Laura: “Mi sono sentita in gabbia. Appena si potrà, farò la mia festa festa di laurea”
Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Cominciamo da Laura, 23 anni
Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi.
La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.
Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.
L’obiettivo di questa rubrica, curata dal nostro giovane stagista Matteo Angelonomi, è dare una voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico, fatelo scrivendo a saronnonews@gmail.com o a yaaas.mail@gmail.com oppure compilando QUESTO MODULO
Laura Fatrizio ha 23 anni (nella foto), è residente a Cogliate (MB), è studentessa universitaria di psicologia sociale economica e delle decisioni all’Università Bicocca di Milano, ama la cucina e il ballo.
Laura, come hai vissuto l’emergenza sanitaria all’inizio? E ora?
All’inizio ho vissuto il lockdown come un periodo di pace da dedicare a me stessa, poi da novembre mi sono sentita come in gabbia e questa sensazione continua ancora oggi.
Cosa ti mancava inizialmente? E ora, dopo un anno, cosa senti che ti è mancato maggiormente?
La mancanza è sempre stata la stessa, cioè l’assenza di rapporti sociali, ma ovviamente con un crescendo esponenziale al passare del tempo.
Hai sempre rispettato le misure restrittive previste nei DPCM? Se no, perché? Che hai fatto?
Inizialmente sì, ma negli ultimi mesi, anche se un po’ mi spiace ammetterlo, ho messo davanti le mie esigenze e le mie mancanze alle restrizioni imposte dal Governo.
Cosa farai appena ci sarà “vera libertà”?
Farò la festa di laurea che non ho potuto fare e sicuramente farò i viaggi che la pandemia, inevitabilmente, mi ha tolto.
Alla luce di quanto accaduto in questo anno, che idea ti sei fatta del futuro che aspetterà te e in generale i tuoi coetanei e le attuali generazioni?
Per noi giovani temo ci sarà un futuro molto fragile: la fragilità nella nostra società è già ora un aspetto predominante, soprattutto tra i ragazzi della mia generazione; la pandemia, con le sue conseguenze sociopsicologiche ha messo in luce le nostre instabilità ed emotività e il fatto che i nostri bisogni siano stati ignorati da un anno a questa parte ci ha resi come invisibili e lasciati soli, tra dubbi e incertezze.
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