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Porro: “Saronno deve tornare a essere una comunità”

Intervista al candidato sindaco della coalizione di centrosinistra che riunisce Partito Democratico, Italia dei Valori, Partito Socialista, Sinistra Saronnese

Luciano PorroLuciano Porro ha 54 anni. Medico di base da 23 anni, ha preso una specializzazione in malattie infettive. Consigliere comunale dall’80 al ’90 per la Democrazia Cristiana, ha lasciato la politica prima dell’arrivo di Tangentopoli. È tornato nel ’94, facendo nascere la lista Civica di centrosinistra Costruiamo insieme Saronno, che ha portato all’elezione di Angelo Tettamanzi. Da allora è rimasto sempre attivo in politica fino a ricoprire la carica di sindaco per 15 giorni nel 2009, dopo un quanto meno anomale risultato elettorale: il ballottaggio, infatti, aveva visto lui come vincitore come sindaco, ma con una maggioranza di consiglieri di centrodestra. Oggi ci riprova nuovamente, questa volta sostenuto da un centrosinistra unito: Partito Democratico, Italia dei Valori, Partito Socialista, Sinistra Saronnese. «Oltre alle forze politiche, mi hanno chiesto di ripresentarmi tanti concittadini, non solo i miei classici elettori, ma anche dall’altra parte – spiega Porro motivando la propria nuova candidatura -. Ci ho pensato non poco, ma alla fine ho capitolato e ho deciso di prendermi questa responsabilità. Le attese nei miei confronti erano alte, ho messo da parte le fatiche e ho accettato».

Ha messa da parte anche una certa delusione per come è andata l’anno scorso?
«La delusione c’è stata, ma solo per non aver visto premiati fino in fondo gli sforzi che insieme avevamo fatto. Delusione dovuta soprattutto al modo in cui i consiglieri di centrodestra hanno presentato le dimissioni, ovvero prima del consiglio comunale che avevamo convocato per il 7 luglio, prima di sentire le mie parole di apertura verso di loro. Parole che avrei voluto dire in una sede istituzionale, non attraverso i giornali. Avrei detto alcune cose con le quali avrei cercato una collaborazione e una convergenza su alcuni punti fondamentali per la città. Ma questo non mi è stato permesso. Quando non si vuole ascoltare una persona non le si dà la possibilità di parlare».  
 
Qual è oggi l’esigenza primaria di Saronno?
«Questa città ha bisogno di tornare a sentirsi comunità. Una comunità vera dove ognuno si prende carico delle sofferenze e delle storie altrui. In questa specifica fase della nostra vita, di Saronno e del mondo, ci sono tante sofferenze e tante solitudini. Una città come la nostra deve tornare a ridarsi questo obiettivo fondamentale. Riscoprire i valori della socialità, della condivisione, del dialogo, del confronto, della partecipazione. Tante persone oggi soffrono e aspettano l’intervento pubblico, ma il primo intervento deve arrivare anche dai cittadini. A cominciare da ciascuno di noi».
 
Saronno ha un’alta densità  abitativa, si parla tanto di cementificazione, passata e futura. Come affronta questa problematica?
«Saronno è arrivato a un punto di non ritorno. Il piano di governo del territorio ci mette a disposizione una possibilità che non va persa. Possiamo in questo modo immaginare quello che sarà la città in futuro. Dobbiamo costruire insieme questa occasione: la partecipazione dei cittadini deve essere uno degli aspetti prioritari. Dobbiamo ascoltare tutte le associazioni di categoria e la gente comune. Va costruita insieme la Saronno di domani. La città è cresciuta a dismisura, ora fa fatta crescere in accoglienza e solidarietà. Una risorsa per il futuro saranno le aree dismesse: in tutto sono 13 aree per quasi 500mila metri quadri. Dobbiamo decidere se vogliamo far continuare a far crescere la città solo col cemento oppure pensare anche a spazi verdi e per tutti.. È prioritario destinare almeno il 50% di queste zone a verde e inserire dei servizi, non solo abitazioni. Dobbiamo avere il coraggio di andare a individuare le forme per far crescere i nostri ragazzi secondo modelli veri e assumendosi anche delle responsabilità».
 
Esiste un problema sicurezza?
«Io ho incontrato nei 15 giorni da sindaco nel 2009 ho incontrato sia il comandante dei carabinieri che quello della Polizia locale. Mi dicevano che Saronno non ha questo “grande” problema della sicurezza, così come qualche forza politica ad arte mette in giro, creando questa paura dell’altro, del diverso. Si identifica chi viene da lontano come il delinquente. Tante persone che vengono da fuori, da lontano, sono persone anche con due lauree, alla ricerca di una lavoro e una dignità. Credo si debba dare queste persone l’opportunità di vivere da uomini e donne. Ognuno ha una sua faccia, na sua storia, dietro cui si nascondono vissuti di fame e guerra per cui scappano da loro paesi. Non vengono qui per delinquere. L’insicurezza trionfa perché è una sensazione messa in giro ad arte da alcune forze politiche. È doveroso far rispettare la legge, ma questo vale per tutti, per gli italiani e per gli stranieri. Dopodichè i problemi di sicurezza sono anche altri: sicurezza nella strada, negli stabili comunali come scuole e palestre, abbattere le barriere architettoniche».
 
Quale futuro per Palazzo Visconti?
«Noi siamo intenzionati a favorire il restauro di questo edificio laico saronnese. Il tutto con il contributo di idee della cittadinanza. Però crediamo si debba dare una definizione in senso culturale, coinvolgendo tutti e facendo in modo che questa occasione di Palazzo Visconti possa diventare attrattiva per tutta la città e costituire un’occasione di sviluppo economico e culturale».
 
Un appello agli elettori?
Mi hanno già eletto sindaco l’hanno scorso perché hanno avuto fiducia e hanno creduto in quello che ho detto. Hanno avuto fiducia in me perché mi hanno visto come una persona onesta, leale. Visto anche quello che sta succedendo nell’altro campo dove si presentano spaccati su più fronti, io e la mia coalizione rappresentiamo la coerenza: crediamo che debba esserci data un’altra opportunità perché pensiamo che Saronno debba cambiare, anche per chi dirige il palazzo municipale».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 24 Marzo 2010
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