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Le liti tra padre e figlio andavano avanti da tempo

Un solo colpo di coltello a una spalla ha reciso un'arteria ad Angelo Alberti. Il figlio ha ammesso l'omicidio nella notte. I vicini udivano da tempo le liti tra i due, forse a causa della malattia degenerativa del padre

Le liti andavano avanti da molto tempo. A confermarlo sono stati anche i vicini di Angelo Alberti (a destra nella foto), l’anziano ucciso dal figlio Luca martedì sera, a Saronno, nell’appartamento dove i due vivevano, al secondo piano di una palazzina di piazza del Santuario. Dopo la tragedia molti dei residenti sono stati portati in caserma dai Carabinieri di Saronno, per raccogliere la loro testimonianza. Come dichiarato da alcuni vicini, infatti, erano frequenti le liti, anche ad alta voce, tra padre e figlio. 

All’origine delle discussioni vi erano sì le intemperanze del figlio durante gli anni, ma anche la malattia del padre, da tempo affetto da Alzheimer. Stando a una prima ricostruzione fornita in una nota stampa dei carabinieri non ci sarebbero state più coltellate, come ipotizzato in un primo momento, ma una sola, quando Luca «colpito da un raptus ha sferrato un fendente alla scapola destra del padre, recidendogli un’arteria». Pare che il figlio abbia reagito perchè disturbato dalle crisi del padre, mentre guardava la televisione. L’arma del delitto è un comune un coltello da cucina. Il figlio ha poi chiamato il 118, il quale ha allertato i carabinieri. Sul posto, però, i medici hanno potuto soltanto constatare la morte dell’uomo. 

Luca Alberti all’arrivo dei Carabinieri avrebbe negato all’inizio di essere il responsabile della morte del padre. È stato quindi portato in caserma e soltanto intorno alle 4 del mattino ha confessato l’omicidio. Intanto, durante le deposizioni raccolte tra i vicini, sarebbe emerso che si udivano spesso le urla delle liti tra i due e che la situazione sarebbe stata anche segnalata ai servizi sociali del Comune. Il figlio 46enne non aveva denunce per le discussioni con il padre, solo qualche precedente per guida in stato di ebrezza. I vicini lo descrivono come una "testa calda", una persona che il padre, già in tempi di lucidità prima della malattia, non riusciva a tenere a bada. Nonostante questa sua tendenza alla violenza, il fratello (che vive fuori provincia) e la sorella pare che avessero accettato il fatto che fosse lui ad occuparsi dell’anziano genitore. A questo va aggiunta la questione economica: Luca non lavorava da tempo e, quindi, non aveva alcuna fonte di sostentamento se non la pensione del padre.

L’autorità giudiziaria, nella persona del Pubblico Ministero Nicola Rossato, ha disposto gli esami del sangue e tossicologici nei confronti di Luca Alberti, forse per capire se martedì sera si trovasse in stato di alterazione da alcol o altre sostanze. Intanto, la costernazione della città di fronte al tragico omicidio viene espressa anche dal sindaco Luciano Porro: «Sono davvero colpito da questa nuova tragedia che, secondo quanto emerso nelle ultime ore, ha purtroppo assunto i connotati di un dramma familiare. Conoscevo Angelo Alberti di vista, ricordo la sua partecipazione al Gruppo Amatori Podismo quando ero giovane. Negli ultimi anni lo incrociavo mentre camminava per il quartiere. L’ultima volta che l’ho visto, qualche settimana fa in Santuario, era in occasione di un funerale. Si è avvicinato alla bara più volte ma sembrava decisamente confuso. Ora capisco che era a causa delle sue condizioni di salute».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 26 Marzo 2014
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