Le imprese non vanno lasciate sole. La ripresa dipenderà dalla centralità del territorio
Favorire lo sviluppo e l’adozione di nuove tecnologie, formare e attrarre figure professionali adatte a favorire e guidare la complessità del percorso di innovazione. L'analisi di Massimiliano Serati e Andrea Venegoni del centro sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School
Industria 4.0 è ormai una definizione normalizzata, ma questo non sminuisce il ruolo che la quarta rivoluzione industriale avrà nelle sfide che attendono l’economia post pandemica. In particolare indagare sull’impatto che industria 4.0 ha sulle filiere produttive internazionali e sull’organizzazione del sistema industriale, significa rimettere al centro della discussione il tema dell’attrattività e competitività dei territori.
(nella foto, in primo piano Andrea Venegoni e Massimiliano Serati)
L’analisi condotta dal Centro sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School con il supporto di Ubi Banca del Gruppo Intesa Sanpaolo, intitolata “Tecnologie, automazione e prospettive di sviluppo del tessuto economico-industriale lombardo”, delinea le principali traiettorie di trasformazione dello scacchiere competitivo globale. Secondo Massimiliano Serati, direttore della Divisione ricerca applicata e advisory della Liuc Business School, viviamo in un’epoca caratterizzata dal cambiamento e dall’incertezza. «Il combinato disposto di emergenza sanitaria e trasformazione tecnologica – spiega Serati – ha amplificato e accelerato un processo di riconfigurazione della struttura e dell’organizzazione delle catene globali del valore già in atto e destinato ad avere un forte impatto sulle traiettorie di sviluppo economico dei nostri territori. Stiamo vivendo una fase di metamorfosi del fenomeno della globalizzazione, i cui tratti distintivi saranno il ritorno a una regionalizzazione delle filiere produttive e il rimodellamento delle reti di distribuzione commerciale, guidato dal cambiamento dei paradigmi di consumo».
L’IMPORTANZA DEL NETWORKING
Questa evoluzione del contesto competitivo ha evidenziato la centralità del territorio nel determinare le prospettive di successo del proprio sistema industriale. Le imprese difficilmente possono essere all’altezza della complessità di queste nuove sfide se lasciate sole, occorre sviluppare adeguate sinergie tra territorio e sistema produttivo perché quest’ultimo riesca a evolvere. «La parola chiave è networking: non si può più ragionare per silos o compartimenti stagni ma è fondamentale adottare un’ottica di sistema accompagnata da una visione di lungo termine – continua Serati – Strategicamente, bisogna porsi l’obiettivo di intercettare le driving forces della competizione futura e attivare le sinergie territorio-impresa necessarie per innescare i meccanismi adatti a rendere l’ecosistema produttivo all’altezza delle nuove sfide».
TRE FATTORI ABILITANTI
Lo studio individua tre principali fattori abilitanti su cui il territorio deve puntare per poter favorire lo sviluppo tecnologico del proprio sistema produttivo per promuoverne la competitività: dotazione tecnologica, digitalizzazione, accessibilità. «Per poter essere innovative, le imprese devono sviluppare tecnologie e processi all’avanguardia – sottolinea Andrea Venegoni, direttore del Centro sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School – devono sfruttare i nuovi canali digitali per la promozione e la commercializzazione dei propri beni o servizi e devono riuscire a raggiungere i propri mercati di sbocco in tempi rapidi e a costi contenuti – In particolare la “technological readiness” di un territorio, ossia la predisposizione a favorire lo sviluppo e l’adozione di nuove tecnologie, e la sua capacità di formare e attrarre figure professionali adatte a favorire e guidare la complessità del percorso di innovazione, rappresentano i driver fondamentali nel determinare le prospettive di sviluppo produttivo ed economico del territorio».
VARESE È BEN POSIZIONATA
I ricercatori del centro di ricerca hanno dunque valutato le caratteristiche dei territori lombardi e il loro grado di reazione a questa nuova sfida. «Grazie al nostro approccio di analisi micro-territoriale e al database di oltre 100 indicatori socio- economici misurati a livello comunale che abbiamo sviluppato negli anni è stato possibile valutare i livelli di technological readiness, di adeguatezza della forza lavoro all’evoluzione tecnologica e, complessivamente, di competitività prospettica dei territori lombardi – conclude Venegoni – Se l’ecosistema regionale si conferma un’eccellenza, con la provincia di Milano sempre locomotiva dello sviluppo, da segnalare in positivo sono le performance delle province di Varese, Monza-Brianza e Bergamo, in particolare sotto il profilo della dotazione di professionalità di alta fascia. La forte presenza in questi territori di istituzioni universitarie ed enti di ricerca di eccellenza ne costituisce un importante punto di forza, andando ad influire positivamente sulla loro predisposizione all’innovazione tecnologica e favorendo la competitività e lo sviluppo del sistema produttivo locale».
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