Volano gli ordini dell’industria costruttrice di macchine utensili. Due incognite: il prezzo dell’acciaio e la scarsità componenti elettronici
La presidente di Ucimu Barbara Colombo durante l'assemblea dei soci ha disegnato un quadro positivo: “Il clima di fiducia cresce e si consolida di mese in mese e ci aspettiamo culminerà in ottobre in occasione di Emo Milano 2021"
Se il buongiorno si vede dal mattino, il 2021 sarà un anno più che positivo per i costruttori italiani di macchine utensili. L’anno in corso, fin dai primi mesi, ha confermato la ripresa dell’attività sia in Italia che all’estero. Il dato emerge dall’analisi dell’indice degli ordini del primo semestre 2021 e come evidenziano le previsioni per la chiusura di anno. Secondo le previsioni, elaborate dal Centro studi & cultura di impresa di Ucimu, la produzione di macchine utensili, robot e automazione dovrebbe crescere, del 10,9%, a 5,7 miliardi di euro. L’export si dovrebbe attestare a 3,1 miliardi di euro, pari al 9,4% in più dell’anno precedente.
Anche il consumo crescerà sfiorando i 4 miliardi di euro, pari al 10,9% in più rispetto al 2020. La vivacità della domanda italiana farà da traino per le consegne dei costruttori, attese in crescita a 2,6 miliardi (+12,7%), e per le importazioni che dovrebbero attestarsi a 1,3 miliardi (+7,6%).
Per comprendere il clima di fiducia che si è dispiegato in questi primi mesi dell’anno, occorre osservare l’indice degli ordini del primo semestre 2021, che rileva la raccolta degli ordinativi sul mercato interno e estero da parte dei costruttori italiani. Considerati i tempi di produzione dei macchinari, l’acquisizione di questi ordini sarà ragionevolmente “calcolata” nella produzione/fatturato del 2022. Nel primo semestre del 2021, l’indice ordini ha registrato un incremento dell’88,2%. Tale risultato è stato determinato dai buoni riscontri raccolti dai costruttori sia sul mercato interno che estero.
VOLANO GLI ORDINI INTERNI ED ESTERI
In particolare, gli ordini interni sono cresciuti del 238% rispetto al periodo gennaio-giugno 2020; gli ordini esteri hanno registrato un incremento del 57,5% rispetto al primo semestre 2020. Gli incrementi appaiono così decisi anche perché si confrontano con il periodo gennaio-giugno 2020 che, oltre alla generale riduzione dell’attività dovuta alla pandemia, comprende un mese intero (aprile) di completo blocco della attività a causa del lockdown.
Barbara Colombo presidente di UcimuQuesto, in sintesi, è il quadro illustrato dalla presidente di Ucimu sistemi per produrre Barbara Colombo, in occasione dell’annuale assemblea dei soci, a cui sono intervenuti, Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, e Mauro Alfonso, amministratore delegato di Simest.
«I dati di consuntivo 2020 ben raccontano gli effetti di questa gravissima e inaspettata crisi sanitaria – ha detto Barbara Colombo – ma è evidente che l’anno si sia chiuso con risultati al di sopra delle nostre aspettative iniziali. Il calo della produzione, che siamo riusciti a contenere, tanto che si fermasse al 20% in meno rispetto all’anno precedente, ci ha permesso di fare meglio dei nostri competitors, quali Germania e Giappone. Il 2021 appare di tenore completamente diverso: c’è un clima di fiducia che cresce e si consolida di mese in mese, come emerge dai dati di raccolta ordini, e ci aspettiamo culminerà in ottobre in occasione di Emo Milano 2021, la mondiale di settore che sarà il primo appuntamento espositivo internazionale dopo un anno di stop forzato».
LE DUE INCOGNITE
«Purtroppo, però – ha rilevato la presidente di Ucimu – ci sono due fenomeni che rischiano di minare la ripresa avviata: il rincaro dei costi delle materie prime da un lato, e la scarsa disponibilità di componenti elettronici dall’altro. Il rischio – che assolutamente non possiamo permetterci di correre – è che questi due fenomeni raffreddino il ciclo positivo degli investimenti, soprattutto sul mercato domestico ove gli incentivi 4.0 stanno dando buoni frutti. Per questo è necessario che le misure di incentivo, quali il credito di imposta per l’ammodernamento degli impianti e quello per gli investimenti in tecnologie 4.0, non solo proseguano oltre il 2022, ma siano rese strutturali».
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