Neuroemergenze a Varese: professionisti e tecnologie di un centro di riferimento regionale ad alta specializzazione
L'Ospedale di Circolo di Varese è uno dei centri di riferimento regionali ad alta specializzazione per le neuroemergenze
L’Ospedale di Circolo di Varese è uno dei centri di riferimento regionali ad alta specializzazione per le neuroemergenze. A consentire questo ruolo, un team di professionisti che afferiscono alle diverse strutture coinvolte nella prima linea di gestione di queste patologie tempo-dipendenti, che comportano un rischio altissimo per la sopravvivenza e per la qualità della vita e una gestione caratterizzata da estrema complessità: la Neuroradiologia, diretta dal Dott. Andrea Giorgianni, la Neurochirurgia, diretta dal Prof. Davide Locatelli, la Neurianimazione, diretta dal Prof. Luca Cabrini, e la Neurologia, diretta dal Dott. Simone Vidale.
Ogni anno, i casi di interesse neurologico trattati in emergenza e urgenza all’Ospedale di Circolo di Varese sono più di 600, ma questo conteggio non tiene conto del fatto che lo stesso paziente viene trattato contemporaneamente dai diversi specialisti, richiedendo spesso più trattamenti, farmacologici, endovascolari e chirurgici, oltre alle cure assidue dei Neurorianimatori.
Lo stroke, infatti, sia ischemico, sia emorragico, così come il trauma cranico, è una patologia complessa, che colpisce all’improvviso, rispetto alla quale fondamentali sono due fattori: il tempo e la tipologia di trattamento.
“Ogni stroke può avere cause e conseguenze diverse, rispetto alle quali vanno garantite risposte diverse – spiega il Dott. Giorgianni – Grazie allo sviluppo delle tecnologie e delle competenze in ambito endovascolare, oggi la maggior parte degli stroke trovano nelle procedure di neuroradiologia interventistica la risposta più efficace. All’Ospedale di Circolo disponiamo di un quartiere angiografico composto da 4 sale, tutte in fase di rinnovamento, come in fase di rinnovamento è tutto il parco delle grandi apparecchiature radiologiche. Grazie alla collaborazione con i Cardiologi e i Radiologi, con cui condividiamo il quartiere angiografico, siamo quindi in grado di garantire una risposta anche a più emergenze contemporaneamente.”
Nel 2023, l’équipe della Neuroradiologia ha eseguito 381 procedure vascolari, sia angiografiche che interventistiche, per la diagnosi e la terapia dello stroke ischemico ed emorragico. A questi pazienti, vanno sommati quelli che necessitano di un approccio neurochirurgico, che nel 2023 sono stati 196, tra traumi cranici e vertebro-midollari, emorragie cerebrali da rottura di aneurismi o di altre alterazioni vascolari.
“Quanto alla sinergia coi Colleghi nella gestione delle emorragie cerebrali da rottura di aneurisma – aggiunge il Prof. Locatelli, che è anche docente all’Università dell’Insubria – ciascun caso viene sempre valutato con i Neuroradiologi al fine di garantire la miglior scelta terapeutica per il paziente, chirurgica o endovascolare. Fondamentale è poi seguire i pazienti anche dopo l’emergenza. Lo facciamo attraverso l’ambulatorio multidisciplinare vascolare neurochirurgico-neuroradiologico, attivo dal marzo 2015. Da allora sino al 2023 abbiamo valutato 1029 casi, mentre dall’inizio del 2023 ad oggi abbiamo già visto 86 pazienti, sia in follow up, sia come prime visite”.
Alcuni pazienti, circa una quarantina all’anno, sono trattati con terapie farmacologiche e perfusive da parte della Neurologia. “A questo proposito – spiega il Dott. Vidale – siamo molto attenti all’evoluzione in corso e stiamo acquisendo nuove terapie che si sono dimostrate particolarmente efficaci nel trattamento dello stroke in alternativa o in combinazione alla chirurgia o all’interventistica endovascolare”. Dei circa 1200 pazienti che sono stati ricoverati nella Terapia intensiva diretta dal Prof. Cabrini nel 2023, una quota importante presentava stroke o trauma cranico.
“Tra i pazienti trattati dai Neuroradiologi e dai Neurochirurghi, oltre 300 sono stati ricoverati nel nostro reparto e per tutti è stato garantito il supporto come anestesisti durante le procedure – precisa il Prof. Cabrini, che è anche docente all’Università dell’Insubria – In media, partecipiamo ad una procedura urgente neuroradiologica o neurochirurgica ogni 28 ore, a cui si sommano i casi neurologici e neurochirurgici che ricoveriamo ma che non richiedono una procedura immediata”.
I professionisti coinvolti nella gestione delle neuroemergenze si sono riuniti in un convegno giovedì 23 maggio, sottolineando una volta di più la necessità di lavorare insieme in stretta sinergia per continuare a migliorare il livello raggiunto. Tre, in particolare, le direttrici d’azione: il continuo aggiornamento, con particolare attenzione alle tematiche del trauma e delle patologie acute di ambito neurologico, l’estensione della raccolta ed analisi dei dati, comparati a quelli italiani, per comprendere meglio i punti che richiedano interventi mirati, e la promozione dell’umanizzazione delle cure, con attenzione specifica su quanto possa migliorare gli esiti fisici, cognitivi ed emotivi a lungo termine.
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