“Cosa succederà all’ospedale di Saronno con lo stop a cooperative e gettonisti?”
Riceviamo e pubblichiamo la nota del comitato "Il Saronnese per l'ospedale e la sanità pubblica"
Che la soluzione di “tappare i buchi” del personale mancante in ospedale con cooperative private e medici gettonisti fosse una scelta miope e costosa, il comitato di cittadine e cittadini “Il Saronnese per l’ospedale e la sanità pubblica” lo diceva già il 15 aprile scorso, sfilando insieme a 1500 persone per le vie di Saronno.
Altri, invece, si sono fidati di chi, in Regione Lombardia, aveva creato quelle condizioni. Le amministrazioni comunali del bacino di utenza ospedaliero si sono affidate all’assessore Bertolaso, che – con un presunto “piano di rinnovo” dell’ospedale, privo di investimenti sul personale – oggi viene smentito dalle decisioni prese da lui stesso sotto Natale.
E possono mandare all’aria anche l’ospedale di Saronno, dove le convenzioni con questi soggetti, in assenza di assunzione di personale pubblico, reggono reparti nevralgici come Anestesia e Rianimazione, Pronto Soccorso, Cardiologia.
Si torna così alla situazione di giugno scorso, quando noi cittadini presidiammo per un mese la struttura, che rischiava la chiusura, vincendo quella battaglia. Ma con l’aggravante che Asst e amministrazione ospedaliera nulla hanno fatto per “mettere in sicurezza” i reparti più delicati con assunzioni di personale, dimostrando una grave incapacità gestionale. Abbiamo lasciato passare volutamente un mese dalle decisioni di Bertolaso, in attesa di sapere dai decisori quali intenzioni avessero: silenzio assoluto da Asst e ospedale.
E allora chiediamo: quando scadranno le attuali convenzioni (certamente non di lungo periodo) con cooperative e gettonisti nei suddetti reparti? Cosa succederà alla loro scadenza? Come Asst e Azienda Ospedaliera si stanno muovendo e intendono muoversi per garantire il personale necessario a non chiudere l’ospedale di Saronno?
Risposte più che dovute ai 200mila utenti dell’ospedale saronnese. In mancanza delle quali, il nostro fondato timore è quello che si possano affacciare soluzioni come quella che abbiamo visto praticare dalla Regione Sicilia in una recente trasmissione televisiva d’inchiesta: il ricorso a quanche fondazione privata per la somministrazione del personale mancante. O, peggio ancora, la (s)vendita dell’ospedale o suoi pezzi a qualche privato già fortemente presente sul territorio.
Come cittadini, non smetteremo di chiedere, non smetteremo di lottare per avere un ospedale pubblico e funzionante per davvero. Chissà se le amministrazioni comunali che sostengono Bertolaso si uniranno alle nostre richieste o se continuano ad essere tranquille nonostante la gravissima situazione.
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