Banfi e Indelicato: “Aiuti alimentari a Saronno, dove sono finiti?”
Aiuti alimentari per chi ha perso il lavoro o ha avuto minori entrate a causa della pandemia e del lockdown: a Saronno si rinfocola la polemica. A sollevare nuovamente la questione sono i consiglieri comunali Alfonso Indelicato e Francesco Banfi
Aiuti alimentari per chi ha perso il lavoro o ha avuto minori entrate a causa della pandemia e del lockdown: a Saronno si rinfocola la polemica. A sollevare nuovamente la questione sono i consiglieri comunali Alfonso Indelicato e Francesco Banfi, che hanno anche depositato un’interrogazione urgente in Comune per chiedere conto
. della destinazione dei 99.791,26 euro che restano nelle casse del Comune di Saronno dall’iniziale dotazione di 209mila euro stanziata dallo Stato ed erogata tramite la Protezione Civile a marzo;
. la ragione degli 89mila euro messi da parte -in quanto mai oggetto di spesa urgente- come “interventi assistenziali” con la Del. G.C. 2020/55 successivamente ratificata dalla Del. C.C. 2020/13;
. circa la mancata pubblicizzazione della seconda tranche di aiuti alimentari, la contemporanea possibilità di buoni alimentari (rif. Det. 2020/290 “Buoni COVID 19 per acquisto generi alimentari” ) e la successiva elargizione di contributi economici (rif. Det. 2020/352 “Contributi economici tramite CRS – COVID 19 – Periodo Giugno”);
. strategie e tempistiche di utilizzo dei restanti 99.791,26 euro.
LA LETTERA FIRMATA DA BANFI E INDELICATO
Passano le settimane passano i mesi, ma il mistero dei fondi pervenuti al nostro comune per “misure urgenti di solidarietà alimentare”, come da ordinanza n. 658 della Protezione Civile, rimane un mistero. E non si tratta proprio di spiccioli: risulta che, dei 209.000 euro pervenuti, circa 100.000 sono quelli non ancora utilizzati.
Misure “urgenti” recitava l’epigrafe dell’ordinanza, ma se gli indigenti avessero dovuto attendere, per sfamare se stessi e le proprie famiglie, l’arrivo della prima tranche di aiuti (quelli elargiti sotto forma degli sciagurati “pacchi”), avrebbero atteso da un mese a quaranta giorni circa, e così avrebbero fatto la misera fine del Conte Ugolino.
Per fortuna i saronnesi, poveri e ricchi, sanno come cavarsela, oppure sono accorti risparmiatori, e di conseguenza sono sopravvissuti. Peraltro nella circostanza gli stessi hanno scoperto di avere, nell’Assessore alla partita, non un mero assessore, ma un padre buono, in grado, in quanto tale, di insegnare loro la dote preziosa della morigeratezza. In questo egli è stato supportato, da par suo, dal Sindaco, il quale si preoccupava che i bravi cittadini non scialacquassero i denari in leccornie da gourmet. Questo per tacere dei loschi traffici di buoni-spesa, degni di autentici borsari neri, nei quali avrebbero potuto indulgere nonostante la forte tempra insubre. Da tutto ciò l’indole spartana di quei primi pacchi alimentari, che contenevano granaglie assortite, vario scatolame e altre derrate degne del razionamento in tempo di guerra, e forse – dissero alcuni maligni – all’ultima guerra effettivamente risalenti.
Successivamente, però, l’Amministrazione concedeva una silente – perché mai pubblicizzata – seconda tranche di pacchi, dentro i quali era rinvenibile anche un sobrio buono alimentare da spendersi oculatamente presso i principali supermercati saronnesi e in una rinomata macelleria/gastronomia del centro. Questa seconda tranche veniva richiesta dai cittadini in misura inferiore rispetto alla precedente, e la circostanza forniva all’Assessore lo spunto per affermare che i cittadini bisognosi non fossero poi tanti, e che di conseguenza egli aveva avuto ragione nel non trasformare i saronnesi in ricchi epuloni.
I soliti maligni – sempre in agguato, come la Reazione – dissero allora che in realtà i bisognosi c’erano eccome, ma che preferivano morire di fame piuttosto che sobbarcarsi di tutte le incombenze burocratiche necessarie per ricevere gli aiuti: nucleo familiare, ISEE (che durante la quarantena non era calcolabile né certificabile), buste paga, conto corrente, dichiarazioni varie, suppliche ginocchioni, bacio della pantofola e quant’altro. Ai posteri, sul punto, l’ardua sentenza.
Ci scusiamo per il lungo excursus, ma ci è sembrato utile per comprendere la prospettiva in cui valutare questo congelamento di fondi. È una prospettiva pedagogica che coinvolge non più il saronnese uti singulus, ma l'intera cittadinanza, indirizzandola sulla via del risparmio, quindi della virtù.
Abbiamo naturalmente scherzato, ma non troppo. L’interrogativo circa i 100.000 congelati rimane, anche perché l’amministrazione, sul punto, è riservatissima. Non ci resta che concludere, citando Flaiano, che anche in relazione agli aiuti alimentari a Saronno la situazione è grave, ma non seria.
Alfonso Indelicato – Francesco Banfi, consiglieri comunali a Saronno
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