Lella Costa torna a Saronno con “Otello, di precise parole si vive”
Venerdì 11 aprile Lella Costa porta al Teatro Giuditta Pasta la rivisitazione dell'opera di Shakespeare scritta a quattro mani con il regista Gabriele Vacis. Un testo immortale e purtroppo sempre attuale

Venerdì 11 aprile alle 20.45 torna sul palco del Teatro Giuditta Pasta Lella Costa con “Otello, di precise parole si vive”, una rivisitazione dell’opera di Shakespeare scritta a quattro mani con Gabriele Vacis che ne firma la regia. Lella Costa esplora tematiche attuali come la diseguaglianza di genere, il femminicidio, il patriarcato e il maschilismo, evidenziando la rilevanza e la persistenza di questi problemi nella società contemporanea attraverso l’analisi di personaggi e situazioni clou della narrazione.
«Raccontare l’Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall’umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia – spiega Gabriele Vacis parlando dello spettacolo che Lella Costa riprende e aggiorna dopo 24 anni – Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell’uccidere per amore, ma non c’è mai amore quando c’è violenza e sopraffazione. E questo ce l’hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto. L’idea secondo cui Otello uccida Desdemona per amore, è un principio patriarcale e il patriarcato ce l’abbiamo dentro, in profondità, ben oltre il comportamento maschilista. Prima di tutto si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime».
«Succede con i grandi autori, forse soprattutto con Shakespeare: i loro testi, le loro storie, i loro personaggi sono, letteralmente, immortali. Continuano a parlarci, a stupirci, a incantarci; a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso – dice Lella Costa – E quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori, e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un’altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella. È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola. È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa (Shakespeare) ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l’attualità o, meglio, la contemporaneità, richiedevano un aggiornamento. Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi (un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole), allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia. Precisamente questa». (foto di Serena Serrani)
Spettacolo è inserito nella rassegna Prosa classica in sostituzione de “Il cacciatore di nazisti” con Remo Girone
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