Quantcast

One Eyed Man

Frank McGee, uno dalla scorza dura, vinse quattro Stanley Cup senza poter vedere da un occhio. Prima di ritirarsi giovane e morire al fronte: arruolato nonostante la vista dimezzata

alla balaustra one eyed man

(d. f.) Episodio numero 10 della seconda stagione della rubrica di Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura dell’hockey su ghiaccio. Il protagonista di questa puntata è un ragazzo dalla scorza dura, durissima. Uno dalla visione di gioco eccellente, nonostante sia cieco da un occhio. One Eyed Man, appunto.
“Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. Gli otto racconti della prima stagione e quelli della seconda sono disponibili in calce all’articolo.

Lo shinny, è un gioco molto simile al calcio che, qualche generazione fa, i ragazzi giocavano in strada mettendo due giacche come pali della porta. Non c’erano regole fisse, anzi due regole c’erano; chi porta il pallone gioca titolare e l’ultima squadra che segna vince. Doug Beardsley nel suo libro Country on Ice, una squisita raccolta di poesie che racconta il Canada attraverso il simbolismo del ghiaccio tra sfide climatiche e geografiche in uno spaccato suggestivo della cultura canadese, sostiene che la maggior parte dei giocatori professionisti di hockey del Paese della foglia d’acero hanno giocato a shinny in gioventù.

Giocarci del resto è semplice, basta un parcheggio libero ed un bastone da hockey, valgono solo due regole: chi porta il disco gioca titolare e l’ultimo che segna vince. Frank McGee ne gioca tantissime di quelle partite, ma una la ricorda in maniera particolare, visto che a causa di una bastonata fortuita al viso ci ha perso un occhio all’età di 18 anni. Peccato perchè era un vero e proprio talento: sul ghiaccio era imprendibile e segnava tantissimi gol. Già, ma senza la vista da un occhio a hockey mica ci puoi giocare.

Ecco questo almeno lo dice la teoria (sì… certo, lo ribadiscono anche i medici), ma Frank se ne infischia: lui è uno con la scorza dura, e continua ad allenarsi come se nulla fosse. I genitori lo lasciano fare, sarà il trauma pensano, sarà perché vuole sentirsi normale, anche se ormai normale non lo è, soprattutto per giocare a hockey. Sta di fatto che lui ci mette ancora più impegno di prima, si allena in maniera intensa, prima da solo (per due anni), poi con una squadra semi professionistica con cui gioca molte partite, emergendo per le sue incredibili doti.

Tutto questo con un fisico non certo da hockeysta, pesa 68 chilogrammi ed è alto 168 centimetri. Ma Frank è forte, e passa negli Ottawa Aberdeens, la squadra satellite degli Ottawa Silver Seven, gli attuali “Senators” che giocano in NHL. Qui viene notato da un osservatore che, ignaro del suo problema, lo segnala alla prima squadra. Le visite mediche naturalmente rapportano della menomazione, Frank secondo i medici non può giocare. Lui insiste, chiede di provare, la società concede la prova e l’allenatore contatta i dirigenti e dice: «Di occhi può anche non averne, ma lo voglio in squadra».

Nel luglio del 1903 “One-Eyed”, così lo chiamano tutti per la sua menomazione, ha una maglia da titolare. Già, perché lui ha la scorza dura e non solo fa il titolare, ma gioca nel ruolo del rover, funzione che oggi non esiste più, che spiegato semplice si traduce in una sorta di libero che non ha una posizione fissa: attacca e difende e supporta i compagni nelle diverse aree di gioco. Uno che corre come un forsennato, ma che dispone anche di una visione (!) di gioco fuori dal comune, qualità che gli consente di essere sempre al posto giusto nel momento giusto. Tra le sue caratteristiche spicca anche la naturale predisposizione per il contropiede.

La sua carriera decolla perché è incredibilmente prolifico e detiene ancora oggi il record del maggior numero di segnature in un’unica partita di finale in Stanley Cup. Una sera contro i Dawson City Nuggets, nel 1905, mette il disco in rete per ben 14 volte e solo qualche settimana dopo si viene a sapere, sempre a proposito di scorza dura, che quei 14 gol li ha segnati con il polso fratturato da un colpo subito nella prima partita della serie.

Le sue incredibili capacità consentono agli Ottawa Silver Seven di vincere quattro Stanley Cup consecutive, dal 1903 al 1906. Il bastone al chiodo lo appende giovanissimo, all’età di 23 anni, perché qualche tempo prima il fratello viene a mancare per un incidente a cavallo e la famiglia fa pressione perché Frank scelga una professione meno a rischio, visto che un incidente avrebbe potuto renderlo del tutto invalido.

Lui acconsente e va a lavorare per il Governo canadese fino al 1914, quando la Prima guerra mondiale infiamma l’Europa e il Canada entra nel conflitto.
Frank McGee è sempre lo stesso, quello della scorza molto dura, e decide infatti di arruolarsi come volontario ma per farlo deve sottoporsi alle visite mediche. Il controllo oculistico dà esito positivo con un referto limpido: «Vedeva in maniera regolare alla distanza richiesta da entrambi gli occhi». Secondo il biografo William Houston, il nipote di McGee disse che Frank ingannò il dottore: «Quando gli fu chiesto di coprire un occhio e leggere la cartella, coprì l’occhio cieco e quando gli fu chiesto di coprire l’altro occhio, cambiò mano invece di occhi».

Viene assegnato al 43° Reggimento, Duke of Cornwall’s Own Rifles, è un ottimo tiratore, e viene trasferito al 21° Battaglione di fanteria Canadian Army, con il quale parte per l’Inghilterra nel maggio del 1915 per poi essere trasferito sul fronte occidentale, in Francia, a settembre. Nel dicembre dello stesso anno la sua jeep salta su una mina e Frank si ferisce un ginocchio in maniera grave.

Viene rimpatriato, anzi no, perché rifiuta e chiede il permesso di fare riabilitazione in Inghilterra: lo ottiene ma le cure funzionano solo parzialmente, e quindi gli viene assegnato un incarico ammnistrativo presso la caserma di Le Havre. Frank lo rifiuta e parte per la battaglia Somme, dove il 16 settembre del 1916 per lui suona l’ultima sirena: un proiettile d’artiglieria di grosso calibro esplode a pochi passi da lui, la deflagrazione è talmente devastante da far sparire il suo corpo. Oltre alle incisioni sulle quattro Stanley Cup vinte ad Ottawa, il suo nome rimarrà da quel giorno intagliato sul Memoriale nazionale canadese di Vimy. Perché Frank era uno con la scorza dura.

ALLA BALAUSTRA: PUNTATE PRECEDENTI

17. Ghiaccio e guerra fredda
16. Pinguini rossi
15. Galante e cattivo
14. Figli di una lega minore
13. La squadra senza avversari
12. Non è mai troppo tardi
11. Zamboni, il genio del ghiaccio
10. Senza maschera e senza paura
9. La Kraut Line va alla guerra
Prima stagione – Tutti gli articoli

di
Pubblicato il 03 Marzo 2025
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore