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Alla SOS Uboldo Luca festeggia 30 da volontario: “Aiutare gli altri è bellissimo e fa star bene”

È entrato nell'associazione uboldese l'11 aprile 1991, a 15 anni. Oggi Luca ne ha 45 e di una cosa è ancora convinto: «Aiutare gli altri è bellissimo e ti fa stare bene»

Generica 2020

«Sono passati trent’anni e non me ne sono accorto». Scherza così Luca Marchetti, volontario SOS originario di Saronno, che lo scorso 11 aprile ha festeggiato 30 anni all’interno dell’associazione uboldese.

Un’avventura cominciata all’età di 15 anni, quando insieme ad alcuni compagni di classe accettò l’invito di un suo professore di scuola, che già faceva parte dell’associazione, e si iscrisse al corso per entrare nel gruppo. Partito con l’incarico di centralinista, ha poi ricoperto il ruolo di soccorritore, autista e oggi svolge principalmente l’attività di caposervizio. 

Un percorso lungo, iniziato nel 1991, proprio nei primi anni di vita dell’associazione uboldese, nata qualche anno prima, nel 1983, da un gruppo di amici intenzionati a replicare ad Uboldo l’esperienza che avevano vissuto alla SOS Milano. «Quando sono entrato io non non era la SOS che conosciamo oggi, con le tute arancioni ben riconoscibili, le scarpe antinfortunistiche e tutta l’attrezzatura che abbiamo adesso – ricorda Luca, che oggi ha 45 anni e vive a Gerenzano -. Ai tempi si usciva con scarpe da ginnastica, un camicie bianco e una vecchia ambulanza ribassata, era proprio un gruppo di amici che insieme volevano fare qualcosa di utile per gli altri».

Uno spirito di unione e condivisione che ha da sempre caratterizzato l’associazione uboldese. In trent’anni di servizio di emergenza-urgenza 118 le esperienze che un volontario vive e che si porterà dentro per la vita sono molte; alcune bruttissime, situazioni di emergenza che inevitabilmente ti segnano e che non riesci a raccontare senza commuoverti, altre bellissime «dal bambino che fai nascere a quello che è lì da solo e che ti chiama perché ha bisogno qualcuno con cui parlare – spiega Luca, che in quest’ultimo anno di pandemia insieme ai propri colleghi ha dovuto riadattarsi a nuove modalità di lavoro – Dalla preparazione prima dell’intervento al rapporto con le persone è cambiato tutto e quello che mi manca di più è proprio il contatto con la gente, perché dietro la tuta, la visiera, la mascherina non c’è più il contatto fisico e visivo con la persona che in quel momento stai aiutando».

La certezza in ogni caso è che non si è mai soli e che i momenti di difficoltà vengono affrontati sempre insieme ai propri compagni, perché l’associazione è come una grande famiglia. «A volte con alcuni colleghi non c’è neanche bisogno di parlarsi per capire quello che bisogna fare, basta guardarsi – continua il saronnese -. Quando poi viene a mancare qualcuno del gruppo, è come se perdessimo un parente, un fratello».

Dopo tutti questi anni la voglia di mettersi a disposizione del prossimo e della comunità c’è ancora e di una cosa Luca è più che mai convinto: «Il volontario non si fa da solo, lo fai con un gruppo di persone, il fatto di essere insieme agli altri ti sprona ad andare avanti. La cosa fondamentale è poi che far del bene, salvare una vita, aiutare una persona, è bellissimo e ti fa stare bene».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 14 Aprile 2021
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