Indotto Malpensa: 7000 micro imprese in bilico, 500 chiuderanno
Presentati i risultati dell'indagine degli enti bilaterali del terziario e del turismo realizzata dall'università di Ca' Foscari di Venezia. "Tra quelle 7000 mila, ci sono imprese che affronteranno i prossimi sei mesi come i più duri della loro esistenza"
Nei prossimi mesi almeno 7.000 microimprese sono a rischio chiusura, mentre circa 500 avrebbero già deciso di abbassare la saracinesca. È quanto emerge dall’indagine “Gli effetti della crisi di Malpensa a seguito della pandemia, sulle imprese e sui lavoratori dell’indotto terziario” realizzata dagli Enti bilaterali del terziario e del turismo della Provincia di Varese, in collaborazione con la società di ricerca EconLab research network dell’università Cà Foscari di Venezia per conto del nuovo Osservatorio sul terziario “Spazio indagine Varese”.
PREOCCUPANO LE IMPRESE IN BILICO
«Il numero delle imprese che avrebbero deciso di chiudere, in termini percentuali, è meno elevato di altri territori dove sono circa il doppio – ha spiegato Alessandro Minello di EconLAB Research – siamo dunque di fronte a numeri quasi fisiologici. Quello che preoccupa di più sono le imprese in bilico che sfiorano la quota del 13 % , percentuale molto elevata se facciamo riferimento ad altri territori. Sono circa 7000 mila, per queste aziende i prossimi sei mesi saranno i più duri della loro esistenza».
Quelle che non hanno alcuna prospettiva sono in gran parte microimprese con meno di 9 dipendenti. In gioco ci sono dai mille ai duemila posti di lavoro. «Stiamo parlando di imprese marginali – continua il ricercatore di Ca’ Foscari – che non hanno né la struttura e tantomeno la cultura per affrontare le sfide competitive del momento. Per alcune di queste imprese è difficile presentare perfino un business plan, con le relative difficoltà di accedere al credito e alle possibilità di ottenere finanziamenti. È su questo fronte che si farà sentire l’importanza delle associazioni di categoria nella loro capacità di supportare le imprese».
Alle imprese è richiesto dunque un cambio di passo: una maggiore capitalizzazione, una struttura più solida e una maggiore cultura imprenditoriale. Insomma, deve cambiare la velocità con cui si fanno certe cose per stare al passo con il cambiamento. Chi lo ha fatto – poche per la verità (2,4% del campione) – rivelano i dati dell’indagine, ha aumentato il fatturato. Sono imprese che hanno saputo riposizionarsi sul mercato sfruttando le innovazioni dal delivery al commercio online, riconvertendo le proprie vendite su piattaforme digitali, compensando così le perdite.
Gli enti bilaterali del terziario e del turismo della Provincia di Varese nel corso della pandemia la loro parte l’hanno fatta. I dati forniti da Giuseppe D’Aquaro, presidente dell’Ente bilaterale terziario, e da Alessandro Castiglioni, presidente dell’Ente bilaterale turismo, parlano da soli: per andare incontro a lavoratori e ad aziende con adeguate politiche attive e passive, interventi di sussidiarietà, sia in termini di formazione che riqualificazione, è stato erogato circa un milione di euro. Occorreva infine sapere a che punto era la situazione di imprese e lavoratori che operano nell’area di Malpensa, ragione per cui è stata finanziata questa indagine.
I LAVORATORI CREDONO NEL RILANCIO DI MALPENSA
Nonostante nell’ultimo anno il 60,5% delle imprese del commercio, turismo e servizi ha visto dimezzare il proprio fatturato (il 50% in media) e quasi la metà di esse ha usufruito degli ammortizzatori sociali, per circa l’87% dei lavoratori, il sentiment complessivo rimane positivo. Secondo l’indagine, l’84,4% dei collaboratori pensa di poter mantenere il posto di lavoro con l’intervento degli ammortizzatori sociali o la riduzione dell’orario di lavoro.
«In questo quadro è interessante rilevare che il 67% dei lavoratori – conclude Minello – ha auspicato come soluzione di rilancio di Malpensa, lo sviluppo di un nuovo polo attrattivo nel Terminal 2 con aree di interesse pubblico e privato e servizi di aggregazione sociale chiaramente in un’ottica green E di economia circolare, e il potenziamento dei collegamenti dell’alta velocità. Interventi accompagnati da una massiccia digitalizzazione dei sitemi gestionali. Ma tutto dipenderà da quale sarà il piano di rilancio della nostra economia».
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