C’è un ingegnere di Venegono nel team dell’agenzia spaziale che provoca eclissi “a richiesta” per studiare il Sole
Nel team di ingegneri che hanno lavorato alla missione c'è Andrea Sardetti, (il quarto da sinistra nella foto) ingegnere aerospaziale nato a Tradate e vissuto a Venegono Superiore fino al suo trasferimento a Bruxelles per lavorare all'Agenzia spaziale europea
C’è anche un po’ di Varese nella missione Proba 3 dell’Esa -l’Agenzia spaziale europea – lanciata ieri con successo dal Centro spaziale indiano Satish Dhawan con l’obiettivo di produrre eclissi ” a richiesta” per studiare la corona del Sole.
Nel team di ingegneri che hanno lavorato alla missione c’è Andrea Sardetti, (il quarto da sinistra nella foto) ingegnere aerospaziale nato a Tradate e vissuto a Venegono Superiore fino al suo trasferimento prima in Portogallo poi a Bruxelles per lavorare all’Esa.
Classe 1988, Andrea Sardetti si è diplomato all’Istituto tecnico aeronautico di Tradate, per poi laurearsi in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano.
La missione a cui sta lavorando da tempo insieme ad uno staff internazionale nel centro dell’Esa a Redu, in Belgio, è un progetto molto innovativo realizzato in collaborazione con il Centro spaziale indiano, che promette di aprire nuove frontiere scientifiche e tecnologiche.
In parole povere attraverso il lancio di due satelliti che lavorano in coppia viene provocata un’eclisse “artificiale”. Il primo satellite si posiziona a distanza di 1,5 km davanti al secondo satellite. Una manovra che deve essere assolutamente precisa per poter ottenere l’effetto desiderato, ovvero studiare la parte più esterna del sole, la sua corona.
«Sembra fantascienza, eppure è successo – è il commento emozionato di Marialuisa Almasio, zia di Andrea Sardetti, che ha assistito al lancio in diretta sui canali dell’Esa – Ho seguito con emozione il live alle 11,40 ora italiana e si vedeva benissimo Andrea al monitor insieme al resto dello staff».
Un’emozione comprensibile: Marialuisa è stata molto presente nella vita di Andrea, figlio di sua sorella, fin da quando era piccolissimo, e ha seguito passo passo la sua carriera scolastica e professionale: «Lo spazio è sempre stato la sua passione, la sua idea fissa. Ho ancora una foto di lui piccolissimo, avrà avuto 5 anni, lo avevo portato a Gardaland dove c’era una navicella spaziale della Nasa e proprio lì ha voluto fare la foto. Dal gioco, al sogno, alla realtà… se uno ci crede, ha caparbietà, capacità, talento ed umiltà, può farcela. E Andrea sicuramente ha tutte queste caratteristiche».
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