Uffici comunali chiusi al sabato a Rescaldina, l’opposizione: “Complica la vita ai cittadini”
L'amministrazione ha optato per il passaggio alla settimana lavorativa su cinque giorni «nell’ottica di un mantenimento complessivo dei servizi e di un ambiente lavorativo rispettoso sia dei diritti del lavoratore che della necessaria erogazione dei servizi»
È polemica a Rescaldina sui nuovi orari degli uffici comunali entrati in vigore dal 1° gennaio scorso, che prevedono l’apertura degli sportelli – con la sola eccezione della biblioteca – dalle 10 alle 13 il martedì, il giovedì e il venerdì e dalle 15.30 alle 18.15 il mercoledì e il venerdì. A far discutere è soprattutto la chiusura del sabato, che ha spinto l’opposizione a parlare di «aperture limitate e frammentate».
«Presentato come un miglioramento per “conciliare tempi vita-lavoro” – hanno sottolineato da Cambia Rescaldina -, il provvedimento sembra invece complicare la vita dei cittadini. Chi lavora a tempo pieno troverà sempre più difficile accedere ai servizi, specie ora che il fine settimana è completamente escluso. Più che una rivoluzione, appare l’ennesima scelta che favorisce l’interno del sistema, lasciando chi sta fuori ad arrangiarsi. Un classico esempio di burocrazia che parla di efficienza… per sé stessa».
La scelta presa in Piazza della Chiesa, inevitabilmente destinata a far discutere, non era però più «rinviabile» per l’amministrazione comunale. «Il nostro Comune è uno degli ultimi ad adeguarsi alla settimana su cinque giorni – spiega l’assessore al Personale Gianluca Crugnola -. A parte qualche servizio specifico, come l’Anagrafe, praticamente quasi nessun comune della zona prevede l’apertura il sabato. A Rescaldina siamo riusciti a garantire invece per anni l’apertura al sabato. Per i dipendenti non cambia il numero di ore lavorative: sono sempre e comunque 36, indipendentemente dal numero di giorni di apertura. Le 36 ore vengono spalmate sul numero di giorni lavorati nella settimana. Stiamo assistendo ad una desertificazione del lavoro pubblico, con intere aree e settori che già in Comuni vicini sono senza dipendenti, soprattutto per le aree tecniche e per gli assistenti sociali. Per questo occorre ridare attrattività al lavoro nel pubblico impiego».
«Nonostante per anni abbiamo fermamente difeso la presenza dei servizi nella giornata di sabato – aggiunge il vicesindaco -, analizzando la situazione attuale e dovendo in ogni caso guardare al futuro, ci siamo fatti carico di una decisione, che sicuramente sapevamo già essere impopolare, ma che altrettanto certamente sapevamo non essere più rinviabile, nell’ottica di un mantenimento complessivo dei servizi e di un ambiente lavorativo rispettoso sia dei diritti del lavoratore che della necessaria erogazione dei servizi, che non può avvenire senza che nuovi dipendenti siano messi in condizione di venire a sostituire i pensionamenti e le mobilità in essere».
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