Va dal dentista e si sveglia dopo otto ore con la bocca distrutta
La surreale e drammatica vicenda è accaduta nel maggio 2014 a una giovane, all’epoca non ancora trentacinquenne, che adesso si è rivolta ad un avvocato e sta ancora cercando di ottenere giustizia
Va dal dentista per farsi ricementare una corona e si sveglia dopo otto ore con la bocca distrutta: la surreale e drammatica vicenda è accaduta a una giovane (all’epoca non ancora trentacinquenne) che adesso si è rivolta ad un avvocato e sta ancora cercando di ottenere giustizia.
Alina Babakhanova, questo il nome della ragazza di nazionalità armena, in quello sciagurato giorno di maggio del 2014 si ritrovò in bocca una corona provvisoria staccatasi da un impianto dentale precedentemente posizionato dal suo dentista in Ucraina in attesa di confezionare quella definitiva di lì a poco. Un evento banale che può essere capitato alla quasi totalità di noi e che si risolve con un breve passaggio dal dentista o addirittura con un particolare cemento fai da te che si può comperare in qualunque farmacia.
La sfortunata ragazza trovandosi a Como si rivolse ad una nota clinica dentale cittadina (la foto è generica e d’archivio): secondo i suoi legali il direttore, invece di limitarsi alla semplice ricementazione, dopo averle eseguito una radiografia panoramica e dieci radiografie endorali, «le descrisse una situazione dentale talmente compromessa da farle rischiare, a suo dire, entro breve tempo una pericolosissima infezione del sangue che sicuramente sarebbe esitata in una meningite purulenta che le avrebbe compromesso irreparabilmente le funzioni cerebrali se non addirittura portata alla morte».
A questo è seguita «una drammatica seduta programmata di lì a breve»: anestetizzata per oltre otto ore, la ragazza ha subìto l’asportazione dei molari inferiori e dell’impianto dentale già posizionato nei mesi precedenti.
«Questo fu l’inizio di un vero e proprio calvario psicofisico fatto di dolori, infezioni e cure antibiotiche del tutto inutili che si protrassero per mesi durante i quali nessuno degli interventi eseguiti andò a buon fine tanto che le vennero estratti ancora due molari, le vennero rimossi due ponti perfettamente sani e infissi due altri impianti senza che ce ne fosse alcuna necessità in maniera tanto maldestra da lesionarle i denti naturali vicini» spiega l’avvocato Marco Negretti, legale di fiducia di Alina (affiancato dall’avvocato Ernesto Credendino di Saronno, per la parte civilistica).
«Tutto ciò continuò in un crescendo di insuccessi, denti persi dolori inenarrabili fino a quando la stessa assistente del Dottore consigliò, in separata sede, Alina di rivolgersi ad un altro dentista per cercare di porre fine a questo massacro. Dopo tutto questo patire è naturale che la paziente citasse in giudizio il professionista autore di tutto ciò dichiarandosi davanti al giudice civile, fin da subito, pronta a rinunciare a quanto a lei dovuto così come richiesto in sede civile in funzione di veder riconosciuta la responsabilità penale per lesioni personali del professionista. Ad oggi Alina non è ancora riuscita a vedere soddisfatte le sue ragioni perché il consulente tecnico nominato dal Giudice Penale, senza che possedesse quel minimo di requisiti scientifici necessari, sconvolgendo del tutto inaspettatamente il giudizio unanime di colpevolezza espresso dai più prestigiosi luminari dell’Odontoiatria legale italiana intervenuti a vario titolo nel processo, ha valutato che nulla dell’operato del dentista fosse errato o addirittura nocivo».
La vicenda giudiziaria non è ancora conclusa e «si è interposto Appello per poter soddisfare la ricerca di giustizia per dei fatti che la hanno completamente sconvolta e distrutta». Con l’Appello si cercherà di ottenere una rivisitazione e rinnovazione della CTU che – dicono gli avvocati – ha dato dei riscontri inaccettabili e incomprensibilmente contrari alle rilevanze evidenziate da tutti gli altri periti coinvolti nella vicenda giudiziaria. «Si cercherà di confermare i fatti e le circostanze così come sono realmente avvenuti e non come, purtroppo, falsamente ricostruiti anche dai testimoni intervenuti nel corso del dibattimento di primo grado ove lo stesso Giudice pur consapevole delle false dichiarazioni, per non procedere a falsa testimonianza, ha cercato di indirizzare una ricostruzione confacente ai fatti». Il legale contesta anche tre preventivi emessi nello stesso giorno, consensi con firme false, cartelle cliniche sottratte, oltre alle scelte cliniche considerate inadatte.
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