La base della ‘ndrangheta di Rosarno era in un distributore di benzina di Cislago
L’operazione della Polizia ha ricostruito le attività illecite di due gruppi criminali legati alle famiglie calabresi delle zone di Rosarno e Oppido Mamertina: droga, estorsioni, usura e reati finanziari
La ‘ndrangheta della provincia di Como, aveva un piede nel Varesotto, precisamente a Cislago, presso un distributore di benzina che fungeva da base sia per lo spaccio che per l’organizzazione di reati economico-finanziari. A capo del sodalizio sempre gli stessi nomi, già condannati nell’ambito dello storico processo Infinito, come gli Oppedisano (Michele e Pasquale) di Rosarno e i Papalia (Domenico e Daniele) di Oppido Mamertina, il 71enne Luigi Vona della zona di Catanzaro e altri esponenti di Gioia Tauro. Insieme a loro anche Salvatore Valenzise, già entrato nelle inchieste Rinascita Scott e Krimisa.
La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere, ed ulteriori 5 ordinanze applicative degli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, nei confronti di altrettante persone, residenti in Lombardia, Piemonte e in Calabria, indagate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’associazione armata, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, autoriciclaggio per aver riutilizzato i proventi dell’attività di spaccio per acquistare locali pubblici e finanziare società, intestazione fittizia, indebita percezione di erogazioni pubbliche, per aver ottenuto mutui attraverso fondi di garanzie per il tramite di documentazione falsa.
L’operazione, condotta dallo SCO e dalla Squadra Mobile di Como, ha coinvolto centinaia di investigatori delle Squadre Mobili di diverse province del territorio nazionale, con il supporto delle SISCO, dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile antidroga e antiesplosivo e del Reparto Volo.
Due gruppi ‘ndranghetisti si contendevano le piazze di spaccio
Le indagini, condotte da investigatori di Roma e della Squadra mobile di Como e coordinate dalla Procura distrettuale di Milano, hanno consentito di svelare le dinamiche interne e le attività illecite di 2 sodalizi criminali, operanti nella provincia di Como, dediti al narcotraffico ed alla gestione delle locali piazze di spaccio, nonché alla consumazione di una pluralità di altri reati, alcuni dei quali commessi con metodi tipicamente mafiosi. L’indagine, infatti, nasce da un’attività della Squadra Mobile di Como volta al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel territorio dell’erbese. Nella fattispecie tutto ha inizio con l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di una donna comasca nel dicembre 2019 i cui successivi sviluppi delle indagini hanno permesso.
Gli investigatori sono riusciti a risalire ad almeno due gruppi dediti all’acquisto, alla detenzione e alla cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente (soprattutto cocaina, marijuana e hashish): il primo attivo in particolare nella zona dell’Erbese, il secondo a cavallo tra le province di Como e di Varese nell’aerea della cosiddetta “Bassa Comasca”, questi ultimi strettamente legati ad ambienti criminali contigui alla ‘ndrangheta rosarnese.
Estorsioni e usura
Le attività, inoltre, hanno accertato molteplici condotte estorsive ed elargizioni di prestiti usurari in danno di commercianti ed imprenditori locali, attivi nei settori tessile, calzaturiero e dell’automotive, nonché l’indebito conseguimento di erogazioni pubbliche garantite dal “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” del Ministero delle imprese e del made in Italy.
Società di comodo, prestanomi e false fatture
Nel corso dell’indagine sono stati accertati anche svariati reati di tipo economico-finanziario, perpetrati dalla base operativa del sodalizio operante nella “Bassa Comasca”, ovvero un distributore di carburante a Cislago. Gli indagati, avvalendosi di diverse società di comodo, fittiziamente intestate a prestanome e prive di operatività, hanno posto in essere reati a connotazione economica quali l’emissione di fatture fittizie.
Il mutuo con la garanzia dello Stato
Una delle società in questione è stata utilizzata per ottenere un mutuo da circa 700mila euro garantito dal fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Le risultanze investigative hanno portato anche all’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, già convalidato dal Gip del Tribunale di Milano durante l’attività d’indagine, e al sequestro di 690mila euro in contanti occultati in un doppiofondo creato ad arte su un veicolo in uso al sodalizio.
Intercettazioni strumento fondamentale
Durante la conferenza stampa il Direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì ha dichiarato “L’indagine, svolta soprattutto grazie alle intercettazioni, ha evidenziato ancora una volta che il traffico degli stupefacenti costituisce non solo uno dei modi principali con cui le organizzazioni criminali accumulano enormi ricchezze ma anche un consolidato strumento per imporsi nei territori di riferimento. Dall’inchiesta emerge che l’egemonia nel traffico di stupefacenti e una diffusa attività di usura sono state agevolate non solo dalla disponibilità di armi da parte dei vertici ma anche da sistematiche minacce che facevano riferimento alla contiguità di alcuni degli indagati a pericolose cosche della ‘ndrangheta, da tempo radicate nel comasco”.
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