i mondiali di calcio del 1982, che videro trionfare gli Azzurri.
La cerimonia di intitolazione si è tenuta domenica 19 settembre al centro sportivo di via Inglesina, alla presenza dell’amministrazione comunale di Gerenzano e di Cinzia Bearzot, figlia del noto allenatore.
È stata inoltre posata una targa in memoria di Mario Pagani, storico volto dell’Asd Gerenzanese. Pagani, scomparso nel luglio 2020, fu presidente onorario e consigliere della società sportiva e nella stagione 1952-53, giocata in Prima Categoria, fu il capitano della Gerenzanese.
A prendere la parola durante la cerimonia di intitolazione il sindaco del paese Ivano Campi, che ha commentato:
“Enzo Bearzot iniziò la carriera nella squadra del Pro Gorizia nell’immediato dopoguerra. Fu poi un calciatore del Campionato di calcio di Serie A nell’Inter, nel Torino, nel Catania e successivamente Presidente del Settore Tecnico della Nazionale. Ma tutti lo ricordiamo soprattutto come Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di calcio, di cui detiene il record di presenze, che ha guidato al trionfo nell’indimenticabile Campionato del Mondo di calcio in Spagna nel 1982. Tutti gli italiani hanno gioito per quella vittoria: Campioni del Mondo per la terza volta nella storia del calcio mondiale e di cui il prossimo anno ricorre il 40esimo anniversario. Di iniziativa dell’allora Presidente della Repubblica, l’indimenticato Sandro Pertini, il 25 ottobre del 1982 Enzo Bearzot è stato insignito dell’onorificenza di “Grande Ufficiale – Ordine al merito della Repubblica Italiana” per merito sportivo: il più alto degli Ordini della Repubblica Italiana. Il 19 dicembre 2017 il CONI gli ha assegnato alla memoria, l’onorificenza “Palma d’oro al Merito tecnico: Titolo mondiale calcio 1982”.
Bearzot chiamato amabilmente “Vecio”, fa parte di quella generazione del “calcio romantico”, del calcio dai valori umani, di cui oggi si avverte sempre più la mancanza e che forse, purtroppo, sta piano piano scomparendo. Un successo, quello dell’82, costruito con tenacia, nel credere e valorizzare prima l’uomo e poi il calciatore. Credere nel proprio lavoro, senza facili scorciatoie, continuare ogni giorno con determinazione, tenacia, responsabilità, sacrificio, professionalità e competenza, mettendo al primo posto i valori umani, hanno portato ad una vittoria impensabile e inaspettata. La correttezza, la schiettezza e la sincerità nei rapporti sono stati fedeli compagni di questo suo percorso sportivo e di vita, come dichiarato spesse volte dai suoi giocatori di allora. Una persona leale, capace, prima che un allenatore, figura di riferimento anche oggi, entrata nel mito nazionale.
Un grande e concreto esempio sia nello sport che nella vita per i nostri giovani e per tutti noi. La figura di Bearzot ha incarnato tutti questi valori positivi insiti nello Sport, sempre attuali, di cui tutti abbiamo bisogno – oggi più che mai – e che tutti noi abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni.
Per l’esempio continuo che la sua figura richiama ogni volta che a lui si ripensa, per quanto da lui fatto, per il percorso costruito per raggiungere storici risultati sportivi, ritengo sia un onore per Gerenzano intitolare il Centro Sportivo Comunale a Enzo Bearzot.Mario, nato e cresciuto a Gerenzano, è stato parte integrante della nostra comunità. Per tanti anni giocatore della Gerenzanese calcio di cui è stato capitano nella squadra che militava in Prima categoria nel lontano 1952-53, ne ha poi ricoperto per decenni il ruolo di dirigente, consigliere e infine presidente onorario. Personalmente ho avuto il piacere di conoscerlo durante i miei anni da giocatore, lo ricordo sempre presente la domenica per le partite di campionato, ad incitare tutti noi. Per me – come per molti altri giocatori di varie generazioni – è stata una di quelle persone davanti alle quali ti senti in dovere di dare sempre il massimo, di non voler deludere mai, a prescindere dal risultato, nel rispetto assoluto delle regole, degli avversari e di quel magnifico sport che è il calcio, metafora di vita. Mario ha trascorso la sua vita al fianco dello sport Gerenzanese, diventando un punto di riferimento, dentro e fuori dal campo, dando lustro alla ASD Gerenzanese e a Gerenzano tutta. Ci ha lasciato lo scorso anno, ma tutti in Società e a Gerenzano lo ricordiamo con affetto e gratitudine.
Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cos’è la felicità?” “Non glielo spiegherei,” rispose, “gli darei un pallone per farlo giocare». Lo stesso spirito, la genuinità della passione per il calcio, la ritroviamo sia nel “Vecio” che in Mario.
Grazie “Vecio”, grazie Mario!”
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