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“Orgogliosamente di parte”: Varesefocus racconta da 25 anni la provincia delle aziende

Il quarto di secolo del magazine di Confindustria raccontato dal suo direttore, Davide Cionfrini

25 anni varesefocus

Varesefocus compie il primo quarto di secolo di vita e si conferma come un pezzo di storia di giornalismo locale, che si è dedicato soprattutto al racconto dell’economia e del sistema produttivo, ma non solo: anche di arte, cultura, volontariato, tecnologia, scuola, turismo e territorio.

«Tutto ciò che è stato scritto, raccontato e approfondito in questi anni sulle pagine della rivista edita da Confindustria Varese, è tutta riassumibile in una frase “Venticinque anni di storie di impresa” – sottolinea Davide Cionfrini, direttore della rivista e responsabile comunicazione dell’associazione di categoria – Siamo la rivista delle imprese, e come tale abbiamo affrontato e affrontiamo la nostra avventura giornalistica: cercando di narrare ciò che l’industria rappresenta per questo territorio, in ogni suo aspetto e in ogni sua implicazione. Non solo economica».

Una narrazione che prende orgogliosamente avvio sempre da un punto di vista preciso, quello delle aziende e della parte sociale che edita da sempre il giornale: Confindustria Varese. «Varesefocus nasce con questo obiettivo nel 2000. E a tale scopo abbiamo cercato di rimanere sempre fedeli, guardando il mondo da un punto di vista preciso, quello delle aziende – spiega Cionfrini – Lo abbiamo fatto con un’onestà intellettuale che rivendichiamo in ogni copertina di ogni numero di questo magazine. Dove appare, in basso a sinistra, sempre il logo dell’editore: quell’aquilotto confindustriale emblema dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese prima e di Confindustria Varese poi. Non è un aspetto secondario nell’interpretazione del nostro ruolo nell’informazione locale: è un atto di trasparenza che dichiara fin da subito, a qualsiasi lettore, da quale parte vediamo i fatti e le dinamiche della società che vogliamo immortalare ogni volta che ci apprestiamo a scrivere un articolo, a scattare una foto, a registrare un podcast o a girare un video, perché lo stesso brand ci segue, come la testata Varesefocus, anche sul digitale. Lasciamo ad altri l’illusione di essere obiettivi in senso assoluto».

Un aquilotto che ai più può sembrare “ingombrante” nella possibilità di narrare con trasparenza un territorio, ma che invece è una dichiarazione di onestà intellettuale. «Più di una volta, anche da colleghi giornalisti, ci è stato suggerito: “Togliete quel logo e potrete trasformarvi nel magazine del Varesotto”. La nostra risposta sta nei fatti e in una linea editoriale precisa: magazine del Varesotto lo siamo, ma lo vogliamo essere senza per forza avere la pretesa di avere la verità assoluta in tasca, ma consci di poter offrire chiavi di lettura che possono aprire un dibattito o anche solo far riflettere. Ecco perché parliamo di onestà intellettuale. Perché tutti devono sapere, senza fraintendimenti, che ciò che raccontiamo in queste pagine è una visione di parte, anzi di parte sociale. La visione di Confindustria Varese e delle sue imprese».

Non per questo però, si è trattata di una rivista che si è limitata a pubblicare un’opinione: «Ciò che avete letto in questi anni è sempre stato più dell’opinione ufficiale della Confindustria locale – continua il direttore della rivista – Su ogni tema raccogliamo opinioni e interviste da chi la pensa diversamente. Lo abbiamo fatto anche quando ci siamo occupati dell’argomento che più ci coinvolge in maniera diretta: il ruolo dei corpi intermedi nella società moderna. A maggior ragione usiamo lo stesso modus operandi nel parlare di Europa, energia, inclusione, Intelligenza Artificiale, politiche industriali, sostenibilità, sviluppo locale, logistica, futuro, solo per rimanere alle ultime inchieste che abbiamo svolto nei mesi più recenti».

Per questo, con altrettanta sicurezza, Cionfrini afferma che: «Varesefocus non è mai stato e mai sarà un house organ. E per questo lavoriamo ogni giorno. Rimanendo fedeli al mandato originario e fondativo di questa rivista e di chi l’ha pensata e voluta. Tra i tanti un nome su tutti, quello del compianto Mauro Luoni, primo Direttore Responsabile di Varesefocus. Non siamo un house organ nel senso che su queste pagine non si parla solo ed esclusivamente di Confindustria Varese: anzi, se ne parla meno di quanto potremmo. E quando lo facciamo, cerchiamo di inquadrare l’aggiornamento sulle iniziative dell’Associazione datoriale che edita questo giornale all’interno di un quadro più ampio».

Il racconto di Varesefocus, quindi, colma una mancanza nel panorama dei media loclali: «Se in questi 25 anni non ci fosse stato Varesefocus, sarebbe mancato un pezzo fondamentale della narrazione di questa provincia di confine e, allo stesso tempo, al centro dell’Europa: il racconto dal punto di vista delle imprese, che hanno, invece, estremamente bisogno di disinnescare quella cultura antindustriale ancora troppo forte in fasce eccessivamente ampie di società».

Così come è necessario contrastare troppi luoghi comuni che circondano il sistema produttivo: «Primo fra tutti quello che “a Varese l’industria non c’è più”. Come spesso vox populi rimpiange – spiega il direttore – Ma non è così. Varese rimane uno dei territori a maggiore vocazione manifatturiera del Paese. Con una densità di imprese per chilometro quadrato che in alcune aree della provincia raggiunge picchi da record nazionale ed europeo».

Una narrazione caratterizzata non solo dal punto di vista “di parte”, ma anche da un vero e proprio stile giornalistico, fin dalla sua nascita: «Il nostro è un giornalismo non gridato – sottolinea Cionfrini – Fatto con i testi lunghi dell’approfondimento e con i tempi dilatati di una scrittura pensata per una lettura di ragionamento, più che di semplice informazione. E che segue le trasformazioni in atto nel mondo produttivo: oggi narriamo vicende aziendali diverse rispetto a quelle degli inizi degli anni 2000. Inclusione, welfare aziendale, ricomposizione delle filiere su uno scenario globale sempre più a blocchi e conflittuale, manifattura digitale, Intelligenza Artificiale, sono tutti temi che un tempo non esistevano nel sommario della nostra rivista».

Non solo di impresa si scrive, però, ma di tutto il mondo intorno a cui l’impresa ruota: «Scuola, tecnologia, cultura e arte in primis. E non solo. Raccontare Varese con gli occhi delle imprese vuol dire anche fare marketing territoriale, un compito che con la nostra storica rubrica “Gita a” svolgiamo dal primo giorno. Così come vuol dire raccontare storie di sport. Anche qui, però, a Varesefocus per fare un articolo non serve il risultato, il campione, il trofeo vinto o sfiorato. Basta solo la passione di quelle tante associazioni e di quegli atleti che narriamo nelle loro fatiche quotidiane con l’obiettivo di avvicinare alle varie discipline (anche quelle meno popolari) i più giovani».

Molto è stato fatto dal magazine di Confindustria Varese, ma molto resta ancora da fare: «Abbiamo calcolato che in questi 25 anni di Varesefocus sono state raccontate più di 600 storie diverse di imprese. Anche solo per riportare tutte quelle delle realtà associate a Confindustria Varese servirebbero altri 25 anni. Il che dà il senso, allo stesso tempo, della missione che abbiamo davanti e di quanto il Varesotto sia ancora oggi terra di industria. E comunque 25 anni non basteranno, perché il nostro magazine non intervista solo imprenditori associati al sistema confindustriale».

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Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it
Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai?
Pubblicato il 26 Ottobre 2024
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