Campane a festa e un grande cero offerto alla Madonna. Saronno celebra la Festa del Voto
Presenti oggi, 21 marzo, al Santuario Santuario della Beata Vergine dei Miracoli per la celebrazione di una delle più antiche tradizioni religiose le autorità civili e militari della città
Si è svolta oggi, domenica 21 marzo, al Santuario Santuario della Beata Vergine dei Miracoli la Festa del Voto, una delle più antiche tradizioni della città degli amaretti che prende vita nella terza domenica di marzo.
Celebrata dal 1577 per rinnovare il voto fatto dai saronnesi, che affidarono alla Madonna del Santuario il loro ringraziamento al termine della pestilenza (la terribile peste di San Carlo), che colpì la città di Saronno con il primo caso di peste che fu scoperto il 23 agosto del 1576. Era scoppiata la peste e i saronnesi, liberati da questo flagello, riconobbero la protezione della Madonna e, con atto legale notarile, fecero un voto. Decisero di digiunare nella vigilia dell’Annunciazione, di recarsi in processione al Santuario della Madonna e vincolarono il Comune a portare “18 candele di prima qualità”, nonché celebrare la messa solenne di riconoscenza.
La celebrazione si è svolta alle 16, alla presenza delle autorità civili e militari della città, del prevosto Don Armando e di Monsignor Franco Agnesi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Milano. In rappresentanza dell’intera comunità il sindaco Augusto Airoldi ha portato un maxi cero all’altare rinnovando il voto dei saronnesi: l’offerta delle cera è stata accompagnata da una preghiera alla Madonna.
Il prevosto Don Armando qualche giorno fa aveva rivolto un appello ai fedeli invitandoli ad impegnarsi a cambiare: “Facciamo tutti un muovono voto: accettiamo di cambiare mentalità, punti di vista, abitudini. Propongo allora che il Voto non sia più tanto quello di portare cera alla Madonna, ma di imparare le mille lezioni che trascuriamo da troppo tempo e cioè: che siamo tutti fragili e tutti legati: ci si salva tutti o nessuno, perché siamo “fratelli tutti” e sulla stessa barca! Che per curare la salute di noi uomini dobbiamo cominciare dalla salute di alberi, animali, aria, acqua, terra, ambiente. Che l’uomo è parte della natura viva, i soldi no. Che ricuperiamo la civiltà della cura e l’economia circolare, quella che non butta ma riporta a nuova vita. Avverrà così che l’immenso dolore che stringe i cuori in questa pandemia sarà non dolore di morte, ma avrà tutte le caratteristiche dei dolori del parto!”
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