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Caffè per due

di Alessandra Stifani

Il racconto della domenica

Allunghi la mano e spingi la tazzina verso di me. Il leggero stridore sul piano di marmo mi scuote, sollevo la testa e incontro uno sguardo gelido, vuoto. Non ho voglia di caffè, per di più caricato di zucchero, forse hai dimenticato che lo bevo amaro.
Perché sono qui? Un incontro tra amici, hai detto con la voce rotta dal pianto; e i ricordi, i rimpianti e l’assurda speranza di un lieto fine mi hanno riportata al tuo capanno sul lago. Un luogo fuori dal mondo, una stanza con angolo cottura e letto matrimoniale, niente TV né Wifi, una libreria ben fornita. L’avevi scelto per noi, io e te soli, un angolo di paradiso. Passione complicità e l’ingenua convinzione di essere in cima al mondo. Poi sono arrivati l’isolamento, gli insulti e le botte. Troppo tardi ho capito che il nido d’amore era una prigione.
Percepisco la tensione tra noi e mi sento in trappola. Nessuno sa dove mi trovo. Neppure Anna, che mi aveva aiutato a scappare una sera d’inverno. Come spiegarle che le tue mani strette intorno al collo e i calci e i pugni non hanno ucciso la mia fame di te? Anch’io non me lo spiego. E sono qui.
«Bevi, che si fredda!» Appoggio le labbra sul bordo e inclino la tazzina. Sapore di sale, il mio preferito sin da bambina, quando la Nutella e il Ciocorì spopolavano tra i figli del boom economico, ma io sceglievo sempre paneoliopomodoro, e sale. Un sapore che ritrovo nel dentifricio rosa, nel Cannonau, nel gelato al cioccolato. E nel mare, cura della mia anima quando i lividi si fanno dolorosi. Strano in un caffè.
Adesso non mi guardi più, mescoli lo zucchero, un giro dopo l’altro; poi senza fretta appoggi il cucchiaino sul piatto. Sei pallido, i lineamenti tesi, stai aspettando qualcosa. Ricordo all’improvviso la storia di tre ragazzi suicidi, nitrito di sodio, mi pare, un veleno difficile da identificare, salato. Si compra su internet con facilità. Inizio a capire. Nascondo il terrore, mi alzo e ti abbraccio da dietro, come ai tempi dell’amore. Avverti attraverso la maglia il tumulto del mio cuore impazzito e lo scambi per desiderio.
sciamo allacciati sulla terrazza, mi afferri il mento e mi baci famelico. Un movimento brusco e gli occhiali cadono dalla balaustra sul prato davanti al lago.
Con un balzo scendi la scaletta di legno e torni in un battibaleno con gli occhiali in mano: giusto il tempo per scambiare le tazzine.
«Sì, beviamoci il caffè!»
Mi alzo dal letto mentre ti sbatti con la bava alla bocca, una crisi convulsiva violenta, nessuno lo troverà strano per te che sei epilettico fin da bambino. Lavo con cura le tazzine, le ripongo nella madia e quando la paralisi si porta via l’ultimo respiro, chiudo la porta alle mie spalle e ritorno alla vita. Per le vittime dell’amore malato

Racconto di Alessandra Stifani (www.ilcavedio.org), da “I cinque sensi sono sei” ed. IL CAVEDIO (il gusto).
Immagine: particolare da “Salotto milanese” Maria Colzani, 1925 olio su tela, collezione privata

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Pubblicato il 12 Maggio 2024
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