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“Siamo una famiglia che da 100 anni ha messo le ali”

La famiglia Stiavelli è titolare dell'azienda Rotodyne, da quattro generazioni lavorano nel settore della produzione di macchinari per il collaudo e manutenzione di aerei ed elicotteri

«Siamo una famiglia che da 100 anni ha messo le ali, siamo degli artigiani del volo e ne siamo fieri». Sono le parole di Marco e Francesco Stiavelli, amministratore unico e responsabile del commercio estero della Rotodyne di Saronno, azienda leader nella produzione di attrezzature per il collaudo e la manutenzione di aerei ed elicotteri. Con oltre 30 dipendenti e uno stabilimento appena aperto a Caronno Pertusella, hanno commesse da tutto il mondo, oltre ad Agusta e Alenia-Aermacchi.
L’azienda è stata creata nel 1981 dal padre Giorgio Stiavelli, ma il nonno Giuseppe e lo zio Malio (detto Mumù) hanno avviato nel 1914 la passione per il volo che trascinato tutta la famiglia. Oggi festeggiano 100 anni, anche con una piccola mostra fotografica nei neonati capannoni di Caronno, che sarà visitabile su invito.

«Nessun’altra azienda che oggi lavora nel mondo dell’aeronautica può vantare d’essere l’espressione di ben quattro generazioni di una famiglia di progettisti – spiegano i due fratelli -. Tutto ha avuto inizio alla vigilia della grande guerra, che l’anno successivo avrebbe coinvolto anche l’Italia. Due fratelli gemelli toscani, freschi di laurea in Ingegneria, e arruolati come ufficiali d’Artiglieria entrano in contatto con il mondo delle macchine volanti. I due se ne appassionano al punto di farne una ragione di vita. Comincia Giuseppe, al quale l’Esercito assegna il compito di delocalizzare in Sicilia parte della produzione aeronautica nazionale. Realizzano così il velivolo biplano SLD. Costruito in 200 esemplari per la prima guerra mondiale».

Terminata la guerra, Giuseppe entra a far parte del Genio Aeronautico, nel quale arriva poi ai massimi livelli di responsabilità. Nel frattempo, il gemello Manlio viene assunto come progettista d’idrovolanti da trasporto ai cantieri di Marina di Pisa. Questa passione viene tramandata anche a Giorgio, figlio di Giuseppe: appena laureato nel 1956, coordina le prove di volo del primo prototipo supersonico italiano, l’Aerfer Sagittario II.
«Purtroppo però – spiega Marco, figlio di Giorgio, oggi amministratore delegato della Rotodyne – gli americani fermarono il progetto. Era troppo avanti rispetto a quello che stavano facendo loro e l’Europa nel dopoguerra doveva fare quello che dicevano. L’ingegno del nonno viene però premiato e s’apre così la sfida dello sviluppo di nuovi equipaggiamenti per il controllo funzionale di velivoli sempre più complessi. Per quasi 25 anni svolge quest’attività presso l’Aermacchi di Varese e, al momento della sua cessione a Finmeccanica agli inzi degli anni Ottanta, decide di proseguirla in proprio, creando la Rotodyne qui a Saronno».

«Oggi facciamo ancora quello per cui è nata l’azienda, ovvero forniamo attrezzature che vengono impiegate nell’ambito della manutenzione e revisioni di aerei ed elicotteri, oltre ad attrezzature che alimentano di energia elettrica e idraulica gli aeroplani in fase di manutenzione e collaudo – prosegue Marco Stiavelli -. Ancora oggi i nostri prodotti vengono venduti insieme agli elicotteri Agusta e vengono distribuiti in tutto il mondo. Siamo in 30 persone interne, poi ci si appoggia in esterno per carpenteria e verniciatura. Nel nuovo stabilimento di Caronno Pertusella sono realizzati i mezzi sofisticati capaci di controllare il funzionamento di aerei complessi come il nuovissimo caccia F-35 e non mancano le prospettive per ulteriori sviluppi nel comparto aerospaziale più ampio. Anche se il rapporto con gli americani è tutto da definire».

Sulla crisi che ha colpito l’economia nazionale l’amministratore delegato spiega che «noi non l’abbiamo particolarmente sentita. Abbiamo consegne lunghe e molti ordini. Il nostro lavoro è principalmente con Agusta e aziende ad essa legata. Ma abbiamo commesse da tutto il mondo, in continua espansione. Ci consideriamo degli artigiani del volo, perché guardiamo alla qualità dei nostri macchinari in ogni dettaglio. Questo comporta anche una grande fiducia da parte dei nostri clienti e, quindi, anche ulteriori commesse. Per questo, e per continuare a crescere, investiamo quasi sempre gli utili dei nostri bilanci. Ci piace il nostro lavoro, è la nostra passione. Mio padre è del 1929, ha 85 anni e fino al luglio scorso era tutti i giorni in azienda per almeno 4 ore. Oggi non saremmo qui a parlare se la nostra famiglia non coltivasse questa passione da 100 anni».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 12 Settembre 2014
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