Quando il territorio si fa piattaforma
L’informazione locale alla prova del digitale. Una riflessione sui cambiamenti, sul bisogno di formazione e di fare networking. L’esperienza di Anso e del festival Glocal
“La democrazia fiorisce quando le persone hanno accesso a informazioni affidabili”. È la frase chiave con cui si apre il progetto Press Forward della Miami Foundation finanziato da decine di realtà statunitensi per sostenere i media locali.
Dall’altra parte dell’oceano c’è una forte preoccupazione sullo stato di salute del giornalismo. “Oggi viviamo una crisi di notizie e informazioni. – scrivono i promotori dell’iniziativa – Con la scomparsa delle redazioni locali in tutta l’America, le comunità hanno assistito alla diminuzione dell’impegno civico, all’erosione dei legami sociali, all’aumento della disinformazione e alla diminuzione della responsabilità governativa”. In altre parole, nelle tesi di Press Forward, appare chiaro lo stretto legame tra l’informazione e lo sviluppo. Questo è un tema che non riguarda solo la democrazia e la libertà, ma ogni aspetto della vita delle comunità.
C’è chi, come Gabriel Kahn, professore di giornalismo all’University of Southern California, sostiene che “le notizie locali uniscono le comunità. Le notizie nazionali e globali le dividono”. Una posizione netta, non sempre veritiera, ma che comunque fa comprendere come il giornalismo locale e iperlocale stia vivendo una fase di sempre maggiore attenzione.
“Con il passaggio in blocco al digitale, – prosegue Gabriel Kahn – il giornalismo di fatto consegnò il potere a un pugno di società interessate al profitto e non alla accuratezza dell’informazione, cioè, appunto, le grandi piattaforme. Un quarto di secolo più tardi, Alphabet, la società madre di Google, controlla l’accesso a tutte le informazioni. Gran parte dello storage di Internet è ospitato sui server di Amazon. Le conversazioni tra individui sono quasi del tutto sotto il controllo di Meta, la società madre di Facebook. Tre conglomerati controllano tutta l’informazione globale”.
Una visione che può sembrare apocalittica e senza via d’uscita anche perché riguarda il mondo intero, dallo sperduto villaggio africano fino alle metropoli sparse nei vari continenti. Ma è davvero così ovunque? Come è la situazione nel nostro Paese dove la dimensione locale, con gli oltre ottomila comuni, le centodieci province, le venti regioni ha ben altre caratteristiche di quelle oltre oceano? Viviamo una condizione diversa, con tinte in chiaro scuro e va fatta una netta distinzione tra i giornali nativi digitali e quanti hanno ampliato la propria attività partendo da una lunga tradizione anche secolare.
I primi, con rare eccezioni, hanno una relazione meno manichea con le piattaforme. Faticano a crescere e a uscire dalla loro condizione territoriale, ma quella che può apparire una debolezza, nel tempo si è trasformata in un elemento di resilienza e di forza. Nell’ultimo decennio queste esperienze si sono caratterizzate molto e non abbiamo assistito a crisi significative. Anzi continuano a nascere piccole testate, come la neonata Cefablu che si occupa delle Madonie in Sicilia. Un osservatorio interessante è quello rappresentato da oltre vent’anni da ANSO, Associazione Nazionale Stampa Online, che raccoglie un centinaio di editori per lo più di realtà local e iperlocal su tutto il territorio nazionale. Questa realtà è riuscita ad avere una buona interlocuzione con il sistema delle piattaforme realizzando diversi progetti e momenti di formazione. Negli ultimi anni poi, insieme alla Fisc, Federazione italiana settimanali cattolici, è riuscita a dare vita a un nuovo contratto collettivo di lavoro siglato con Fnsi e il primo triennio è stato un successo sotto il profilo occupazionale perché ha portato all’emersione di tante situazioni fino ad allora sommerse. Dati che non pareggiano la crisi occupazionale dei grandi giornali, ma che indicano una via di possibile sviluppo futuro dando così valore all’editoria locale.
La formazione, il confronto, il networking sono punti fondamentali per le testate locali. A fianco di queste realtà, a Varese e in varie zone d’Italia, da tredici anni si svolge Glocal, un festival del giornalismo digitale che tiene insieme il locale e il globale. La scommessa fatta nel 2012 era quella di guardare con attenzione a cosa stava producendo l’avvento del digitale nel mondo dell’informazione. Avere avuto momenti di condivisione e riflessione ha permesso di uscire dal rischio dell’isolamento. Una esperienza replicata in diverse zone del Paese e che ha come protagonista il giornalismo locale.
Se da una parte il nuovo ecosistema ha dato vita allo strapotere delle piattaforme, dall’altra ha evidenziato come i territori siano essi stessi una sorta di piattaforma fatta di relazioni, nodi, connessioni che necessitano di sempre maggiore informazione. In questo nuovo scenario cambia il ruolo del giornalista e dell’impresa editoriale che deve essere sempre più connessa alle comunità. Diventa essenziale lavorare su notizie di servizio, esser facilitatore rispetto ai temi della digitalizzazione, saper analizzare i contesti e accompagnare le persone al cambiamento profondo che stiamo vivendo.
Questo rende il giornale sempre più strategico e sempre più connesso con i vari soggetti che compongono l’ecosistema.
Questo articolo è stato inserito come uno dei focus del Digital News Report Italia 2024.
L’immagine è stata presa da una pagina del sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti
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