La via di Confartigianato per la ripresa. Galli: “Da qui non si torna indietro”
Anche le imprese artigiane cercano una nuova normalità dopo l'emergenza. "Senza una politica industriale seria il declino non si fermerà"
Ad ascoltare Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, si capisce immediatamente perché, nonostante un sistema paese disastrato, l’Italia sia ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa. Gli imprenditori, a differenza dei politici, hanno di default la capacità di dare risposte ai problemi e ai bisogni della società.
Andrea Camilleri lo avrebbe detto con queste parole: «Ma che ci accucchia la putia con la politica?». In effetti, le imprese, le putie (botteghe), sono un mondo a parte. Hanno tempi di reazione e velocità diverse rispetto alla politica. Però nonostante i due mondi non parlino la stessa lingua, l’Italia che produce se l’è sempre cavata alla grande.
Ma quando Galli attacca a parlare della crisi innescata dal coronavirus precisa: «Fino ad oggi ci è andata bene. Ora siamo arrivati a un punto di non ritorno e senza una politica industriale seria il declino delle imprese italiane continuerà inarrestabile». Le parole del presidente di Confartigianato sono come lastre di plexiglas che dividono il presente dal passato e lasciano intravedere un futuro solo a certe condizioni che lo stesso Galli elenca nella presentazione del manifesto della ripartenza.
Dentro ci sono tutti i temi cari agli imprenditori: lo smantellamento della burocrazia asfissiante, il potenziamento delle infrastrutture fisiche e digitali, l’alleggerimento della pressione fiscale, la semplificazione delle procedure e il rispetto dei pagamenti. Ma le parole che colpiscono sono altre.
Galli parla di «fiducia da dare e da ricevere per costruire una nuova normalità. Una società migliore più sinergica nelle relazioni». Fiducia che dovrebbe essere un caposaldo nei rapporti economici a partire da quello con le pubbliche amministrazioni e tra grandi e piccole aziende. «Durante il periodo della crisi è capitato più volte che con la scusa del lockdown, anche società ben capitalizzate abbiano stoppato i pagamenti alle aziende più piccole».
E che dire dell’ambiente «poco rispettato nella sua accezione più ampia». Le imprese operano infatti in un ecosistema globalizzato e complesso e perciò devono «sviluppare una sensibilità sui diritti di genere, sulle religioni e le culture diverse». Sono dunque i valori che possono cambiare questa ripartenza. Galli intercetta una sensibilità che si è già manifestata a livelli più alti, ma solo a parole. Basti pensare al manifesto pubblicato da Business Roundtable e sottoscritto dai ceo delle più grandi multinazionali. Ora sono i piccoli a parlare e lo fanno escludendo la pancia dai loro discorsi, mettendo in gioco la loro credibilità.
Galli prosegue con il welfare di comunità, una formula che coinvolge «imprese, enti e istituzioni locali». Parla di riorganizzazione che non va declinata solo in termini di produzione, ingegnerizzazione e progettazione, ma anche «in termini di sicurezza per collaboratori, clienti e fornitori nella prospettiva di una convivenza con il Covid-19». Bene i crediti d’imposta come metodo per sostenere le accelerazioni produttive, occorre però tagliare il costo del lavoro «per mettere più soldi in tasca ai lavoratori e rimettere in moto la domanda interna». Pessimo e ingiusto il ricorso al click day, oltre che poco trasparente.
Nella parte riguardante il territorio Galli si sbilancia non poco provando a forzare un concetto di vocazione non facile da definire quando si parla di una provincia dalle molte facce, capace di interpretare il cambiamento in modi totalmente diversi in una manciata di chilometri. I recenti studi condotti in collaborazione con The European House- Ambrosetti hanno individuato nella mobilità sostenibile il terreno adatto dove coltivare il futuro della provincia. «Se il nord guarda al turismo – ha detto il presidente di Confartigianato – il sud deve agire prendendo in considerazione un contesto trasversale che unisce tutta la fascia subalpina. Noi crediamo che un progetto di mobilità sostenibile e di green economy possa rigenerare il tessuto economico e restituire una nuova vocazione produttiva e di servizio».
Quest’ultimo passaggio è fondamentale per capire come secondo Confartigianato dovrebbe essere rimodulato il rapporto con Milano e tutta l’area metropolitana. «Il sud del nostro territorio potrebbe essere il polmone per la grande metropoli, può offrire servizi di avanguardia e aiutare a rivedere un modello che in questa crisi ha mostrato la sua debolezza».
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