Nel laboratorio di Andrea Leanza, il “truccatore speciale” di Hammamet
Il laboratorio all’interno dello Spazio Must in via Antici a Saronno. Un vero e proprio rifugio dove si creano personaggi e si studiano nuove tecniche e soluzioni innovative per rendere sempre migliore l’essere prosthetic makeup artist
Ha cominciato nel garage di casa sua, “usando” i sette fratelli come cavie, sperimentando, giocando con la plastilina, il Das e addirittura la cera che ricopre il Galbanino per creare forme e volti. La sua passione sono i dinosauri, ma tutti si sono accorti di quanto sia bravo anche e soprattutto con gli umani sul set di Hammamet, dove ha letteralmente trasformato Pierfrancesco Favino in Bettino Craxi.
Oggi Andrea Leanza lavora nel suo laboratorio di Saronno, all’interno dello Spazio Must in via Antici. Un vero e proprio rifugio dove si creano personaggi e si studiano nuove tecniche e soluzioni innovative per rendere sempre migliore l’essere prosthetic makeup artist, o “truccatore speciale” come si definisce il 38enne originario di Catania, ma Varesotto d’adozione da quando era in fasce.
Insieme a Federica Castelli è stato ammirato e osannato per il lavoro fatto sul volto di Favino, letteralmente trasformato nel leader del PSI. Grazie a ore e ore di trucco sul set, ma anche mesi di preparazione prima, studio dei materiali, lavoro sulle sculture stampate in 3D sulle quali per settimane sono stati incollati pezzi di trucco, nove in totale, per arrivare al risultato finale, che rasenta la perfezione: «In realtà sia io che Federica abbiamo notato alcuni difetti guardando il film sul grande schermo, ma si sa che la perfezione non è di questo mondo – spiega Andrea mentre lavora nel laboratorio della ALCFX, la Andrea Leanza Creatures FX, il nome del suo gruppo composto da una decina di collaboratori -. Siamo stati impegnati sul set per 39 giorni, più 5 di provini. Prima abbiamo lavorato qui in laboratorio per poi trasferirci a Legnano dove si sono girate le prime scene, poi in Tunisia a casa di Craxi. Ogni mattina servivano almeno 4 ore di trucco: si cominciava dai capelli di Favino, incollati con un gel molto forte; poi si posizionava la sottocalotta, si incollavamo le protesi, il collo, il naso, il labbro superiore, i lobi delle orecchie, le guance, il mento, il labbro inferiore, la testa e le palpebre. Infine, dopo il turno del parrucchiere, si posizionavano le sopracciglia. Abbiamo creato più di 500 pezzi in tutto tra set, scarti e test. Un lavoro impegnativo, fisico, ma anche mentale: serve grande concentrazione e precisione».
Andrea ha cominciato con tanta gavetta, da quando studiava al liceo artistico di Varese e lavorava come apprendista scenotecnico. Ha girato per l’Europa, tra Londra, la Svezia, la Spagna, prima di tornare a casa, a Saronno, dove ha trovato l’ospitalità dello Spazio Must: «È stato indispensabile avere questa collaborazione – commenta -. È nato un rapporto molto positivo, sono molto contento di poter avere questo laboratorio dove, quando non sono in giro per lavori, sto con il mio team: qui sperimentiamo, proviamo, creiamo, confrontandoci tra di noi».
A lavorare in laboratorio c’è anche la sorellina “numero otto”, Giorgia, la più piccola della famiglia Leanza con i suoi 19 anni. Ha cominciato come cavia, con Andrea che simulava ferite sulle braccia o trucchi speciali sulla faccia ed ora collabora insieme agli altri componenti del team, Alessandro La Mosca Ambrosini, Denise Boccacci, Stefano Borella, Camilla Cavenaghi, Christian Colombo, Arianna Ferrazin, Elisa Ferrotto, Davide Dave Marino, Chiara Solina, Elisabetta Zanieri, Mauro Zenoniani.
Con alcuni colleghi anni fa è stata anche creata una rete poi diventata associazione, la EffectUs guidata Valentina Visintin, che fa un evento annuale a Roma: «Nel 2020 a settembre ci sarà la sesta edizione, coinvolge circa 800 persone ogni anno, diffondiamo la mentalità della condivisione e del lavoro di qualità, per fare gruppo e fare corsi, formazione – spiega Leanza -. È importante per farci conoscere e riconoscere come realtà».
«Il mio rapporto con Saronno? Vivo la città molto di più da quando sono tornato nel 2016 – racconta -. Vivo la maggior parte del tempo in laboratorio, spesso facendo nottate di lavoro quando ci sono scadenze impellenti. Ma esco anche, vado in piazza per un aperitivo, due chiacchiere. Sto vivendo posti che non avevo mai frequentato prima».
La passione di Andrea fin dai primi tempi sono i dinosauri: ha realizzato uno Spinosauro lungo 16 metri con tutte le caratteristiche scientifiche del caso, che è finito sulla copertina del National Geographic. Ma gli umani sono un obiettivo ormai raggiunto: «È un sogno realizzato riuscire a fare una trasformazione credibile di un personaggio umano – spiega Leanza -. Non solo Favino-Craxi, ma anche altri come Amundsen ad esempio. L’iperrealismo di un lavoro del genere dà una soddisfazione enorme. Certo, ci vuole tanta energia e un rapporto con l’attore “speciale”: per trasformare una persona in un personaggio devo infilargli le mani in bocca, rasargli i peli, mettergli la dentiera, stargli addosso per ore. È indispensabile che si crei un clima di fiducia reciproca. Con Favino è successo, poi lui ci ha messo la sua enorme bravura, entrando nel personaggio con i gesti, la voce, i movimenti. Certo che anche il trucco ha fatto la sua parte, credo…».
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