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Gli infedeli delle “Nord”: il nipote le rapinava, lo zio truccava i concorsi

"Binario Rovente" è il nome dell'operazione condotta dai carabinieri di Saronno e che coinvolge tre Procure: Busto Arsizio, Como e Milano. Tutta la vicenda ruota sul Saronnese, al centro il "basista" e un sindacalista, ferrovieri, zio e nipote


Rapine alle ferrovie, ma anche concorsi truccati. E poi "colpi" in ville e aziende. E’ quanto accertato da un’inchiesta dei carabinieri che ha permesso di ricostruire mandanti ed esecutori della rapina alla stazione di Gerenzano e ad altre stazioni Fnm, ma anche di scoprire un malaffare interno ai danni dell’azienda ferroviaria. Al centro, due ferrovieri “infedeli", zio e nipote.

– Il "sindacalista" che aggiustava i concorsi

La vicenda più paradossale – e più grave, in prospettiva – dell’operazione "Binario Rovente", nata come indagine su una serie di furti, è di altro segno: è quella di Ciro P., 47enne sindacalista e dipendente delle Ferrovie Nord. Gli vengono contestati concorsi "aggiustati" per far entrare, anche in posizioni tecniche che richiedevano titoli e competenze, persone che non avevano le seconde, e forse in qualche caso mancavano persino dei primi. La gravità del caso non ha bisogno di commenti. L’uomo non avrebbe esistato addirittura ad alterare le graduatorie stabilite nel concorsi pur di far entrare in azienda "chi doveva entrare". «Se dico che tu entri nelle Ferrovie Nord, tu entri» diceva al telefono con un "candidato" dei suoi. In tipico stile clientelare, chi voleva il posto doveva prima passare da lui e affiliarsi al suo sindacato, al quale è stato iscritto fino al 31 marzo 2009, di cui era rappresentante sindacale unitario. Intanto si esercitavano pesanti pressioni sui commissari d’esame, anche ventilando "grane" sindacali giusto in caso, e ai candidati "raccomandati" si facevano sapere in anticipo non solo le domande, ma le risposte, visto che in gran parte dei casi non le avrebbero sapute mai. Tra gli aneddoti, gustoso quello di una raccomandazione non andata a buon fine perchè per colmo di sfortuna, al concorso si erano presentate due persone con lo stesso cognome è stato fatto passare… quello sbagliato («questo deficiente ha sbagliato, invece di mio cugino ha tirato dentro l’altro»).
Non finisce qui, naturalmente. Ciro P. è accusato anche di peculato per avere in più occasioni prelevato sostanziosi quantitativi di gasolio per autotrazione (40, 80, 160 litri in tre occasioni) da "piazzare" presso amici e conoscenti. L’uomo aveva altresì fatto uso di un’auto aziendale per andarsene allegramente in vacanza in quel di Cervia, con tanto di solleciti a riportarla da chi ne aveva bisogno per ragioni di lavoro. E in un caso è risultato che fu falsificata un’attestazione di presenza sul lavoro di una persona assente, il che configura la truffa ai danni dello Stato.

– Il basista e i furti a catena

C’è poi la vicenda iniziale dei furti da cui è scaturita l’operazione:. Giuseppe C., il nipote del "sindacalista" di cui sopra – che sarebbe estraneo a questo filone dell’inchiesta – avvisava i componenti della banda circa il momento in cui avrebbero potuto trovare piene le casseforti delle stazioni: sono così spariti circa 40.000 euro in contanti. «Si rubava di tutto, la banda non aveva scrupoli» ha dichiarato il capitano Paolo Degrassi (nella foto sotto con il Procuratore di Busto Dettori), al comando della compagnia dei carabinieri di Saronno. Addirittura, sempre Giuseppe C. avrebbe indicato come obiettivo ai ladri la casa di un amico da cui era appena andato a cena, ben sapendo che questi stava per partire per una vancanza in Puglia. Ma gli obiettivi erano i più svariati: abitazioni come aziende. A Turate da una ditta sono stati rubati 35.000 euro in contrvalore di carne bovina (!); un’azienda in cui lavorava la donna arrestata è stata ripulita del materiale informatico; e ancora, a Garbagnate Milanese è stata la volta di un’azienda siderurgica, dove a sparire non sono stati solo computer ad affini, ma anche sofisticate e costose apparecchiature come i calibri elettronici.

– Un’indagine complessa: competenze incrociate fra Procure

Un’indagine insolita insomma, in cui i carabinieri e la magistratura, indagando su una serie di furti compiuti da personaggi a loro già noti, sono "inciampati" in un caso di distorsione di pubblici concorsi all’interno delle Ferrovie Nord. L"Operazione Binario Rovente" è stata ricostruita in oltre duecento pagine di ordinanza. Alla fine, il bilancio è di otto arrestati, di cui uno ai domiciliari, e dieci altre persone indagate a piede libero, per qualcosa come 31 singole imputazioni diverse: dall’associazione a delinquere finalizzata al furto, a dodici furti di vario tipo, concussione, peculato, truffa ai danni dello Stato, e anche alcuni casi di spaccio di stupefacenti (cocaina) accertati per quantità modeste a carico di due degli arrestati. In carcere sono finiti alla fine Francesco C., Christian R., Vincenzo S., Pasquale I., Leonardo C., Vittorio B., Alessandra B. e i due dipendenti delle Ferrovie Nord imparentati, il "basista" Giuseppe C. e il "sindacalista" Ciro P.

Perquisizioni sono tuttora in corso in varie parti d’Italia nel tentativo di recuperare le merci rubate; si indaga per risalire ad eventuali ulteriori episodi di concussione. Saranno sentite altre persone nei prossimi giorni.
Sono state coinvolte per competenza territoriale tre Procure diverse: Busto Arsizio, Como e (marginalmente, solo per le cessioni di droga, che veniva acquistata in zona Rho) Milano. Il gip di Busto Arsizio nei primi mesi del 2008 si era dichiarato territorialmente incompetente, stralciando alcune parti dell’inchiesta e girando gli atti alla Procura di Como. La dilatazione dei tempi non ha impedito però di "concludere" con gli arresti eseguiti stanotte. A Busto il fascicolo è nelle mani del sostituto procuratore Roberto Pirro; a Como se ne occupa il collega Simone Pozzetti.
I reati sono stati compiuti negli ultimi due anni, in particolare nel 2007-2008. Tutto era partito nei primi mesi del 2008, a febbraio, quando venne arrestato in flagranza a Gerenzano Vincenzo S. mentre svuotava la cassaforte della locale stazione. Il nucleo operativo dei carabinieri di Saronno ricostruì, un po’ dalle dichiarazioni dell’arrestato (che non aveva fatto nomi), un po’ con strumenti d’indagine tradizionali, un quadro che riconduceva ad elementi noti per reati simili. Quando si passò alle intercettazioni, saltarono fuori le sorprese, e quella che era un’indagine su furti vide aprire un filone completamente diverso.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 02 Dicembre 2009
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