Test sierologici: l’appello dei sindaci dell’Alto Milanese al presidente Attilio Fontana
La lettera congiunta firmata da circa 90 sindaci dei Comuni dell'Alto Milanese al presidente regionale Attilio Fontana circa le modalità e i criteri di applicazione dei nuovi test sierologici. Tra questi anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala
«E’ notizia di questi giorni che alcuni comuni hanno cominciato a far effettuare test sierologici a pagamento a favore dei propri cittadini per la ricerca di anticorpi anti-Covid-19.
L’eventuale presenza di anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta al virus non descrive lo stato di infezione ma racconta il possibile contatto del nostro organismo con il virus. Per queste ragioni, il ricorso a questi test può essere decisamente utile per capire quali persone possano essere immunizzate nei confronti del Covid-19 e, se effettuati massicciamente, per comprendere quale possa essere stata la reale incidenza dell’epidemia sulla popolazione. Si tratta quindi di una strategia diagnostica che è complementare ai tamponi, ma non li sostituisce. Inoltre è emerso come i test sin qui impiegati nelle realtà locali che vi han fatto ricorso siano privi delle necessarie certificazioni delle autorità sanitarie. La questione dell’affidabilità è centrale: pare infatti che alcune di queste analisi forniscano risultati rilevanti in termini di “falsi positivi”, ossia di persone che risulterebbero avere anticorpi contro il virus senza mai esservi stati in contatto, esclusivamente per via di una debolezza della procedura. Oltre a sovrastimare quindi i numeri dei contagiati, test non affidabili possono far credere erroneamente a persone suscettibili di essere immunizzate e pertanto fuori pericolo. Per questi motivi c’è la necessità che queste procedure vengano realizzate solo con dispositivi certificati, come nel caso del kit sviluppato dal San Matteo di Pavia.
Recentemente il Presidente Fontana ha dichiarato che a partire dal 21 aprile Regione Lombardia effettuerà fino a 20.000 test sierologici al giorno, partendo da Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona. Il rischio è che in assenza di una procedura chiara, si generino numeri non confrontabili e pertanto di scarsa utilità, similmente a ciò che sta avvenendo per i tamponi, e che l’intervento si rilevi, oltre che non indicativo, poco efficace.
Siamo quindi ad appellarci al Presidente Attilio Fontana affinché:
➢ Venga comunicato ai comuni quanti tamponi sono stati effettuati sui propri abitanti, lavorando inoltre a un’anamnesi schematica delle persone contagiate – post 23 febbraio – che raccolga informazioni rispetto al possibile contatto con altre persone positive e con il personale sanitario, ad eventuali ricoveri in ospedale, alla continuità lavorativa, all’impiego dei mezzi pubblici.
➢ Si definisca una nuova strategia complessiva di intervento a livello regionale che tenga conto delle modalità con cui devono essere effettuati i test sierologici, e che riveda le direttrici sin qui seguite per il tamponamento, considerando che i due approcci sono complementari;
➢ tale nuovo scenario venga sviluppato, sotto la stretta regia di Regione Lombardia e avvalendosi dei presidi sanitari locali, su tutto il territorio lombardo, includendo la Città Metropolitana di Milano che nell’ultima settimana ha mostrato numeri preoccupanti e che sin qui è risultata esclusa;
➢ Si guidino i comuni, ribadendo l’esigenza di una cabina di regia regionale: è assolutamente necessario che vengano impiegati criteri omogenei, a partire dalla scelta di test affidabili e comparabili tra loro.
➢ Si individui un campione della popolazione altamente significativo, provincia per provincia, su cui possa essere eseguito il test e che possa essere valido ai fini del monitoraggio dell’evoluzione dell’epidemia nella Regione».
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