Dalla cronaca al palcoscenico: in scena al teatro di Saronno tutto l’orrore delle “bestie di Satana”
“Poco più di un fatto personale”: la pièce in scena al Teatro Giuditta Pasta indaga l’adolescenza e gli omicidi compiuti nel 2004 dalle bestie di Satana, la setta adolescenziale della provincia di Varese
Dalla cronaca al palcoscenico: in scena tutto l’orrore delle “bestie di Satana” martedì 27 febbraio alle ore 20.45.
“Poco più di un fatto personale”: la pièce in scena al Teatro Giuditta Pasta di Saronno indaga l’adolescenza e gli omicidi compiuti nel 2004 dalle bestie di Satana, la setta adolescenziale della provincia di Varese.
A 25 anni da uno dei fatti più inquietanti che la cronaca italiana abbia mai conosciuto, Karakorum Teatro e La Confraternita del Chianti con il contributo di NEXT – laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo 2021|22, sotto la regia di Stefano Beghi, portano in scena uno spettacolo che prende le mosse dalle vicende di cronaca nera che hanno interessato il Varesotto: le bestie di Satana, un gruppo di ragazzi “ordinari” di straordinaria ferocia, colpevoli di tre omicidi e un’induzione al suicidio.
Poco più di un fatto personale è un affresco duro, ma non privo di momenti inaspettatamente ironici, di una vicenda che ha segnato un’epoca e che si pone come obiettivo quello di interrogarsi ed interrogarci rispetto alle dinamiche sociali di gruppo che si creano nella delicata fase dell’adolescenza.
Nel 2004 Marco Di Stefano, oggi attore e autore – ed autore dello spettacolo con Chiara Boscaro-, allora ragazzo, trova fra le pagine dei giornali le foto di volti noti, compagni di strada che hanno imboccato un bivio diverso, deviante. A quasi vent’anni di distanza Di Stefano ripercorre quei momenti, il fragile mondo adolescenziale, dove ogni passo può portarti fuori strada, dove basta poco – una scelta sbagliata, presa senza la dovuta consapevolezza – per veder cambiare completamente la vita.
In scena, sopraelevato rispetto al palcoscenico, a fare la voce fuori campo, c’è Marco Di Stefano. Accanto a lui ci sono cinque ragazzi – Susanna, Alice, Riccardo e Fabio – che rappresentano le voci di quegli adolescenti, inquieti, violenti, rabbiosi.
”Poco più di un fatto personale”, oltre a essere un viaggio a ritroso nel tempo dell’adolescenza, vuole rappresentare il vuoto che tutti i giovani sentono dentro di loro quando ancora non sanno cosa sarebbero diventati nella loro vita, ma anche la speranza. ‘‘Questa storia non è raccontata attraverso la cronaca ma attraverso un filtro diverso. All’inizio è stato un atto di coraggio nel mettersi in gioco ed è importante per noi che la storia continui a vivere. A questo proposito, spendo un pensiero alle vittime addolcenti di queste settimane: è importante che si agisca sull’adolescenza, la si riconosca come età violenta. Tutti noi abbiamo vissuto quel periodo ed è il momento di affrontare l’età educativa in modo diverso”.
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