Milioni spariti, condannata a 3 anni la “badante infedele” di Tradate
La donna, accusata di circonvenzione di incapace, condannata per la sua condotta dal 2016 in avanti. Annullato un legato testamentario disposto dall’anziano imprenditore oggi scomparso
Tre anni di reclusione, 1000 euro di multa e annullamento del legato testamentare del 2017 disposto allora da un anziano e ricco imprenditore a beneficio della badante. Si conclude con una condanna il processo per la “badante infedele” di Tradate finita al centro dei fatti contestati oggi andati a sentenza in primo grado (vige la presunzione d’innocenza poiché c’è ancora Appello e Cassazione). La vicenda è partita da una denuncia effettuata dai figli dell’anziano, legata ad ammanchi patrimoniali da cui si sono sviluppati i passi successivi che hanno portato al processo penale per il reato di circonvenzione di incapace.
Il valore complessivo degli ammanchi, fra denaro contante e immobili, ammonterebbe ad oltre 2 milioni di euro. Durante il procedimento sono ascoltati diversi testimoni, a partire dalla ex moglie dell’uomo, che ha raccontato la genesi delle fortune imprenditoriali di suo marito, proseguendo poi con l’escursione dei parenti della donna imputata che hanno raccontato dei diversi viaggi che l’anziano imprenditore (scomparso anni fa) faceva in Romania, appassionato di caccia, e dove avrebbe acquistato anche una villa. La stessa imputata , una donna di mezza età, oggi in aula, è stata ascoltata nel corso del procedimento, oltre ai suoi parenti in video conferenza dalla Romania.
Il pubblico ministero aveva chiesto per lei una condanna di tre anni, a cui sarà accordata anche la parte civile (tra gli altri, avvocato Paolo Bossi) mentre il difensore Luca Carignola ha chiesto l’assoluzione.
«La difesa ha cercato un ragionamento alternativo che doveva tuttavia presentare dati fattuali: la relazione segreta fra l’imputata e la vittima non era in realtà nota neppure ai patenti stretti», ha replicato la pm Arianna Cremona nell’udienza di martedì 7 gennaio prima che il giudice si ritirasse per la pronuncia.
Appassionate le repliche delle parti civili: «Un uomo di cui ci si è approfittati, con prelievi di una media di 13 mila euro al mese per 4 anni». Ha tenuto il punto, sempre a titolo di replica, il difensore dell’imputata che ha descritto come “una caricatura” il profilo della vicenda visto dal punto di vista delle parti: «La mia assistita era una persona di fiducia non solo dell’anziano, ma anche della sua famiglia».
Il giudice Andrea Crema dopo una rapida camera di consiglio ha pronunciato la sentenza di condanna per i fatti contestati solo dal 2016 in avanti stabilendo la quantificazione del danno da definirsi in sede civile disponendo tuttavia una provvisionale di 25mila euro a beneficio della moglie della parte offesa e di 50mila per il figlio dell’anziano imprenditore. Il difensore della badante si riserverà di valutare l’appello una volta studiate le motivazioni.
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