Tanti hanno studiato la storia con i suoi libri, addio al professor Vittorio Vidotto
Si è spento all'età di 82 anni lo storico Vittorio Vidotto, autore di numerosi manuali e approfondimenti storici. Il ricordo di una sua studentessa all'università La Sapienza
Si è spento all’età di 82 anni, Vittorio Vidotto, storico e professore universitario italiano. Autore di numerosi testi dedicati alla storia contemporanea e di manuali sui quali generazioni di studenti hanno studiato e imparato a conoscere eventi e fatti storici, in modo approfondito e mai banale.
A lungo docente all’Università La Sapienza di Roma, fu uno dei fautori del lancio del corso di laurea specialistico di “Editoria e Scrittura” presso la Facoltà di Lettere di suddetta università.
In queste ore numerose testate hanno annunciato la sua scomparsa e ripercorso la sua intensa attività letteraria, così come tantissimi suoi studenti hanno espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, ricordando aneddoti e condividendo ricordi degli anni trascorsi in Città Universitaria.
Anche dalle pagine di Varesenews, per mano di Santina Buscemi, giunge il ricordo di Vidotto:
«Il primo ricordo che ho del professor Vidotto è una sua telefonata, che inaspettatamente ricevetti dopo aver inviato alcune richieste di informazioni sul corso di laurea specialistica in “Editoria e Scrittura” alla Sapienza: stavo per terminare un triennio universitario in una facoltà diversa e non sapevo se quella potesse essere una scelta lineare. Mi chiamò per rispondere ad ogni mia perplessità sugli esami che avrei sostenuto per colmare le mie lacune. Dopo qualche anno finì per essere il mio relatore della tesi. Ripensare a lui apre la porta dei ricordi ai miei anni a La Sapienza, nei corridoi della facoltà di Lettere. Fuori dalla porta del suo ufficio, lungo il corridoio, non era difficile incontrare volti tesi e concentrati: la solita baraonda e la frenetica confusione tipica degli studenti che si ritrovano, si affievoliva dinanzi alla concentrazione prima dell’incontro con lui. Sapeva essere schietto e tagliente, a tratti burbero, anche capace di turbare in una prima fase il suo interlocutore, ma puntando ad un fine ultimo: quello della crescita e dell’arricchimento di chi lavorava con lui. Fino alla mia tesi di laurea, mi vantavo di non aver mai pianto per un professore, ma dovevo ancora iniziare il lavoro con lui. La settimana precedente gli avevo consegnato il primo capitolo della tesi, in quel giorno arrivai e rifiutò di ritirare le nuove pagine scritte. Non avevo inserito le note, trattandosi di citazioni di giornali avevo superficialmente ritenuto di indicare la sola testata a fine capitolo e non ad ogni pagina, con i riferimenti precisi al singolo articolo. Una imprecisione che non mi perdonò, puntando a farmi confezionare un lavoro meticoloso e dettagliato: rifiutò dunque le nuove pagine. La ragazzina che ero ci restò male, ma dopo qualche ora di lacrime e lamentele, mi rimboccai le maniche, inserii le note e abbassai la testa decisa a impegnarmi per realizzare un buon lavoro. Mi osservò curiosa la settimana successiva arrivare nel suo ufficio con i due capitoli scritti in modo completo: lo sguardo serio non riusciva a nascondere quel sorriso di approvazione nell’assistere al cambio di marcia che avevo fatto.
Fu un lavoro meticoloso, attento, di analisi di quotidiani, di attenzione alle scelte giornalistiche di colleghi che avevano scritto quegli articoli anni addietro. Il metodo io e i miei compagni di corso in “Editoria e scrittura” lo avevamo appreso durante il suo corso, quando ci fece trascorrere mesi nelle emeroteche romane a sfogliare i quotidiani degli anni ’70: a gruppi avremmo dovuto realizzare un lavoro di ricerca su un fatto legato agli Anni di Piombo. Fu una immersione in quella pagina di storia italiana, che non avevamo studiato abbastanza alle superiori. I quotidiani da leggere con attenzione e spirito critico, per noi giovani nati all’inizio degli anni ’80 che sognavamo di scrivere “da grandi”, erano il primo mezzo per comprendere la realtà e come questa era stata raccontata. Era il 2008, internet aveva iniziato a fare capolino nelle nostre vite, ma al momento rappresentava solo un pratico strumento di comunicazione. Ricordo un giorno preciso, a lezione. Entrò in aula e ci chiese chi quel mattino avesse acquistato il quotidiano. Non tutti alzammo la mano. Quella noncuranza fu il motivo del suo cambio di postura, dello sguardo deciso, di un discorso di rimprovero sulla contraddittorietà dei nostri sogni per il futuro lavorativo e la mancanza dell’abc della professione: leggere il giornale, più d’uno, disse, per conoscere, formarsi un’opinione.
Ricordo tutto questo, pensando al professor Vidotto, ma al fianco della sua determinazione e apparente durezza, serbo nel cuore i sorrisi strappatigli, il modo in cui annuiva compiaciuto, lo sguardo attento su di me e sulla mia crescita professionale. Avere la sua stima, espressa sul finale durante la mia discussione di laurea, quando mi presentò alla commissione raccontando delle difficoltà iniziali che avevo avuto, per poi giungere ad un elaborato dettagliato e minuzioso, resta un orgoglio che serbo con me.
Così come la felicità per non aver mai interrotto i contatti con lui, mantenendo in questi anni, seppur via email con brevi frasi di saluto, un rapporto cordiale con chi tanto mi ha insegnato e, tanto, ha preteso da me. Ciao proff, grazie».
I funerali del professor Vidotto si terranno lunedì 5 febbraio lunedì 5 febbraio alle 11:30 presso la sala adiacente la Chiesa valdese, in via Marianna Dionigi 59 a Roma.
Alcune note biografiche su Vittorio Vidotto (da Wikipedia):
Vittorio Vidotto (Milano, 17 marzo 1941 – Roma, 3 febbraio 2024) è stato uno storico italiano.
Laureato in Lettere moderne presso l’Università La Sapienza di Roma, svolse per diversi decenni attività didattica presso il medesimo ateneo. Fu redattore di storia medievale e moderna dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, di cui nel 1980 divenne responsabile di storia e di politica contemporanea. Oltre a essere uno dei principali autori di storia di Laterza, fu per molti anni il consulente per la storia moderna e contemporanea dell’editore Vito Laterza e del suo direttore editoriale Enrico Mistretta; per i tipi della stessa casa editrice pubblicò a partire dal 1988 numerosi manuali per la scuola superiore e l’università, in collaborazione con Andrea Giardina e Giovanni Sabbatucci.
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