Impianti di sci chiusi, Fontana e Garavaglia: “La Lombardia ha subito un danno che deve essere risarcito”
Dopo l'incontro che si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 15 febbraio al Pirellone si è svolta una conferenza stampa. Il Governatore: "La contestazione è sul metodo della decisione"
La doccia fredda di domenica sera, quando dal Governo è arrivato il rinvio delle aperture degli impianti di risalita per lo sci, una misura che ha colpito il mondo del turismo della Regione Lombardia. Nel pomeriggio di lunedì 15 febbraio al Pirellone si è svolto un incontro con il Governatore Attilio Fontana, il ministro del turismo Massimo Garavaglia, gli assessori regionali Lara Magoni – turismo – e Massimo Sertori – montagna – e gli stakeholder degli operatori del settore, circa 80 persone collegate, compreso il ministro agli affari regionali Maria Stella Gelmini.
Al termine dell’incontro si è svolta una conferenza stampa per svelare gli argomenti che sono stati trattati nel corso della riunione. Il primo a prendere parole è stato il “padrone di casa”, Attilio Fontana: «È stato un incontro nel quale abbiamo ascoltato le grida di dolore di tanti operatori e anche tanti esponenti di enti locali e comunità montane. Tutti gli interlocutori hanno dimostrato delusione per quanto successo, sottolineando che questo può essere un colpo decisivo per i vari comprensori. La contestazione è sul metodo: una settimana fa il Cts ha dato il via libera, la Lombardia ha emesso un’ordinanza in rispetto delle regole concordate tra regioni, Governo e, appunto, Comitato tecnico scientifico. Come Lombardia era anche più rigorosa, al 30 per cento. All’ultimo momento, quando le persone avevano già speso denaro e risorse, è arrivata questa doccia gelida. Da parte di tutti è arrivata la richiesta di ristori ma anche rimborsi. Da parte mia credo che il sistema così come è organizzato oggi. Soprattutto va nella direzione di non contrastare l’epidemia».
Il ministro al turismo Massimo Garavaglia ha invece spiegato: «È stata una riunione operativa: vogliamo capire l’entità del danno subito dagli operatori della montagna, perché crediamo che ci sia stato un danno; pensiamo per la Lombardia si tratti di circa 4,5 miliardi di Euro, secondo i primi documenti che abbiamo in mano. Bisogna dare una risposta subito, già nel prossimo decreto, la aspettiamo nel prossimo Testo. La montagna per ora è stata dimenticata, ci sono alberghi che non hanno lavorato per 10 mesi. Bisogna trovare indennizzi importanti per evitare che la gente non riesca ad andare avanti. Per ripartire servirà programmazione, pensare con serietà a cosa succederà questa estate, ma per tempo. Non possiamo permetterci di perdere competitività contro i nostri competitori, bisogna usare i soldi del recovery nel giusto modo per ripartire al meglio».
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