Ricordi e aneddoti della grande nevicata del 1985
Vi abbiamo chiesto dove eravate e cosa stavate facendo mentre fuori cadeva la più grande nevicata degli ultimi decenni: ci avete raccontato un sacco di cose divertenti, con un velo di nostalgia per un periodo lontano di cui resta vivo il ricordo
La grande nevicata del 1985 ha compiuto 35 anni lunedì 13 gennaio. Fu proprio nella notte tra domenica e lunedì che i primi, copiosi, fiocchi di neve caddero su tutta la Lombardia, nell’area del Milanese innanzitutto, ma anche dalle nostre parti in una quantità mai più vista. Col passare dei giorni la neve lasciò posto al ghiaccio, che si sciolse completamente parecchie settimane dopo.
Il ricordo di quei giorni è ancora vivo, anzi vivissimo. Abbiamo chiesto ai nostri lettori e fan su Facebook di raccontarci cosa stessero facendo in quei momenti e in moltissimi ci hanno risposto prontamente, ricordando con un po’ di nostalgia le strade deserte e bianche e i paesaggi surreali. Senza dimenticare i tanti disagi che quella nevicata provocò.
Parecchi quelli che hanno passato intere giornate a spalare, per lavoro o per provare a liberare auto e strade intrappolate dalla neve: chi ha fatto lo spalatore giornaliero e per 15 giorni non ha smesso un attimo di lavorare (Massimo ne fu felice: “Guadagnai 300 mila lire da disoccupato spalando e spalando”), chi si è prodigato per liberare la strada davanti a casa (Corrado, fuori da casa sua alle 4.30 per poter andare a lavorare), chi si è spezzato la schiena per permettere alla moglie (o al marito) di andare al lavoro, chi era al lavoro in ferrovia e ha sgobbato per pulire scambi, binari e vagoni dai metri di neve caduti in quei giorni (Annamaria, alle 4 per strada per riuscire a raggiungere il passaggio a livello dove lavorava). Marco invece rimase “a casa bloccato da un mezzo spazzaneve che per ripicca mise la neve della strada a fianco davanti al mio cancello”. Nicoletta ricorda che aveva “16 anni e mio padre allora contadino per non farmi perdere la giornata mi accompagnò al lavoro con il trattore”
Ci sono poi i racconti di chi ha tentato di raggiungere Milano in treno per andare all’Università o al lavoro. Rosi racconta: “Esame di Letteratura Inglese 3: in treno ovviamente super in ritardo delle Nord, su una gamba sola da quanto era pieno, ed io carica di libri per l’esame. Un incubo”. Peggio è andata a Barbara: “Sono partita come una scema per andare in Università Cattolica per una lezione di glottologia che guai a perderla perché c’era un professore terribile. Viaggio drammatico col treno, tutta la strada a piedi con neve alle cosce, arrivo arrancando davanti all’Università e… chiusa! Il ritorno a Saronno è stato anche peggio. E non c’erano telefonini per avvisare a casa…”. Ancora Silvia: “Ero pendolare sulla Saronno-Milano, si prendeva il primo treno che partiva e se era già affollato si saliva su quello dopo, senza orari e poi a camminare fino a casa tra cumuli di neve, a Milano si scendeva dagli autobus a spingere quando era necessario, però ne ho un ricordo bello”. Antonio Codega, consigliere comunale saronnese, racconta: “Io invece lavorando a Milano in corso Sempione e dovendo essere sul posto di lavoro alle 9, non mi ricordo l’orario del treno, comunque sono sceso alla Bullona e mi sono incamminato fino alla mia ditta….Ho aperto il reparto. Ero l’unico. Tutti gli altri che abitavano a Milano sono arrivati verso le dieci del mattino”. Nadia ricorda quel giorno “indimenticabile e bellissimo, a Milano in ufficio, ma il ritorno è stato difficile”.
C’è poi il lungo elenco dei genitori, che ricordano quei giorni con affetto e tenerezza. Susanna era incinta di sei mesi e andò a lavorare, Liliana, Giuditta, Rosy restarono a casa col loro pancione, Patrizia fece un pupazzo di neve col suo Simone, un’altra Patrizia era in ospedale a Gallarate coi suoi due gemelli appena nati, Tiziana restò “chiusa in casa con un bimbo di 4 mesi sperando che il latte e i pannolini bastassero” mentre Maurizio si mise “a spalare la neve per portare la moglie in ospedale per far nascere il nostro meraviglioso figlio”. Tanti ragazzi e bambini di allora non andarono a scuola per rimanere a giocare con la neve su prati, discese, strade.
C’è anche chi si è sposato proprio in quei giorni, come Enrica: “Io mi sono sposata, a Caronno Pertusella, tra muri di neve. Sabato 19 gennaio 1985…”, e Giusy “io mi sono sposata il 19 gennaio una ruspa ha fatto la neve sul piazzale della chiesa”, mentre c’è chi come Enio quel lunedì 13 gennaio fece l’esame per la patente: “Auto con catene e via per Saronno”.
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